Foto Twitter @medycynagranicy
Dopo settimane di crescente emergenza profughi ai confini della Polonia con la Bielorussia, l’Unione europea ha stanziato 700mila euro in assistenza umanitaria. Obiettivo: dare ristoro ai migranti spinti dal Governo di Minsk verso il filo spinato della frontiera polacca perché la oltrepassino. Di ieri 16 novembre la notizia di nuovi scontri fra alcuni profughi che tentavano di forzare la barriera di filo spinato per entrare in Polonia e la polizia di Varsavia, che non ha esitato a sparare gas lacrimogeni, granate stordenti e cannoni ad acqua.
Come è noto, la situazione di migliaia di persone – migranti che hanno compiuto viaggiato per mesi dall’Afghanistan, dalla Siria o dall’Iraq – è drammatica. Famiglie intere sono letteralmente ammassate nei boschi della Bielorussia, al freddo, alla fame, a volte in campi di fortuna, picchiati perché forzino la frontiera polacca ed entrino della Ue. La Polonia, da parte sua, schiera la polizia di fronte al filo spinato e ha annunciato la costruzione di un muro.
Dei 700mila euro che la Ue invierà, 200mila sono per la Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (e a sostegno anche della sua società nazionale, la Croce Rossa bielorussa). Altri 500mila euro per le organizzazioni umanitarie partner dell’Unione. L’esborso servirà per fornire aiuti come cibo, kit per l’igiene, coperte, e kit di pronto soccorso.
“L’Europa è al fianco delle persone intrappolate alla frontiera con la Bielorussia” ha scritto in un tweet la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Siamo pronti a fare di più – afferma – Ma il regime bielorusso deve smettere di adescare le persone mettendo a rischio le loro vite“. Dal canto suo il commissario per la Gestione delle Crisi, lo sloveno Janez Lenarčič, ha dichiarato che la Ue “sostiene i suoi partner umanitari per aiutare ad alleviare le sofferenze delle persone bloccate al confine e in altre parti della Bielorussia.”
“Chiedo un accesso continuo – ha aggiunto Janez Lenarčič – alle organizzazioni umanitarie da entrambe le parti.” Per raggiungere “questo grande gruppo di rifugiati e migranti per fornire loro assistenza urgente“. La Commissione europea è pronta a fornire ulteriori finanziamenti umanitari, ha quindi precisato in una nota il commissario Ue. “Gli aiuti vengono erogati – ha dichiarato – in modo imparziale alle popolazioni colpite. Indipendentemente dalla loro razza, etnia, religione, sesso, età, nazionalità o appartenenza politica.”
Nella foresta di Bialowieza, che si estende per chilometri tra Polonia e Bielorussia, operano già dei volontari per tentare di alleviare le difficili condizioni sanitarie dei migranti intrappolati ai confini Ue. Quando arrivano le chiamate d’emergenza parte, a turno, anche di notte, una squadra di 3 persone appartenenti all’organizzazione Medycy na Granicy (Medici sulla frontiera, nella foto in alto). Si tratta di un medico, un infermiere e un paramedico. Come racconta oggi su Avvenire Francesca Ghirardelli, un team di volontari si è trovato a soccorrere una donna siriana. Vagava per i boschi con una bambina di due anni. Quando i volontari l’hanno raggiunta, la donna non era più in grado di camminare a causa di una grave ipotermia.
Da un mese, ogni giorno, i 33 professionisti sanitari di Medycy na Granicy, colleghi di corsia e amici di vecchia data, rispondono agli sos delle diverse Ong. “Ci siamo riuniti all’inizio di questa crisi – racconta ad Avvenire Jakub Sieczko, anestesista e coordinatore del gruppo – Siamo a 700 metri dall’area di confine posta in stato di emergenza“. Una zona al limite della Ue vietata a Ong e media. “Diamo assistenza a chi riesce a uscire da quella zona ma si perde, resta nascosto, a chi è nei boschi da giorni o settimane. Riscontriamo casi di ipotermia, disidratazione, disturbi gastrici, malnutrizione, traumi e ferite a piedi, viso e occhi perché ci si muove al buio, tra i rami. Senza medicinali, chi ha patologie croniche peggiora”.
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