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Menichetti: “Natale col Covid? Meglio del 2020, ma servono prudenza e vaccini”

Colloquio col virologo già Direttore di Malattie Infettive dell'Ospedale di Pisa, che conduce uno studio sugli anticorpi monoclonali

Ricordiamoci che “stiamo lottando contro una pandemia“. Basterebbe questo richiamo del professor Francesco Menichetti, fra le voci più prestigiose della virologia italiana, per farci restare coi piedi in terra in materia di lotta al Covid-19. Virologo di lungo corso, lavora presso la Casa di Cura San Rossore, è Presidente del Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica G.I.S.A. e, fino a poche settimane fa, era primario di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. Ci spiega il suo punto di vista sul Cororavirus a quasi due anni, ormai, dalla diffusione della pandemia in Italia e nel mondo. E nel momento in cui lo stesso Menichetti sta conducendo uno studio sugli anticorpi monoclonali su oltre 400 pazienti.

Professore, che Natale sarà il secondo dell’era Covid?

In termini di restrizioni sarà sicuramente diverso da quell’anno scorso. Non rischiamo un ritorno in grande stile alle fasce a colori. Ciò non toglie che dobbiamo essere prudenti.

Cosa significa essere prudenti nei confronti del Sars-CoV-2 oggi?

Vuol dire continuare a mantenere inalterati i comportamenti corretti che abbiamo appreso: l’uso della mascherina, il distanziamento, l’igiene delle mani, il cambiare spesso l’aria in casa o in altri edifici in cui ci troviamo. Ed evitare gli assembramenti di persone. Prudenza ci vuole quando mettiamo assieme, magari nelle occasioni di convivialità del Natale, nonni e nipoti. I bambini possono essere purtroppo vettori importanti del virus.

L’Italia ha uno dei più alti tassi di vaccinazione anti Covid in Europa eppure i contagi si moltiplicano, come si ferma il virus? 

Occorre una decisa adesione alla campagna vaccinale da parte di tutti, ancor più di quanto è già avvenuto. Chi ha assunto la seconda dose del vaccino da 5-6 mesi non esiti a fare il richiamo, la terza dose. Chi non ne ha fatta alcuna ha l’occasione per arrendersi all’evidenza e cominciare a vaccinarsi. Inoltre sarà un elemento importante la vaccinazione dei bambini fra i 5 e gli 11 anni che comincerà a breve.

Sono ancora molti, però, i cittadini che esitano di fronte al vaccino e hanno paura   

Se in alcuni casi può sembrare una paura comprensibile, in realtà è ingiustificata. Paura bisogna averla non del vaccino, ma del Covid-19. Non solo per le forme gravi della malattia o per il caso morte, ma anche per le possibili conseguenze a medio-lungo termine che capitano a volte a chi ne ha sofferto con sintomi ed è poi guarito. E tuttavia deve fare i conti con pesanti strascichi nel corso del tempo: il cosiddetto long Covid. Il Covid è una malattia che va prevenuta. Riguardo alla tossicità dei vaccini sappiamo che quando c’è è a breve e medio termine. Non a lungo termine. Gli attuali vaccini anti Covid, inoltre, non sono affatto sperimentali. Sono innovativi, basati, ad esempio, sull’RNA messaggero (mRNA): una tecnica molto importante.

Se però adesso facciamo la terza dose, poi occorrerà la quarta e così via ogni sei mesi?

Non sappiamo quello che sarà. Stiamo lottando contro una pandemia. Adesso sappiamo che occorre una terza dose di vaccino. Il vaccino anti Covid, infatti, è efficace nel prevenire le conseguenze gravi dell’infezione, ma non è perfetto per contrastare la diffusione del Coronavirus. Inoltre oggi abbiamo la variante Delta e la Delta Plus: sono molto contagiose. Per questi motivi serve fare la terza dose appena possibile. Quello che capiterà più avanti si vedrà.

Si parla di Super Green Pass, lockdown per i non vaccinati e obbligo vaccinale, cosa ne pensa?

Sono favorevole al Green Pass per i soli vaccinati e i guariti dal Covid. Il tampone non dà sufficienti garanzie. Riguardo al tema dei diritti – di non vaccinarsi, di manifestare liberamente ecc. – penso che tutte queste cose siano sacrosante, ma debbano essere subordinate al diritto alla vita e alla salute.

Il termine sembra spostarsi sempre più avanti: quando finirà la pandemia?

In Italia oggi, sul totale della popolazione, il 79% è vaccinato, l’84% se consideriamo gli attualmente vaccinabili. Se la campagna vaccinale continuerà al massimo, se adotteremo tutta la prudenza di comportamenti che è ancora necessaria, è ragionevole pensare che, in prospettiva, il Covid-19 diventi endemico come una normale influenza. Dovrebbero aiutarci anche le pillole antivirali che stanno per arrivare, come ad esempio il Molnupiravir.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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