Giornata Mondiale contro l’AIDS: perché non si può abbassare la guardia
Una ricorrenza che porta alla luce gli aspetti di una condizione che non è ancora risolta, soprattutto in certe parti del mondo
È il 1981 quando i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc di Atlanta) segnalano sul loro bollettino epidemiologico, il Morbidity and Mortality Weekly Report, una diffusione improvvisa (e apparentemente inspiegabile) di casi di polmonite da Pneumocystis carinii in giovani omosessuali. In seguito saranno segnalati ai Cdc nuovi casi di pazienti che soffrono di un raro tumore dei vasi sanguigni. Questi dati creano la consapevolezza della nascita di una nuova e devastante malattia che dopo anni sarà indentifica come AIDS.
Quando inizia la lotta all’AIDS
Nel primo periodo la malattia non assume un nome specifico, ma sulle principali testate iniziano a brulicare definizioni come: “gay compromise sindrome”, “immunodeficienza gay-correlata (Grid)”, “cancro dei gay”. Solo nel corso di un congresso promosso dalla Food and Drug Administration (Fda), viene proposto per la prima volta il termine “Sindrome da Immuno-Deficienza Acquisita“. Nel 1982 la prima morte, a seguito di una trasfusione infetta, di un bimbo emofiliaco e il primo caso di trasmissione materno-fetale, portano al cospetto di una realtà che riguarda tutti e che si può trasmettere anche fra eterosessuali.
Da lì in poi, inizia una lotta globale contro l’HIV, il virus ritenuto responsabile dell’AIDS; una malattia che ha causato la morte pre-tempore di 33 milioni di vite in tutto il mondo. Come si legge su Focus, alla fine del 2019, erano 38 milioni le persone sieropositive. Numeri che inducono alla presa di coscienza rispetto a quanto ancora sia necessario non abbassare la guardia nei confronti di questa patologia. La Giornata Mondiale dell’AIDS (World AIDS Day), che si celebra ogni anno il 1° dicembre, è proprio l’occasione per sensibilizzare tutti sulla situazione, ancora oggi, drammatica soprattutto in alcune parti del mondo.
Cure e situazioni a rischio
Solo trent’anni fa, negli USA, l’AIDS era la principale causa di morte tra i giovani; oggi, grazie alle diagnosi precoci, alle terapie antiretrovirali, al trattamento delle infezioni collegate e alle importanti campagna di prevenzione, le persone colpite da HIV hanno maggiori aspettative di vita. Le terapie opportune, iniziate nei tempi adeguati, consentono la possibilità di vivere con una malattia cronica, ma non necessariamente mortale. Ma i dati restituiscono un quadro che non è omogeneo in tutti i paesi del mondo.
Se è vero che nel 2019 il 68% degli adulti e il 53% dei bambini con HIV ha avuto accesso alla terapia antiretrovirale (ART) non si è trattato di cure paritarie per tutti. In alcune parti del mondo, infatti, condizioni di povertà e lo stigma sociale verso questa patologia, aumentano le situazioni a rischio. Sono tanti coloro i quali non hanno ancora un accesso equo alle cure e ai test; due terzi delle persone attualmente sieropositive (25,7 milioni) vive in Africa. La situazione descritta è allarmante: “ogni settimana 4.500 ragazze e giovani donne tra i 15 e i 24 anni contraggono l’infezione“, scrive Focus. Si tratta di una malattia che colpisce principalmente i giovani; “nel mondo, ogni 100 secondi un bambino o un ragazzo sotto i 20 anni contrae l’HIV“.
Lottare insieme
La Giornata Mondiale contro l’AIDS vuole mettere luce in uno scenario che è pieno ancora di ombre; questo quanto affermato anche da UNAIDS, il programma ONU per la risposta all’HIV, che, per questo World Aids Day, lancia lo slogan: “End inequalities, End AIDS, End pandemics”. Un messaggio chiaro che vuole porre l’attenzione su quanto sia necessario abbattere ogni diseguaglianza per abbattere ogni pandemia; e l’AIDS non fa eccezione. Per questo è fondamentale che le barriere sociali, le iniquità in campo medico, le discriminazioni e la disparità nell’assistenza sanitaria vengano abolite.
Ad agire concretamente, inoltre, iniziative che oltre a diffondere la consapevolezza di quanto l’AIDS sia ancora oggi un dramma reale, si adoperano in campagne rivolte alla prevenzione. LILA, la Lega Italiana per la Lotta all’AIDS, per esempio, ha organizzato nelle piazze, nelle strade e nei luoghi di socialità diverse iniziative sparse per tutta Italia; l’obiettivo è quello di sensibilizzare su prevenzione, test, terapie e diritti, durante la settimana dal 30 novembre al 5 dicembre. Perché sia una lotta che coinvolga tutti e renda tutti responsabili e consapevoli.
LEGGI ANCHE: Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne: una lotta unica e un grido unanime