Global Gateway, sfide planetarie: nasce l’alternativa Ue alla Via della Seta
Maxi piano da 300 miliardi di investimenti in tutto il mondo. L'Europa cerca un ruolo mondiale, stretta fra i progetti intercontinentali di Cina e Usa
Trecento miliardi di euro da destinare, fino al 2027, a progetti infrastrutturali e di sviluppo in tutto il mondo. In particolar modo nei settori digitale, energetico e dei trasporti. Così come della sanità, dell’istruzione e della ricerca scientifica. La Commissione Ue lancia il piano Global Gateway, annunciato oggi 1 dicembre dalla Presidente, Ursula von der Leyen. “Con il Global Gateway – ha spiegato la prima donna a capo dell’esecutivo dell’Unione – facciamo un passo in più per appoggiare investimenti e infrastrutture nel resto del mondo. I Paesi hanno bisogno di partner di fiducia per conseguire progetti sostenibili, segnati da alta trasparenza e buona governance. Vogliamo mostrare che un approccio democratico fondato sui valori può affrontare le sfide globali“.
Ue, concorrenza alla Via della Seta
Le istituzioni di Bruxelles guardano al Global Gateway come a un’alternativa, nella globalizzazione, rispetto alla cosiddetta Nuova Via della Seta. Ovvero al mega progetto commerciale intercontinentale sponsorizzato dalla Cina e denominato Belt and road initiative (Bri). “Tra il 2013 e il 2018 gli Stati membri della Ue sono stati il primo fornitore di aiuti allo sviluppo nel mondo” ha spiegato commissaria ai Partenariati internazionali Jutta Urpilainen. “Il nostro aiuto allo sviluppo – ha sottolineato – è allo stesso livello di quanto fa la Cina con la Via della Seta. Ma le modalità sono diverse: la Cina presta, noi diamo finanziamenti. E oltre a questo promuoviamo anche investimenti privati“.
L’Italia fra Europa, Usa e Cina
Partendo dalle infrastrutture di trasporto e logistica, la strategia cinese della Belt and road initiative mira a promuovere il ruolo di Pechino nel mondo. In primo luogo nelle relazioni commerciali globali, favorendo i flussi di investimenti internazionali e gli sbocchi per le produzioni cinesi. L’Italia è stato l’unico paese della Ue a siglare – nel marzo 2019 sotto il Governo Conte – accordi sulla Via della Seta. Di tutt’altro parere l’attuale premier, Mario Draghi. L’uomo che potrebbe diventare presto presidente della Repubblica ha fatto aderire l’Italia al Build Back Better World (B3W): la contromossa americana ai cinese. “Con la Cina – ha dichiarato al G7 dello scorso giugno – servono cooperazione, competizione, franchezza“. Draghi ha già imposto, attraverso la clausola del golden power, il veto alla vendita del 70% di un’azienda italiana attiva nel settore dei semiconduttori a una società cinese. Ciò non toglie che allo storico G20 di Roma, un mese fa, il Presidente del Consiglio abbia indossato i panni del grande mediatore fra l’Occidente e Pechino, riscuotendo l’apprezzamento del nuovo Mao, Xi Jinping.
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