Papa Francesco da Lesbo: “Non lasciamo che il mare nostrum diventi mare mortuum”
Il Pontefice, durante il suo viaggio in Grecia, lancia un accorato appello per proteggere i migranti e non abbandonarli al loro destino
Papa Francesco è tornato dopo cinque anni a Lesbo; lì sull’isola dell’Egeo ha incontrato “l’umanità ferita” dei migranti. L’appello di Papa Francesco si trasforma in un grido accorato che esorta a non abbandonare un popolo che chiede aiuto: “Non lasciamo che il mare nostrum diventi mare mortuum“; che il Mediterraneo continui ad essere un “cimitero senza lapidi“. Il Pontefice chiede ancora l’impegno della comunità internazionale a non lasciare i poveri da soli, a non respingerli.
Lesbo rappresenta il simbolo della tragedia migratoria; e il Papa ricorda quanto l’isola dell’Egeo sia il drammatico teatro della “catastrofe umanitaria più grave della Seconda Guerra Mondiale“; un mare in cui le speranze e le vite di tanti uomini, donne e bambini sono affogati per sempre. Ed incrociando gli occhi “carichi di paura e di attesa, occhi che hanno visto violenza e povertà, occhi solcati da troppe lacrime”, Papa Francesco chiede aiuto concreto per tutti i migranti.
Il discorso di Papa Francesco per i migranti
Prima di pronunciare il suo discorso, Papa Francesco è accolto dalla comunità dei migranti; tra di loro non pone distanza, li abbraccia, accarezza i volti dei bambini e ricambia i loro sorrisi pieni di speranza. Al Reception and Identification Centre il Pontefice incontra il presidente del centro che spiega come la Grecia abbia sopportato il “peso spropositato dalla crisi dell’immigrazione e dei rifugiati, che sta colpendo l’intero Mediterraneo“; a queste parole il Santo Padre risponde con un grido di denuncia, ricordando che le crisi umanitarie riguardano tutti, nessuno escluso. “Non si voltino le spalle alla realtà, finisca il continuo rimbalzo di responsabilità; non si deleghi sempre ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso che qualcuno è costretto a sobbarcarsi!“.
Papa Francesco prende ispirazione dagli occhi dei migranti che chiedono di non essere abbandonati, che chiedono di essere accolti. “In questa domenica – continua il Pontefice – prego Dio di ridestarci dalla dimenticanza per chi soffre, di scuoterci dall’individualismo che esclude, di svegliare i cuori sordi ai bisogni del prossimo. E prego anche l’uomo, ogni uomo: superiamo la paralisi della paura, l’indifferenza che uccide, il cinico disinteresse che con guanti di velluto condanna a morte chi sta ai margini!“.
La denuncia alla propaganda dell’odio e alla ghettizzazione
Ricordandosi del suo viaggio in Grecia nel 2016 Papa Francesco sottolinea che, da allora, poco e niente è cambiato in merito alla questione migratoria. E se in molti paesi la situazione viene guardata con indifferenza e disinteresse, in altri paesi i migranti si trovano rinchiusi come in “lager“. Il Papa invoca il rispetto dei diritti umani: “Quanti hotspot dove migranti e rifugiati vivono in condizioni che sono al limite, senza intravedere soluzioni all’orizzonte! Eppure il rispetto delle persone e dei diritti umani, specialmente nel continente che non manca di promuoverli nel mondo, dovrebbe essere sempre salvaguardato; la dignità di ciascuno dovrebbe essere anteposta a tutto! È triste sentir proporre, come soluzioni, l’impiego di fondi comuni per costruire muri“.
“Siamo nell’epoca dei muri e dei fili spinati” denuncia ancora Papa Francesco; in un’epoca in cui dovremmo promuovere l’integrazione e la convivenza esiste ancora tanta insicurezza e paura. Il Pontefice chiede di fermare la propaganda politica che promuove l’odio e la paura verso gli altri; propaganda che si rivela con il rinchiudere i migranti nei ghetti e limitare i loro diritti. Una denuncia allo “sfruttamento dei poveri, delle guerre dimenticate e spesso lautamente finanziate, degli accordi economici fatti sulla pelle della gente, delle manovre occulte per trafficare armi e farne proliferare il commercio“.
Il Santo Padre propone una soluzione concreta e immediata e chiede di riflettere sulle cause remote e sulle povere persone e la loro pelle. “Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi – e prosegue ancora Papa Francesco – Non permettiamo che questo mare dei ricordi si trasformi nel mare della dimenticanza“. “Vi prego – conclude il Pontefice – fermiamo questo naufragio di civiltà!”
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