Chissà se il pensiero di Sant’Ambrogio, patrono di Milano, ha richiamato l’attenzione del Presidente Sergio Mattarella, di fronte allo spettacolo della brama di potere del Macbeth di Shakespeare, ieri alla prima della Scala. Nulla appare più lontano che i due personaggi, Ambrogio e Macbeth. E niente sembra così distante come la figura del Capo dello Stato uscente e il protagonista della tragedia del Bardo.

Applausi e rose per il Capo dello Stato

Eppure la tentazione del potere per Mattarella potrebbe cominciare a farsi più forte. E in fondo è semplice. Basta mostrarsi disponibile a restare al Colle per un secondo mandato presidenziale. E così darsi la possibilità di coronare una carriera al culmine del successo e del favore popolare, come pochi altri Capi di Stato hanno avuto. Forse solo Sandro Pertini. Alla Scala (dove la prima è tornata in grande stile dopo lo stop del 2020 causa Covid) per Mattarella ci sono stati oltre 6 minuti di applausi. Fra decorazioni floreali firmate Armani, con 10mila rose e 3mila orchidee. E la richiesta a gran voce di un ‘bis’. Un fatto che il direttore Riccardo Chailly, rivolgendosi al Capo dello Stato, ha definito “rarissimo” in quanto il pubblico lo chiede solo “ai grandi cantanti“. Più semplicemente: la dimostrazione che milioni di italiani in tutto il Paese vorrebbero Mattarella ancora al Quirinale, così come testimoniano i sondaggi, per un nuovo mandato dopo la scadenza del settennato a gennaio 2022.

Mattarella bis, i partiti ci riprovano

Ipersensibili a quello che, nel suo piccolo, appare più forte di un sondaggio, lo sono anche i partiti politici. L’ovazione riservata dalla Scala a Mattarella ha fatto notizia e drizzato le antenne ai leader della maggioranza di unità nazionale che sostiene il Governo Draghi. Secondo l’agenzia di stampa Dire, l’ipotesi del Mattarella bis non è uscita di scena. È il tema che ancora percorre le relazioni tra i capi partito, nonostante le smentite. I contatti sono frequenti e riguardano, in questa fase, la costruzione di un’unità parlamentare in grado di eleggere un presidente alle prime tre votazioni, con quorum dei due terzi dei 1.007 grandi elettori, cioè quota 672. Una condizione che significa anche assicurare la prosecuzione della legislatura e la tenuta della maggioranza che sostiene il governo Draghi. Non solo. In Parlamento cresce il fronte di quanti vogliono tenere a tutti i costi Mario Draghi a Palazzo Chigi. Un’assicurazione sulla vita dell’esecutivo e sul prosieguo della legislatura. I giochi, dunque, sono ancora tutti aperti.

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