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Giornata per le vittime del genocidio, dall’Onu un messaggio per la pace

Dal 1948 a oggi oltre 55 genocidi con 70 milioni di vittime. E i discorsi d'odio online, spesso da parte di insospettabili, aggravano i rischi

Si celebra oggi 9 dicembre la settima Giornata Internazionale per la Commemorazione e la dignità delle vittime di genocidio. A stabilire la ricorrenza, nel settembre 2015, è stata l’Assemblea Generale dell’Onu. La data del 9 dicembre rievoca il giorno in cui, nel 1948, la stessa Assemblea aveva approvato l’adozione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio.

Che cos’è il genocidio

L’obiettivo delle celebrazioni – che si tengono a ridosso della Giornata Mondiale per i diritti umani, domani 10 dicembre – è sensibilizzare l’opinione pubblica. Ma anche ricordare tutte le vittime – uomini, donne bambini – uccise durante i genocidi. L’Onu definisce il genocidio come “una negazione del diritto all’esistenza di interi gruppi umani“. Una risoluzione del 1946 precisa inoltre che “molti casi di tali crimini di genocidio si sono verificati quando gruppi razziali, religiosi, politici e di altro genere sono stati distrutti, in tutto o in parte“.

Crimine contro l’umanità

Il genocidio è il più odioso dei crimini – ha dichiarato nel 2020 il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterresspazza tutto ciò che tocca, in uno tsunami di odio e distruzione. È un attacco ai nostri più fondamentali valori condivisi. La Convenzione sul Genocidio, adottata nel dicembre 1948 sull’onda dell’Olocausto e della Seconda Guerra Mondiale, fu il primo trattato sui diritti umani adottato dall’Assemblea Generale“.

Discorsi d’odio

Il genocidio non manca mai di scuotere la coscienza del mondo. “Ma non viene mai commesso senza chiari, molteplici segni premonitori” ha sottolineato Guterres. “Le vittime sono spesso il bersaglio di discorsi d’odio, discriminazione e violenza. Una delle nostre sfide consiste nel riconoscere tali segni in maniera tempestiva e agire di conseguenza.” Oggi l’odio online non sembra più essere appannaggio esclusivo di utenti dei social dediti a insultare tutto e tutti. Il linguaggio offensivo e violento scaturisce anche da persone insospettabili. Lo rileva uno studio pubblicato lo scorso novembre sulla rivista Scientific Reports da ricercatori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia che hanno analizzato un milione di commenti a video sulle pandemia di Covid-19 pubblicati su YouTube. Fra i 345mila autori dei commenti analizzati, lo studio non ha identificato soltanto i cosiddetti leoni da tastiera. Perché molti sono utenti comuni che in determinati contesti diventano autori di commenti violenti.

Crimini senza fine

Possiamo, in ogni caso, affermare che la Convenzione Onu del 1948 contro il genocidio ha prodotto risultati positivi? Sì, forse, ma “non ha purtroppo cambiato il corso degli eventi” ha affermato quest’anno, in occasione del Giorno della Memoria, Gabriele Nissim, presidente di Gariwo – La foresta dei Giusti. E ciò perché “dal 1948 ad oggi si sono susseguiti più di 55 genocidi con 70 milioni di vittime, secondo il fondatore di Genocide Watch, Gregory Stanton, e spesso il potere di veto delle superpotenze ne ha impedito l’applicazione.”

I genocidi oggi: allerta sull’Etiopia

Nei tempi più recenti è impossibile non ricordare il genocidio del Ruanda, in Africa, quando in 3 mesi, nel 1994, furono assassinate fra 500mila e un milione di persone. O il massacro di Srebrenica, in Bosnia: cioè il genocidio di 8mila musulmani bosniaci, quasi tutti uomini e ragazzi, nel luglio 1995. Del tutto attuale è invece l’allerta che ha lanciato l’organizzazione umanitaria Genocide Watch sull’Etiopia. Nel grande paese africano è in corso una guerra senza esclusione di colpi fra l’esercito, che fa capo al Governo di Abiy Ahmed Ali, il premier insignito due anni fa del Premio Nobel per la Pace, e i ribelli della regione del Tigrai. “Tutte le parti in conflitto hanno commesso gravi violazioni del diritto internazionale – afferma Genocide Watch – comprese esecuzioni extragiudiziali, violenze sessuali e torture. Il frazionamento etnico dell’Etiopia ha prodotto dozzine di milizie etniche che stanno commettendo crimini contro l’umanità.”

Etiopia Addis Abeba
Un’immagine di Addis Abeba, capitale dell’Etiopia

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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