Addio a Lina Wertmüller: si è spenta a 93 anni la prima regista candidata al Premio Oscar
Tra le figure più importanti del cinema italiano e internazionale, ha vinto l'Oscar alla carriera nel 2020
Grande lutto nel mondo del cinema. Si è spenta Lina Wertmüller all’età di 93 anni. Al secolo Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, ha contribuito a riscrivere la storia del grande schermo. Prima donna ad essere candidata al Premio Oscar per la Miglior Regia, grazie a Pasqualino Settebellezze (1975), ha ricevuto il plauso della critica per il suo stile unico ed inconfondibile. Verace, di carattere, si è inoltre distinta per il connubio artistico, stretto con la compianta Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, con cui insieme ha realizzato alcune tra le pellicole più note di sempre. Impossibile non citare Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.
Lina Wertmüller, gli occhiali bianchi più famosi del cinema
Nata a Roma il 14 agosto 1928 da padre di origini svizzere (Federico Wertmüller) e madre romana (Maria Santamaria-Maurizio), Lina Wertmüller è stata una pioniera in tutto. Nonostante la sua statura minuta, e quegli inconfondibili occhiali dalla montatura bianca, scelti perché “avevano un’aria da vacanza che mi apparteneva“, è riuscita a farsi strada in un ambiente notoriamente dominato dagli uomini. Ha esordito inizialmente come segretaria d’edizione in …e Napoli canta! di Armando Grottini (1953). Ha poi ricoperto il ruolo di aiuto regista di Federico Fellini ne La dolce vita (1960) e 8½ (1963).
Ma in cuor suo sentiva che quel ruolo limitava il suo estro, la sua creatività e il suo peculiare approccio, che la portava a esaltare come punti di forza la ricerca del dettaglio e della particolarità. Facendo tesoro degli insegnamenti del maestro riminese, nello stesso anno di 8½ Lina Wertmüller debutta alla regia del suo primo lungometraggio, I basilischi. Seguono Questa volta parliamo di uomini (1965), Rita la zanzara (con Rita Pavone e Giancarlo Giannini, 1966) e Il mio corpo per un poker (western all’italiana sotto pseudonimo di Nathan Witch, 1968). Ma è soprattutto a partire dagli anni ’70 che la Wertmüller sale alla ribalta, passando da regista “promettente” a figura d’impatto del grande schermo, fino a rompere uno dei tabù fino ad allora conosciuti.
Gli Anni Settanta e il sodalizio con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato
Tra il 1972 e il 1974, Lina Wertmüller dirige tre dei suoi lavori più famosi di sempre. Escono nelle sale, rispettivamente, Mimì metallurgico ferito nell’onore, Film d’amore e d’anarchia – Ovvero “Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…” e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. Oltre a mostrare la sua peculiare cifra stilistica, frutto di una continua commistione tra indole sovversiva, ironia e lotta di classe (evidente soprattutto nell’ultimo dei tre film citati), la regista ci ha regalato una delle coppie più famose e rinomate del grande schermo. Stiamo parlando, ovviamente, di Giancarlo Giannini e Mariangela Melato.
Se nell’attore dall’inconfondibile sguardo di ghiaccio aveva visto un ottimo interprete della complessità del reale, in lei Lina Wertmüller aveva colto l’unicità della sua voce, così sfaccettata. I tre hanno dunque stretto un sodalizio duraturo che ha riscritto la storia del grande schermo. Se con Travolti dal destino si era guadagnata l’attenzione internazionale, tuttavia, l’anno successivo ha infranto il vero primato. Era il 1975 quando nelle sale nostrane uscì infatti Pasqualino Settebellezze. Nella 47° edizione del Premio Oscar, la regista romana ottenne – prima donna nella storia – la candidatura all’ambita statuetta per la Miglior Regia. Ad oggi, solo due registe hanno conquistato il premio. E non sarebbe mai successo senza l’importante contributo di Lina Wertmüller.
Il segreto del suo successo? “Me ne sono infischiata“
Cosa ha reso dunque Lina Wertmüller unica nel suo genere? Cosa le ha permesso di rompere gli schemi, divenendo un’icona, in tutto e per tutto? Oltre al talento e al peculiare sguardo verso la realtà, la regista romana è stata quel genere di figura che ad oggi potrebbe essere definita una donna di carattere. E, a darne un chiaro esempio, è stata lei stessa in un’intervista rilasciata tempo fa. A chi le ha domandato se avesse riscontrato difficoltà nella sua carriera, infatti, ha risposto senza mezzi termini: “Me ne sono infischiata. Sono andata dritta per la mia strada, scegliendo sempre di fare quello che mi piaceva. Ho avuto un carattere forte, fin da piccola. Sono stata addirittura cacciata da undici scuole. Sul set comandavo io. Devi importi. Gridavo e picchiavo.”
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