La corsa al Quirinale per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica dopo Sergio Mattarella, appare sempre più carica di miraggi. Come per coloro che restano senz’acqua nel deserto.
Berlusconi al Quirinale, fuga in avanti?
Dice infatti il proverbio più citato in Palamento: dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io. Ed forse ciò su cui sta riflettendo Silvio Berlusconi. L’ex premier, fondatore di Forza Italia, è sulle spine. Come un velocista nella tappa decisiva del Giro d’Italia è partito per primo in fuga per conquistare il Colle. E ha costretto il Centrodestra a schierarsi ufficialmente a suo favore. Poi si è rivolto con messaggi politici chiari anche al Movimento Cinque Stelle e ha ricevuto da Giuseppe Conte una risposta soft. Tale però da far arrabbiare non pochi notabili pentastellati.
Il Colle, così vicino così lontano
Berlusconi ha inoltre dalla sua una sorta di silenzio-assenso di Matteo Renzi, che però è un abile giocatore di poker e vuole sempre dare le carte. Sembra, insomma, che la personale corsa berlusconiana, partita prestissimo, si diriga verso curiose sabbie mobili natalizie. I suoi ‘amici’ del Centrodestra non appaiono in fondo così compatti dietro di lui. Se Giorgia Meloni ha parlato di un Presidente “patriota” non significa che si riferisse esclusivamente al leader di Forza Italia. È immaginabile, del resto, un patriota condannato in via definitiva per frode fiscale ai danni dello Stato che si prepara a presiedere? Forse no.
Salvini king maker, strada in salita
D’altro canto le mosse del capo della Lega, Matteo Salvini, fanno storcere il naso sia a FdI che a Forza Italia. Le sue personali consultazioni telefoniche con tutti i capi partito in Parlamento, annunciate urbi et orbi, sembrano come la montagna che ha partorito il topolino. “È presto, se ne parla a gennaio” è il mantra di Enrico Letta, ad esempio, ma anche dello stesso Renzi. Salvini vorrebbe porsi come king maker per portare il Centrodestra a determinare l’elezione del nuovo Capo dello Stato al Quirinale con la più ampia maggioranza possibile. Ed è chiaro che Berlusconi non corrisponde idealmente a un profilo del genere. È possibile la “pacificazione” leghista o prevarrà la fine della “pacchia” per il Centrosinistra evocata da Meloni?
Il convitato di pietra
Nel Centrodestra i dubbi amletici crescono. Alimentati dal convitato di pietra al Quirinale: Mario Draghi. Il premier non vuole scendere nell’arena, preferisce attendere. Per senso delle istituzioni, certamente, come si addice a un uomo di Stato di caratura europea. Ma forse anche perché si è più forti quando sono gli altri che, stremati, vengono a pregarti. A quel punto, guardando la situazione dall’alto, sei tu che scegli cosa fare. Nel frattempo ti sei sottratto a trappole travestite da lusinghe.
La faccia oscura del Quirinale
Per assurdo, chi più rischia trabocchetti in questo momento è Giuseppe Conte in qualità di presidente M5S. La faccia oscura della corsa al Quirinale è infatti il suo riflesso sulla vita delle forze politiche, a un anno e mezzo dalla scadenza naturale della legislatura. Un tempo non lunghissimo, e che potrebbe abbreviarsi con elezioni anticipate il prossimo anno. L’ex ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha accusato il suo leader: “Vedo che Giuseppe Conte spesso fa errori che come M5S abbiamo già fatto in passato. Deve convocare quanto prima i deputati e senatori, non è una decisione che può prendere in solitaria“. Per poi tornare a pungere Conte anche sulla linea soft tenuta nei confronti di Silvio Berlusconi. “Per Conte ha fatto anche cose buone? – taglia corto Spadafora – Mai avrei pensato che si sarebbe dovuto chiarire che non è il nostro candidato“.
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