Angeli oscuri, sospese nell’eterna dicotomia Eros-Thanatos, Miriam Leone e Lady Gaga sono le due protagoniste indiscusse del grande schermo in questi giorni, nei rispettivi ruoli di Eva Kant e Patrizia Reggiani. La prima, controparte femminile di Diabolik il Re del Terrore – si muove con il favore delle tenebre (per citare Giuseppe Conte). La seconda, dal canto suo, risplende grazie alla luce dei riflettori (prima) e delle sirene della polizia (dopo), nel discusso House of Gucci. Donne spietate e criminali, cupe e tenebrose, che ci ricordano ancora una volta quanto il Male possa essere seducente.

Eva Kant non è la spalla di Diabolik, ma una sua pari

Le sorelle Giussani hanno creato questa donna che non è al servizio di nessun uomo. Lei e Diabolik insieme sono il bianco e il nero, lo yin e lo yang. Sono stata felicissima di poter interpretare un personaggio così iconico che non ha nulla da invidiare a quelli maschili.” A parlare è stata proprio Miriam Leone, seconda interprete nella storia del cinema – dopo Marisa Mell nel Diabolik di Mario Bava, 1968 – a dare il volto ad Eva Kant, personaggio nato dalla mente delle compiante Angela e Luciana Giussani.

Nelle parole espresse da Miriam Leone, in occasione della conferenza stampa romana di presentazione del lungometraggio, targato Manetti Bros., è racchiusa tutta l’essenza di Eva Kant. Intrepida, razionale – come il cognome, preso in prestito dal filosofo Immanuel Kant suggerisce – la compagna di Diabolik non ha bisogno di lui per brillare. Può farlo con le armi che ha a disposizione per natura. Ladra professionista, non si appoggia al Re del Terrore, al massimo opera al suo fianco, condividendone le battaglie. Come ha proseguito l’interprete, chiamata a rivestirne i panni: “Eva è un grande personaggio, ha un passato da spia e tratta da pari a pari Diabolik. È una donna rivoluzionaria per l’epoca.” E nel film, in sala dal 16 dicembre e interpretato da Luca Marinelli, Valerio Mastandrea, Serena Rossi, Claudia Gerini (tra gli altri), dà grande prova di sé.

Nel nome del Padre, del Figlio e della Famiglia Gucci

Dal fumetto al true crime – di ispirazione sempre nostrana – il passo è breve, ma significativo. Le tenebre lasciano infatti spazio a una realtà griffata, fatta di passerelle, ricchezza e prestigio, che reca con sé un marchio ben preciso: Gucci. A muovere le fila della storia una cast stellare, che vanta diversi Premi Oscar: Lady Gaga, Adam Driver, Al Pacino, Jeremy Irons, Jared Leto, Salma Hayek. La storia è ormai nota a tutti: per la regia di Ridley Scott, il discusso House of Gucci è incentrato sul celebre caso di cronaca nera italiana, ovvero l’omicidio di Maurizio Gucci, orchestrato dall’ex moglie dell’imprenditore, Patrizia Reggiani.

La ladra professionista, nata dalla mente delle sorelle Giussani, ha lasciato ora spazio a una persona in carne e ossa (qui romanzata): quella della cosiddetta Vedova Nera. In una pellicola che mischia sapientemente religione, moda e morte, ad emergere – fino a smascherarla – da quella realtà in apparenza perfetta è dunque la figura archetipica di Patrizia Reggiani. Una donna che per sua stessa ammissione (nel film), afferma senza mezzi termini: “Non mi considero una persona con uno spiccato senso morale, ma non sono ipocrita!”

Dark lady fino al parossismo, ha valicato il confine di ciò che era accettabile fare, mostrandosi pronta a tutto. Così come Barbara Stanwyck ne La fiamma del peccato (Double Indemnity, Billy Wilder), da cui riprende l’aura da femme fatale. O Glenn Close in Attrazione Fatale (Adrian Lyne), da cui invece eredita il carattere fumantino. Ma a rendere il quadro ancora più complesso è fatto che – pur riadattata cinematograficamente – sia un personaggio reale. Un figura, la cui essenza viene racchiusa dalle sue stesse parole nel film (nate da un momento di creatività di Lady Gaga): “Nel nome del Padre, del Figlio e della Famiglia Gucci.”

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