La simpatia irresistibile, la voce capace di imitare alla perfezione i mostri sacri della musica leggera al femminile, così come uomini dalla stazza e dal timbro diversissimi. In una parola Emanuela Aureli che si racconta in una chiacchierata con il direttore di VelvetMAG Angela Oliva per spiegare uno dei mestieri più amati della tv.

Intervista esclusiva di Emanuela Aureli a VelvetMAG

Come nasce un’imitazione?
La fonte di ispirazione principale è la tv, che io guardo per scegliere i personaggi famosi da imitare, così come è fonte continua di materiale per migliorarli. Confesso che mi guida molto la simpatia che provo per il personaggio stesso, non necessariamente è legato al suo successo o alla notorietà. Comincio a studiarne la gestualità e in parallelo lavoro su come riprodurre la voce. Nasce per caso e per simpatia. Ma non tutti possono essere imitati e allora si può provare una parodia dei motivi per cui è noto. A quel punto lo testi, perché solo il pubblico televisivo e non decreta se funziona oppure no.

E’ nata a Terni, tutte le cadenze e i dialetti sono marcati ognuno a modo proprio, e anche il suo lo è. Quanta fatica ha fatto per cancellare la tua voce e riprodurre quella degli altri?
In realtà anche se ho fatto dei corsi di dizione, la gestione della voce ormai avviene in automatico. Quando recito è come se entrasse un cambio sequenziale, e assorbo la pronuncia del personaggio che imito. Poi torna la mia quando esco dal personaggio; quella più volte mi hanno detto di non ripulirla, perché connotava simpaticamente il mio modo di essere. Dando al pubblico il modo di vedermi entrare ed uscire dal personaggio

Possiamo definire la Corrida in cui ha esordito nel 1992 a 19 anni il suo personale talent show?

Ha segnato il mio inizio e ha scatenato una serie di cose belle, i manager che mi cercavano per propormi degli ingaggi, in un effetto domino, che continua a generare cose belle. Posso dire che fino ad oggi non si è fermato.

Ci racconta il ricordo personale di Emanuela Aureli del grande Corrado?
Corrado
era accogliente, semplice, giocherellone, garbato, con il gusto della battuta e con stile, un grande stile in tutto quello che faceva.

Da quel momento ci sono una sfilza di programmi di successo uno dopo l’altro. Glieli cito e per ognuno mi dice il personaggio tra quelli che ha imitato a cui è più affezionata

  • Stasera mi butto… e tre: Anna Oxa e Fausto Leali
  • I cervelloni: i Ricchi e Poveri che facevo inerpicata su una scala con un megafono in mano
  • Aria Fresca: Giorgia
  • Su le mani: Raimondo Vianello

Nel 1996 Emanuela Aureli approda nel cast fisso di Domenica In: cosa ha significato?

Significava entrare nelle case della maggior parte degli italiani, subito dopo pranzo, fargli compagnia, come fargli visita. Ricordo con affetto il cast, gli autori e soprattutto Fabrizio Frizzi che mi scelse per quell’edizione insieme a Michele Guardì. Con Fabrizio eravamo proprio amici e non ricordo un giorno in cui non mi abbia valorizzato, incoraggiato e mostrato apprezzamento. Era facile lavorare con un professionista di quel calibro e con un uomo come lui. A Guardì mi lega un filo professionale lungo 20 anni che ci porta ad oggi a I Fatti Vostri di cui lui è l’innegabile deus ex machina

Nel 1999 ha modo di lavorare al fianco di uno degli autori più geniali – recentemente scomparsi – Enrico Vaime. E’ il suo debutto radiofonico in Il programma lo fate voi di Rai Radio 2. Cosa cambia per un imitatore lavorare alla radio?
Enrico è stato un altro amico caro, con cui ho avuto la fortuna di lavorare, e che rimarrà sempre nel mio cuore. Anche lui era umbro, perugino, e mi ha insegnato tanto, su tutto a fare le battute. Se oggi il mio lavoro va oltre la semplice imitazione lo devo al suo insegnamento, per cui gli sarò sempre grata. E poi c’è il ricordo personale, della sua meravigliosa persona.

Da Domenica In a sette anni a Buona Domenica voluta direttamente da Maurizio Costanzo in cui arrivano le imitazioni più complesse. Dai mostri sacri della musica  Mina, la Vanoni, Milva, la Nannini – fino ad arrivare incredibilmente per una donna minuta a “rifare” Al Bano e Ibrahimovic.

Quale ti ha richiesto più tempo per essere realizzata? A quale è più legata Emanuela Aureli?

Non sempre le imitazioni vengono subito, all’impronta. Bisogna studiare molto, perché bisogna cogliere meglio le caratteristiche. E a volte non ci riesci subito. Con il tempo le migliori, perché è come se conoscessi meglio il personaggio. Alla fine sono come dei “figli”, e sono affezionata a tutti, ma se devo proprio indicarne qualcuna, dico Milly Carlucci, Al Bano, Loredana Berté ed Orietta Berti.

Passiamo ora agli “altri mestieri” di Emanuela Aureli: attrice ti ricordiamo tutti in Carabinieri 4, I nuovi mostri, testimonial nello spot Segafredo con Renzo Arbore, cantante nel musical Menopause. Quale hai preferito?
Personalmente ricordo con affetto I nuovi mostri in cui facevo la moglie di Giorgio Panariello. Del musical ho un ricordo bellissimo, un’esperienza che rifarei subito con Fiordaliso, Manuela Metri e Fioretta Mari. Mi sono divertita tantissimo. Se ti diverti, per la mia esperienza, il successo è assicurato.

Torniamo ai talent show che hanno accompagnato la carriera di Emanuela Aureli. Quale è stato il più impegnativo? 

Certamente Ballando con le stelle, da concorrente nel 2009 è stato il più duro per l’impatto fisico. Ma non è da sottovalutare nemmeno l’impegno come vocal coach in che rivesto dal 2012 in Tale e Quale Show per il tempo che richiede per realizzare una sola performance.

Il più divertente?

Te ne citerò due, La terra dei cuochi, ma da concorrente anche mi sono divertita ne Il cantante mascherato., sempre di Milly Carlucci.

Quello che non hai fatto e vorresti fare?
Lol – Chi ride è fuori, l’ho trovato geniale e divertente. Mi piacerebbe anche se non so proprio se non sono capace di ridere. In generale mi fanno ridere un sacco di circostanze e anche di attori.

C’è un’imitazione che invidi ad un collega? Si accetta anche un NO secco come risposta

L’invidia non mi appartiene. Rispetto i motivi per cui i colleghi scelgono di imitare un personaggio. NO non invidio nessuno. Poi alla fine non dipende da noi quanto dal pubblico sovrano, come ho detto prima.

Tanti impegni a cui si aggiunge dallo scorso settembre anche I Fatti vostri, ci sono anche altri progetti per il tuo futuro professionale? Trovi ancora tempo per dipingere?
Purtroppo ho pochissimo tempo. Ma devo dire che manca anche l’ispirazione. Quello che mi fa piacere è vedere mio figlio Giulio che la coltiva e spesso mi chiede di dipingere insieme. Mi sembra che abbia più amore di quanto io ne abbia mai avuto e mi fa piacere vederlo ispirato come la pittura sa fare.

Per quanto riguarda i sogni nel cassetto, io ho sempre assaporato giorno dopo giorno quello che arrivava con serenità e con la convinzione che se il Signore me lo ha mandato, sarò in grado di affrontarlo. Sono molto religiosa e questo mi sostiene. Poi per esperienza ho imparato che nel nostro lavoro del domani non vi è mai certezza, il segreto è il rispetto e l’affetto del pubblico. Se si lavora con serietà, dedizione e amore le cose arrivano.

Cosa ti piacerebbe fare se dovessi dividere il tuo tempo a metà tra imitazioni e altro?

In effetti ci sono un paio di cose in cui mi piacerebbe cimentarmi. Prima di tutto un ruolo drammatico; sento di avere nelle mie corde delle capacità innate in tal senso. E poi un programma tutto mio. Magari per intervistare i personaggi e farli conoscere al pubblico in un modo diverso da quello che ho fatto con le imitazioni, ma… sempre ridendoci su.

LEGGI ANCHE: Donato Pompa: “La mia plex art prende vita da un incidente drammatico”