Giornata della solidarietà: una virtù oggi essenziale e fondamentale
L'importanza della solidarietà tra uomini e gli stati nell'emergenza sanitaria e ambientale
Oggi 20 dicembre è la Giornata Internazionale della Solidarietà. Un sentimento che sprona a non essere egoisti, ad allargare i nostri orizzonti per comprendere profondamente che nella vita non ci si salva mai da soli. Il Covid-19 ha messo in evidenza durante questi anni l’importanza del lavoro di squadra per raggiungere un obbiettivo. Ha ricordato al mondo come ci si può ritrovare piccoli e soli difronte al potere della natura, nonostante l’evoluzione tecnologica o lo sviluppo economico a cui ha portato la modernità.
Abbiamo avuto un disperato bisogno dei medici e delle loro cure, delle forze dell’ordine per mantenere la calma e rispettare le regole, della politica per la ricerca di tutte le risorse necessarie ad affrontare l’emergenza, e dell’Unione Europea per non far crollare la fiducia del sistema finanziario. La solidarietà diventa oggi alla luce della pandemia quindi anche virtù essenziale e fondamentale, per salvare oggi la nostra vita e quella degli altri attraverso i vaccini; come quella da parte degli Stati più industrializzati verso i paesi più poveri per salvare noi e loro da nuove varianti. Ma ne è una forma anche quella verso l’ecosistema in cui viviamo per salvare il pianeta e la vita delle prossime generazioni. Siamo interdipendenti oggi più che mai.
L’unione fa la forza
Nei momenti di emergenza non a caso si fa appello all’unità nazionale; è l’unione a fare la forza, e questo ce lo insegnano non solo il buon senso ma anche migliaia di anni di storia. I Romani ad esempio nelle battaglie seguivano il motto: divide et impera, dal latino “dividi e comanda”. Erano ben consapevoli di come fossero soprattutto la discordia e le divisioni, a indebolire e insidiare, più del nemico. Questa consapevolezza era chiara anche agli antichi greci, che per affrontare il possente nemico Persiano, misero da parte le storiche rivalità tra polis per sconfiggere il re Serse.
Oggi il nemico numero uno è il virus, e per abbatterlo è vitale la collaborazione e la solidarietà tra uomini e tra gli stati. Vaccinarsi è quindi soprattutto un atto di solidarietà verso il prossimo. Significa condividere la paura, i dubbi, le incertezze sul futuro, ma anche la speranza di una possibile via d’uscita. Al contrario chiudersi nella paura porta ad abboccare alle tesi complottiste più disparate e a rimandare o evitare di prendere una decisione. Come ogni istinto di autodifesa proprio di qualsiasi specie, è naturale cercare di proteggere se stessi da quello che non si capisce o non si conosce. Ma ciò di cui dovremmo davvero avere paura è il Coronavirus, di cui conosciamo fin troppo bene le disastrose conseguenze nei confronti del sistema sanitario e del nostro organismo.
La solidarietà per proteggere il bene comune
Rousseau scriveva che l’uomo nel perseguire il bene comune alla fine finisce inevitabilmente nel fare anche il proprio. In altre parole se tutti quanti agiscono a tutela degli altri quella comunità finirà inevitabilmente per garantire gli interessi di tutti. Il virus in questo non fa eccezione e non lascia molta scelta. Se i paesi industrializzati non aiutano quelli più poveri si sviluppano nuove varianti, e se non si tutela il diritto alla salute di tutti nessun paese potrà mai riottenere la tanto agognata normalità. Vaccinarsi per amore dei più fragili, per tutelare chi è accanto a noi, crea una catena di solidarietà. Al contrario è agire per egoismo e per paura che ci rende deboli e divisi, e alla mercé di un virus che senza barriere è in grado di uccidere migliaia di persone al giorno.
Solidarietà è anche amore e difesa dell’ambiente
La catena di solidarietà inoltre deve necessariamente generarsi per difendere un altro importantissimo bene comune in pericolo oggi come l’ambiente. Dove è un altro tipo di virus – quello dell’indifferenza – che rischia di essere fatale e alla pari del Covid-19, con conseguenze globali che non conoscono confini. Solo se condiviso un pericolo può diventare più piccolo e trasformarsi in opportunità. Vi siete mai chiesti perché gli stormi in cielo creano quei gruppi dalle forme tanto strane? La risposta è che lo fanno per autodifesa, per disorientare e difendersi dagli attacchi dei falchi. Un piccolo gruppo di stormi ha una probabilità infatti al 70% di essere attaccato da un falco, ma uno stormo di uccelli fa crollare la probabilità al 20%. La parola società dal latino “societas” significa unione, alleanza. Similmente agli stormi una società è più forte quando le persone sono unite nel proteggere un progetto comune. Oggi è il diritto alla vita e alla salute e sono entrambi nelle nostre mani, preserviamoli ora prima che sia troppo tardi.
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