Papa Francesco torna ad affacciarsi dalla Loggia Centrale in occasione del Natale 2021
Dopo due anni, il Pontefice concede la Benedizione Urbi ed Orbi in presenza ai fedeli giunti a centinaia in Piazza San Pietro
Un momento ricco di emozione; dopo due anni Papa Francesco torna ad affacciarsi dalla Loggia Centrale di Piazza San Pietro. Un evento emblematico nel quale i fedeli tornano ad accogliere la Benedizione Urbi et Orbi in presenza, dopo le lunghe restrizioni dalla Pandemia. L’emozionante saluto da parte della Gendarmeria e della Guardia Svizzera ricrea l’atmosfera solenne che invade tutta la piazza. Solo tre volte il Santo Padre si affaccia dal quel ‘balcone solenne’: quando viene eletto, per Natale e per Pasqua; ed oggi, in occasione del Santo Natale 2021, questo rito ritorna a riscaldare il cuore di tutti quei fedeli che hanno atteso il momento per due lunghissimi anni.
Le parole che il Santo Padre rivolge prima di concedere l’Indulgenza Plenaria ai fedeli, che gremiscono la piazza ma anche a tutti coloro che la ricevono attraverso i mezzi di comunicazione, sono cariche di sentimento; pensieri rivolti a tutti i sofferenti del mondo, in quella che oggi sembra una sorta di ‘Terza Guerra Mondiale a pezzi’; lotte frastagliate, povertà, violenza, desolazione che accompagnano uomini, donne e bambini di tutto il mondo, non possono essere dimenticate, mai. Ed è per anche per loro, soprattutto per loro, che Gesù oggi viene al mondo. Papa Francesco cita Dante: “L’amor che muove il sole e le altre stelle oggi si è fatto carne“.
Il dialogo: la parola chiave del discorso di Papa Francesco
Ed al Bambino fattosi uomo per gli uomini il Santo Padre rivolge la sua preghiera per tutte le vittime dei mali del mondo. Le parole del Pontefice accolgono tutti: i bambini maltrattati, le vittime di bullismo, le vittime di violenza (ed in modo specifico le donne) le vittime delle guerre, le vittime della povertà, le morti bianche sul lavoro. Il ‘dialogo‘ è questa la parola chiave che accompagna il messaggio di Papa Francesco: il dialogo tra potenze, il dialogo interculturale, il dialogo interreligioso; ma anche il dialogo tra le mura domestiche, il dialogo tra le comunità. “Il verbo si è fatto carne per dialogare con noi. Dio non vuole fare un monologo, vuole fare un dialogo”.
Dio, venendo nel mondo, ci ha mostrato la via del dialogo per percorrerla nella nostra vita. La Pandemia, ci ha condotto, forse, a chiuderci a rinunciare alle relazioni con gli altri e a “fare le cose insieme“. Anche a livello internazionale c’è il rischio della mancanza di dialogo, “scegliere le scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del dialogo“. Impossibile per Papa Francesco non riflettere su quanti “conflitti, crisi e contraddizioni” popolano il mondo; “quasi non li vediamo più, ci siamo abituati” alla sofferenza che circonda, “rischiamo di non sentire il grido di disperazione” perché tante drammaticità passano ormai sotto silenzio.
Gesù nasce vicino ai dimenticati delle periferie. Viene a nobilitare gli esclusi e si rivela anzitutto a loro: non a personaggi importanti, ma a pastori, gente povera che lavorava. #Natale
— Papa Francesco (@Pontifex_it) December 25, 2021
Una preghiera verso chi soffre tutti i mali del mondo
Il popolo siriano, l’Iran che fatica a rialzarsi dopo un lungo conflitto, il grido dei bambini dello Yemen, le continue tensioni tra israeliani e palestinesi, il Libano, Betlemme, tutti popoli colpiti da sofferenze senza tempo per le quali Gesù che nasce “protende le sue piccole braccia” chiede e dona speranza. Ma Dio ha bisogno di noi, lui può tutto, ma ha bisogno della fratellanza e del dialogo e su questa esortazione che il Santo Padre si sofferma durante tutto il suo discorso ai fedeli.
“Bambino Gesù, dona pace e concordia al Medio Oriente e al mondo intero. Sostieni quanti sono impegnati a dare assistenza umanitaria alle popolazioni costrette a fuggire dalla loro patria; conforta il popolo afgano, che da oltre quarant’anni è messo a dura prova da conflitti che hanno spinto molti a lasciare il Paese“. Sono tanti popoli ricordati da Papa Francesco nelle sue preghiere, il Myanmar, l’Etiopia, ma anche i paesi del continente americano: “Fa che prevalgano nei cuori dei popoli del continente americano i valori della solidarietà, della riconciliazione e della pacifica convivenza, attraverso il dialogo, il rispetto reciproco e il riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutti gli esseri umani“.
Un appello accorato per tutti coloro che soffrono, nessuno escluso; gli ammalati, i prigionieri, coloro che non riescono ancora a ricevere i vaccini. A ciascuno di loro è rivolto il messaggio del Santo Padre che prima di concedere l’Indulgenza Plenaria a tutti i fedeli del mondo fa un’ultima invocazione al Bambino di Betlemme: “O Cristo, nato per noi – conclude Papa Francesco – insegnaci a camminare con Te sui sentieri della pace“; un grido di speranza che risuona come estremo senso di riflessione in un Natale ricco di speranza.
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