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Giorgio Gaber: il genio che descrisse le criticità della contemporaneità

Il consumismo, le mode, e la superficialità a cui ha portato la contemporaneità

Oggi poco meno di vent’anni fa moriva Giorgio Gaber, uno dei più grandi intellettuali italiani e insieme mattatore nel mondo dello spettacolo nostrano. Attraverso il teatro e le sue canzoni ha rappresentato e raccontato le criticità della contemporaneità. Era l’alba dell’edonismo degli Anni ’80 e l’Italia si apprestava a vivere un secondo boom economico, un decennio di benessere e di grande sfarzo. Gaber iniziò a intravedere proprio in quel grande spettacolo di paillettes e di colori, i primi segnali di una profonda e inesorabile decadenza umana e culturale. Gli uomini erano vittime di “un tempo sbagliato, dove tutto si è appiattito e dove ciò che aveva un senso si è deteriorato”.

In realtà fuggiamo dai noi stessi

L’uomo contemporaneo per Gaber è profondamente infantile, sfrutta il concetto di libertà in realtà per scappare da se stesso e dalle responsabilità nella vita. Cambiare è più semplice, adattarsi è più facile, mentre viaggiare dentro se stessi e chiedersi davvero da che parte sia la verità o il giusto, è molto più faticoso. L’edonismo è la nuova filosofia di vita e la nuova regola generale alla base di tutte le esperienze. Così guidati da un’effimera eccitazione per il presente, oggi si gode solo di gioie superflue, le discussioni hanno perso spessore, e la priorità è sempre a qualsiasi costo divertirsi.

Non è più il momento di fare lunghe discussioni, di fare ipotesi sociali. Non è più il momento di dedicarsi ad una donna o a qualcos’altro di importante, non è più il momento per niente” dettava una sua canzone per descrivere questa frenetica fuga dalle riflessioni e dagli impegni. Senza punti fermi o riflessioni profonde però le persone si ritrovano oggi a vivere un’esistenza in bilico e in balia degli eventi . “Tra un’allegria così forte e un bel senso di morte” scriveva Gaber. 

Quando è moda è moda” spiegava Gaber nell’omonima canzone

Ciò che è stato spacciato poi attraverso il globalismo come l’esplosione dell’individualismo in realtà ha portato a una profonda omologazione. Le persone hanno stampate sulla faccia quasi le stesse espressioni e indossano gli stessi vestiti, “perché quando è moda è moda” scriveva il cantautore. I nuovi bisogni e le nuove mode vengono dettati dai media, e cambiano velocemente. Così altrettanto velocemente si passa dall’avere un’opinione ad un’altra, da un idolo all’altro, da un colore di capelli all’altro. E non sono esenti anche gli orientamenti religiosi, sessuali e politici. Gaber descrive le masse come “polli di allevamento”, allevati dal potere al solo scopo di nutrire il consumismo odierno. Le persone pensano di essere libere, si compiacciono del proprio stile di vita, ignorando di vivere in una realtà programmata e confezionata  dai ritmi e mode del consumismo. Gaber da parte sua resisteva: “io cambio poco, cambio molto lentamente, non riesco a digerire i corsi accelerati da Lenin all’Oriente”.

Il bersaglio della dialettica di Gaber è la dilagante superficialità in cui è precipitata l’umanità. “La mia generazione ha perso” ha affermato il cantautore in uno dei suoi ultimi brani. La società è caduta in una sorta di nuovo Medioevo per l’artista. L’uomo perdendo la passione verso i grandi ideali, è abbandonato alla sola volontà di soddisfare i propri appetiti e i propri desideri, generando la vittoria del qualunquismo. Tutto è un gioco, tutto è in vendita, tutto è possibile, niente è proibito o sacro. Quello che erano le opinioni e le idee oggi sono ridotte a semplici trend del momento, seguiti da una massa alla ricerca di approvazione.

Un neo rinascimento

Questo nostro mondo è avido e incapace, sempre in corsa e sempre più infelice. Popolato da un bisogno estremo e da una smania vuota che sarebbe vita“. Detta il testo della sua ultima canzone. Gaber auspica l’arrivo di un neo rinascimento, un umanesimo nuovo che riponga di nuovo le esigenze dell’uomo al centro della vita, in un mondo dove al contrario sembrano le esigenze dell’economia ad essere prevalenti.

Serve un nuovo slancio collettivo per uscire da questa “grande confusione deviante” come la chiama Gaber, che non ci permette di capire il vero valore delle cose. Concetti come massa, trend, moda, dimenticano che siamo degli individui prima di essere dei consumatori, che siamo persone con una storia e delle emozioni prima di essere dei profili standardizzati di qualche sistema digitale. I numeri non possono calcolare concetti come la felicità, la qualità della vita, la qualità dei rapporti umani all’interno di una comunità. Nella vita tutto ha un suo peso e un valore indispensabile, che possiamo scoprire solo andando in fondo alle cose e guardandoci dentro. A nulla servono la libertà e il progresso, se viviamo vuoti dentro.

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Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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