Il Vangelo odierno restituisce un passo importante, che ogni domenica si recita anche nell’Angelus e in cui si può considerare racchiuso tutto il senso del Natale; “Il Verbo si fece Carne e venne ad abitare in mezzo a noi“, con questo dualismo profondo, in quella che si potrebbe definire una sorta di contradizione tra Verbo e Carne, si innesca il significato estremo della venuta di Dio tra gli uomini. “Noi vedemmo la sua luce“, prosegue il passo del Vangelo ed è sulla ‘luce’ che Papa Francesco esorta i fedeli a riflettere.
Le parole sulle quali Papa Francesco invita a riflettere prima di recitare l’Angelus si potrebbero definire un paradosso; “Il Verbo – spiega il Pontefice – indica che Gesù è la Parola eterna del Padre, Parola infinita che esista da sempre, prima di tutte le cose create. Carne indica, invece, la nostra realtà; realtà creata, fragile, limita e mortale“. In questo ‘polarismo‘ il Santo Padre individua l’essenza della venuta di Gesù, prima della quale esistevano “due mondi separati: il Cielo opposto alla Terra, l’infinito opposto al finito“; ma, dopo che il Verbo si è fatto Carne, Dio restituisce e dona la visione di insieme, di unità.
E, oltre questo binomio tra Verbo e Carne, il Prologo del Vangelo di Giovanni offre un secondo binomio: quello fra luce e tenebre. “Gesù è la Luce di Dio entrata nelle tenebre del mondo“. Dio è luce, in lui “non c’è opacità“, non ci sono contorni offuscati, non ci sono incertezze, non ci sono turbamenti. “In noi, invece, ci sono molte oscurità“; ma, grazie a Gesù, luce e tenebre, grazia e peccato si incontrano. Ed è nella sua incarnazione, nel Verbo fatto Carne che Gesù diventa “l’incontro“; il ‘luogo’ in cui Dio incontra gli uomini.
Un Vangelo in cui le polarità fanno da sovrane e che intendono restituire il modo di agire di Dio. “Di fronte alla nostra fragilità il Signore non si tira indietro“; Egli viene per sostenere, ascoltare, sollevare chiunque sia disposto ad aprire la porta del proprio cuore. Dio, che è luce, si fa Carne per portare la luce nel cuore di ciascuno e liberarlo dalle tenebre che lo attanagliano. “Dio non si rassegna al fatto che possiamo smarrirci e andare lontano da Lui“; si fa ‘piccolo’ e scende nelle tenebre. “Se lo rifiutiamo ,non si stanca ci cercarci, se noi non siamo pronti ad accoglierlo, preferisce comunque venire e se noi gli chiudiamo la porta in faccia, lui aspetta“.
Il Signore viene a cercarci “lì dove noi siamo“; Gesù viene nella miseria, nella fragilità, nei problemi, perché anche quanto si crede di essere indegni, Dio è sempre disposto a donare la luce. “Se il tuo cuore ti sembra troppo inquinato dal male, per favore non chiuderti, non avere paura: lui viene“, con queste parole Papa Francesco invita i fedeli a non temere che i propri turbamenti, anche i più gravi e pesanti, possano allontanare Dio. Egli, infatti, facendosi Carne ha voluto dare concretezza al suo messaggio e dimostrare che di fronte a Lui, ogni cuore può essere degno di ricevere la luce. “Pensa alla stalla di Betlemme, Gesù è nato lì, in quella povertà e non teme di visitare il tuo cuore“.
Abitare, questo è il verbo che utilizza il Vangelo di oggi; esso è simbolo di condivisione, perché Dio vuole abitare con noi e in noi. Papa Francesco invita i fedeli a fare spazio al Signore e a farlo in maniera concreta, occorre non avere paura dei propri luoghi interiori più reconditi; “ognuno ha il proprio peccato e lui non si spaventa dei nostri peccati, è venuto per guarirci“. Il Pontefice esorta al coraggio a lasciare che Dio ‘veda’ i peccati di ciascuno.
Gesù viene ad abitare la nostra vita concreta, con tutti i problemi “Egli vuole abitare con noi“; Papa Francesco chiede di essere chiari e di non temere le nostre fragilità, perché il Signore sa attendere. Il Pontefice ci parla di un Dio per nulla invadente, disposto a rispettare le nostre “zone oscure, le nostre stalle interiori” senza ma allontanarsi per questo; perché, come conclude il Santo Padre: “Dio ama abitare lì, nella nostra stalla“.
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