“Non basta mettere al mondo un figlio per dirsi padre o madre“, così il Pontefice esalta nell’Udienza Generale il valore dell’adozione. Nella prima catechesi del nuovo anno, Papa Francesco prosegue il ciclo dedicato a San Giuseppe; lo sposo di Maria diventa il simbolo dei padri adottivi, colui che accoglie e ama Gesù, pur sapendo di non averlo biologicamente generato. Da questa considerazione il Santo Padre trae lo spunto per riflettere sulla maternità e la paternità, sia reali che spirituali.
A volte, si è portati a pensare che generare un figlio renda di diritto genitori; ma, se questo è vero biologicamente, non lo è sempre a livello spirituale, affettivo e umano. Come tiene a sottolineare il Papa, infatti, “oggi viviamo un’epoca di notoria orfanità“; tanti sono i figli abbandonati, tanti i figli dei quali la famiglia e la società non si prende cura, tanti i figli senza genitori spirituali e tanti gli orfani. Ed è in questo contesto che il Santo Padre, nel corso della prima Udienza Generale del 2022, pone la riflessione sull’istituzione dell’adozione; “anticamente assai frequente in Oriente, più che ai nostri giorni“.
San Giuseppe simbolo dell’adozione
E per descrivere i valori umani e profondi dell’adozione il Pontefice parte da San Giuseppe; lo sposo di Maria è l’esempio dell’amore incondizionato e senza misure che un genitore adottivo è grado di dare. Egli, “come padre ufficiale di Gesù, esercita il diritto di imporre il nome al figlio, riconoscendolo giuridicamente“; ma Giuseppe, come tiene a sottolineare il Papa, riconosce giuridicamente Gesù, pur sapendo che il bambino ha già un nome prescelto: Gesù, che significa “Il Signore salva“.
Questa premessa rimarca quanto scritto nella Lettera Apostolica Patris corde dedicata a San Giuseppe: “Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti“. L’adozione, dunque, come sottolinea Papa Francesco non si può e non si deve considerare secondaria, un ripiego, la seconda scelta, ma un gesto di amore profondo; “Questo tipo di scelta è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità“.
L’esortazione ai genitori e alle istituzioni durante l’Udienza Genale
Durante l’Udienza Generale in Aula Paolo VI il Santo Padre chiede di riflettere sulla maternità e sulla paternità visti in senso lato. Ed adottare vuol dire scegliere di essere genitori a tutto tondo; sia che si tratti di coppie che non riescono ad avere figli in maniera biologica, sia che si tratti di genitori che, pur avendo figli biologici, desiderano donare una famiglia ad un bimbo che non la possiede. Il Papa pone l’accento sull’ “inverno demografico” che la società oggi vive; ma pur consapevole delle difficoltà, delle paure e delle fragilità, il Santo Padre invita le coppie a costruire famiglie. “È un rischio, sì: avere un figlio, sempre è un rischio, sia naturale sia d’adozione. Ma più rischioso è non averne. Più rischioso è negare la paternità, negare la maternità, sia la reale sia la spirituale“.
La maternità e la paternità non sono innate, ma possono appartenere ad processo naturale e d’amore se vengono coltivate. E nella speranza che i processi di adozione siano più semplici, seppur sempre vigili ed efficaci, il Santo Padre auspica che le istituzioni siano sempre pronte ad aiutare le adozioni, “perché possa realizzarsi il sogno di tanti piccoli che hanno bisogno di una famiglia, e di tanti sposi che desiderano donarsi nell’amore“.
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