I casi di Covid nello sport stanno aumentando sempre di più come avviene del resto tra la popolazione in molti paesi del mondo. Il premier Mario Draghi ha giocato ieri la sua moral suasion invitando il presidente della Figc, Gabriele Gravina, a valutare una sospensione del campionato o di pensare di optare per le partite a porte chiuse. L’obiettivo dell’incontro era convincere la Lega della massima serie a limitare la diffusione del contagio da Covid-19 negli stadi. Al momento la Serie A tira dritto nella speranza che bastino il nuovo protocollo per evitare il ripetersi del caos degli ultimi giorni: le partite a singhiozzo, per l’aumento dei casi, con l’intervento delle varie Asl, a decretarne lo svolgimento.

Positivi al Covid in vari sport: cosa accadrà per le partite di calcio?

E’ soprattutto l’ipotesi delle porte chiuse a mettere sulla difensiva la Lega della massima serie, alla luce dei mancati ristori. Al momento la posizione – come si legge in una nota – è difendere lo “svolgimento delle proprie competizioni (Serie A, Coppa Italia, Supercoppa) come da programma, grazie all’applicazione” dell’obbligo di scendere in campo con almeno 13 giocatori disponibili andando, in caso di necessità, a pescare anche dalla Primavera.

Almeno fino alla prossima Conferenza Stato-Regioni – con presenti il ministro Speranza, il sottosegretario allo sport Valentina Vezzali, oltre ai presidenti di Figc, Fip e Fipav e ai rappresentanti delle diverse Leghe – di mercoledì prossimo in cui si spinge per “individuare in modo chiaro degli strumenti di coordinamento delle aziende sanitarie per assicurare una gestione uniforme delle situazioni da Covid-19 nelle squadre“. E’ proprio la Vezzali a spiegarne la ratio: “È l’ora dell’unità. Lo sport deve essere compatto, mettendo al sicuro la salute di atleti e tifosi e garantendo la regolarità dei campionati“. Intanto è stata rinviata per l’aumento dei positivi anche una giornata – la 22esima – della serie C. Quella del 16 gennaio prossimo slitta al 23 febbraio.

Non solo il Covid nel Calcio: tra tutti gli sport è il tennis (e Djokovic) a tenere banco

Ormai è sempre di più la notizia di sport per qualsiasi mezzo di comunicazione. Almeno fino a lunedì, quando arriverà l’attesa della decisione del preposto tribunale australiano sul caso Djokovic. Al momento il n.1 del tennis mondiale è bloccato in un hotel preposto a gestire chi non rispetta le regole di ingresso nel paese. Ricordiamo che l’Australian Open comunicò il requisito della vaccinazione necessaria già lo scorso novembre. Secondo quanto reso noto dai suoi legali avrebbe contratto il virus lo scorso dicembre.
Le polemiche intanto non si fermano. Ieri il sindacato dei tennisti – chiara emanazione dello stesso tennista serbo – si è espresso a favore del serbo con un comunicato stampa che trovate nel Tweet qui sotto.

Intanto Nole ringrazia chi lo sta sostenendo: ci sono proteste per difenderlo non solo in Serbia, anche sotto l’hotel in cui si trova al momento in Australia. Poi ci sono le continue dichiarazioni dei membri della famiglia Djokovic alla stampa, che lo incoraggiano nella sua lotta per la difesa del suo diritto a giocare non vaccinato.

Intanto la polizia di frontiera australiana ha impedito l’ingresso nel paese di un’altra atleta nelle stesse condizioni: la tennista ceca Renata Voracova. Secondo quanto riporta la Cnn l’Australian Border Force l’avrebbe fermata e condotta nella stessa struttura dove è presente il serbo. Le è stato chiesto di lasciare il Paese, dove era arrivata mostrando una esenzione dal vaccino per aver avuto il Covid-19 negli ultimi sei mesi.

L’immagine di Djokovic

Secondo le stime pubblicate  della rivista People With Money Djokovic è il più pagato tennista al mondo con oltre 96 milioni di dollari tra dicembre 2020 e dicembre 2021. Sono in molti ad aver pronosticato un impatto negativo sulla sua immagine delle decisioni di questi giorni. “Con le sue posizioni estreme, peraltro colorate anche dalle dichiarazioni di genitori e staff  – commenta Stella Romagnoli, direttore generale dell’IAA – International Advertising Association – il tennista serbo si auto-posiziona in una ‘zona nera’ per chiunque lo abbia o possa desiderare in futuro ingaggiarlo come testimonial del proprio marchio”.

Djokovic non è Kate Moss – sentenzia invece  lo spin doctor Davide Ciliberti del gruppo di comunicazione Purple & Noise PR – che a seguito dello scandalo cocaina scaricata dallo sponsor è stata subito reclutata da altri brand perché per assurdo quello scandalo le ha conferito un posizionamento da bella e pure dannata, perfetto per il mondo delle celebrità a metà tra moda e jet set. Djokovic invece – continua l’esperto –  è inciampato su un tema molto meno lustrineggiante, quello della pandemia, che è costato all’umanità milioni di vittime e che ancora sta flagellando tutti i paesi.

“Un inciampo, peraltro molto convinto, che alla fine – conclude calcolando Davide Ciliberti – ritengo gli costerà non meno di 50 milioni di euro sul prossimo anno in minori sponsorizzazioni, in un momento in cui peraltro il tennista è pure quasi al capolinea della sua carriera, che invece si orienteranno su campioni in campo e nella vita quali Nadal, ma anche il nostro Berrettini conclude lo spin doctor.

Cosa accadrà al Roland Garros?

E poi resta una domanda se il presidente francese Emmanuel Macron che ad inizio settimana ha dichiarato: Voglio davvero rompere le palle ai non vaccinati. Continueremo a farlo, fino alla fine. Questa è la strategia. Non manderò i non vaccinati in carcere. Non vaccinerò con la forza. Quindi bisogna dire loro che, dal 15 gennaio, non potranno più andare al ristorante, non potranno prendere un caffè, andare a teatro, al cinema. Quando la mia libertà minaccia quella degli altri, divento irresponsabile. Una persona irresponsabile non è più un cittadino”.
E se dovesse decidere di rompere le palle anche al Roland Garros, cosa accadrà alla classifica di Novak Djokovic?

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