Jeff Koons, le opere del creatore di ‘Rabbit’ il celebre Coniglio d’acciaio
L'artista americano è arrivato anche a Palazzo Strozzi a Firenze con una mostra dedicata alla sua arte
Compie 67 anni Jeff Koons, l’artista riconosciuto come un’icona dello stile neo-pop a cui Palazzo Strozzi a Firenze, ha dedicato una mostra proprio in questi mesi. Nato il 21 gennaio del 1955 a York, in Pennsylvania, ha studiato arte al Maryland Institute College of Art a Baltimore e alla School of the Art Institute di Chicago; e benché la critica abbia, talvolta, espresso pareri contrastanti sulla sua arte, si può dire che ad oggi è l’artista contemporaneo fra i più pagati, e dunque riconosciuti, al mondo.
“Ci sono così tanti aspetti strani e sconcertanti di Jeff Koons, la sua arte e la sua carriera che è difficile sapere come affrontarlo” aveva scritto, sul New York Times, Roberta Smith; commento scaturito nel 2014, in occasione della sua retrospettiva al Whitney Museum of American Art. Ma ad oggi sull’artista, che potremmo definire un completo newyorkese, vanno sicuramente i meriti della genialità e creatività che ha saputo sviluppare nel corso della sua carriera.
Jeff Koons attraverso le sue opere
Dopo la laurea, nel 1977, Jeff Koons si trasferisce a New York e inizia a lavorare al Museum of Modern Art; una personalità stravagante e che non passa inosservata grazie ai suoi vestiti e ai suoi capelli sui generis. Ma di Jeffrey non passa inosservata neanche l’abilità nel vendere le opere d’arte. Proprio in questo periodo inizia la sua attività come artista; in quegli anni Koons inizia a lavorare ai fiori e ai conigli gonfiabili, usando specchi, plexiglas e plastica per dare corpo a sculture tanto originali, quanto affascinanti.
Nel 1980 esce la prima creazione artistica: The New Series; esposti in una vetrina di plexiglas aspirapolveri e lucidatrici. Nel 1985 è la volta di Equilibrium; la serie composta da sculture fatte di palloni galleggianti in vasche d’acqua. Opera che si presenta come un dei primi esperimenti di Jeff Koons nei quali l’artista esprime il suo sguardo sul fascino feticistico della cultura consumistica; tematica che approfondirà molto nel corso delle opere successive.
Rabbit e Made in Heaven
Rabbit è l’opera del 1986, una scultura che attira notevolmente l’attenzione dei critici e che oggi è assolutamente nota in tutto il mondo; il coniglio d’acciaio presentato in una mostra collettiva alla Sonnabend Gallery di New York insieme a Peter Halley, Ashley Bickerton e Meyer Vaisman. Sempre nel 1986 Jeff Koons prosegue la sua ricerca sul tema del consumismo e della sua decadenza e realizza le opere Luxury and Degradation; una serie di immagini di pubblicità di liquori e rendering scultorei di bar da viaggio nei quali si trovano bottiglie di liquori e bicchieri riposti in custodie portatili. Sempre sul consumismo decadente anche la serie Banality del 1988 composta da coppie tra le quali Michael Jackson and Bubbles, in cui il cantante è rappresentato insieme al suo scimpanzé domestico.
Alla Biennale di Venezia del 1990 compaiono, invece, le prime incursioni della pubblicità compresente nell’arte di Jeff Koons; la serie Made in Heaven ne rappresenta un esempio emblematico. Si tratta di sculture pornografiche in cui sono rappresentati l’artista e la sua nuova moglie, Ilona Staller (conosciuta anche come Cicciolina). In merito a queste creazioni, l’artista confesserà al Guardian nel 2015: “Quando l’ho fatto, stavo solo pensando alle idee intorno a me. Sono stato coinvolto dalle immagini banali. Mi sono reso conto che le persone rispondono a cose banali; non accettano la propria storia; non partecipare all’accettazione del proprio essere. Ho iniziato quindi a portare il banale nel corpo. Dove iniziano le persone a provare sensi di colpa, vergogna e rifiuto di sé? Volevo entrare in Made in Heaven con la biologia, la procreazione; guardando la natura e affrontando le idee dell’eterno“.
La mostra a Palazzo Strozzi
Oggi a celebrare l’arte di Jeff Koons anche una mostra a Palazzo Strozzi a Firenze; dove dal 2 ottobre al 30 gennaio si può ammirare Shine. La mostra, a cura di Arturo Galansino e Joachim Pissarro, ha portato a Firenze una selezione delle più celebri opere di un artista che, come si legge nel comunicato dedicato all’evento: “dalla metà degli anni Settanta a oggi, ha rivoluzionato il sistema dell’arte internazionale“.
La rassegna è composta da opere che raccontano la carriera dell’artista americano. Dalle celebri sculture in metallo perfettamente lucido che replicano oggetti di lusso, come il Baccarat Crystal Set (1986) e gli iconici giocattoli gonfiabili quali i celebri Rabbit (1986) e Balloon Dog (Red) (1994-2000), fino alla re-interpretazione di personaggi della cultura pop come Hulk (Tubas) (2004-2018), o alla re-invenzione dell’idea di ready-made con l’utilizzo di oggetti di uso comune come One Ball Total Equilibrium Tank (Spalding Dr. JK 241 Series) (1985).
Lo ‘specchio’ nelle opere di Koons
Come scrive il comunicato ufficiale dedicato alla mostra, Jeff Koons ha dichiarato: “Il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte“. In tal senso queste opere si pongono come una sorta di ‘specchio’ in cui lo spettatore si può riflettere sentendosi collocato al centro di tutto.
Dal giorno dell’inaugurazione ad oggi la mostra dedicata a Jeff Koons ha ospitato più di 140.000 visitatori, ponendosi come un grande successo. L’esposizione è stata arricchita, inoltre, da un evento speciale lo scorso mercoledì 12 gennaio; Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra, ha incontrato Massimiliano Gioni, autore del libro Il desiderio messo a nudo. Conversazioni con Jeff Koons, per approfondire alcuni dei temi centrali nella pratica artistica di Koons.
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