A fronte di un secondo scrutinio senza esito, come ampiamente previsto, l’elezione al Quirinale del nuovo Presidente della Repubblica fa registrare un’apertura al dialogo fra i due poli di Centrodestra e di Centrosinistra. E una prima rosa di nomi da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. “I nostri nomi sono Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio. Nessuno di loro ha una tessera di partito ma hanno ricoperto ruoli importanti“, ha detto Matteo Salvini.
Letta: “Di Conte mi fido“
A stretto giro la risposta del segretario del PD, Enrico Letta. Quelli proposti per il Quirinale dagli avversari sono “nomi sicuramente di qualità e li valuteremo senza spirito pregiudiziale“, ha dichiarato. “Abbiamo intenzione di muoverci di comune accordo con gli alleati. Mi fido di Conte, senza nessun dubbio“, ha poi aggiunto, parlando coi cronisti. Dal canto suo il presidente dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ha sottolineato l’importanza di Mario Draghi quale Presidente del Consiglio dei Ministri.
Quirinale, Draghi sulle spine
“Abbiamo affidato al timoniere – ha detto infatti Conte – una nave che è ancora in difficoltà, ma non ci sono le condizioni per cambiare e il timoniere non può lasciare“. “Sulle proposte del Centrodestra per il Quirinale ci riserviamo di fare una valutazione ma che nessuno vanti un diritto prelazione a eleggere capo dello Stato“. Infine il comunicato congiunto di PD-M5S-LeU: nessuna rosa di nomi contrapposta, una valutazione che non promuove quelli del Centrodestra e la richiesta agli avversari di incontri in delegazioni ristrette – cioè solo i leader dei partiti -, domani 26 gennaio, per discutere di nuove candidature super partes. “La proposta che facciamo – ha dichiarato Letta – è quella di chiuderci dentro una stanza e buttiamo via le chiavi, pane e acqua, fino a quando arriviamo a una soluzione, domani è il giorno chiave“.
La rosa ‘platonica’ del Centrodestra
A fronte di dichiarazioni di questo tenore la rosa dei nomi del Centrodestra passa in secondo piano. Difficile immaginare che qualcuno fra Moratti, Pera e Nordio ascenda al Quirinale. Più facile immaginare, invece, che si stiano accumulando cavalli di frisia sulla strada, sempre più accidentata, che potrebbe portare Draghi al Quirinale. E ciò anche dall’interno del campo largo del Centrosinistra. Quelli del Centrodestra sono candidati di bandiera, servono a verificare se il Centrosinistra e le altre forze politiche aprono alle trattative su un nome non di Centrodestra in senso politico-partitico (come quello di Berlusconi) ma almeno culturale e di ‘area’. E questo c’è.
Quirinale, decine di voti per Mattarella
Il nodo vero per il Quirinale ora è nella coalizione PD-M5S-LeU. Sembra rafforzarsi, dopo le ultime dichiarazioni di Conte, il timore del PD che si stia formando un asse fra lui e Salvini – che si sono già incontrati in una sorta di trattativa separata – per sbarrare la strada a Draghi. Il premier stia a Palazzo Chigi, è la convergenza tra il leader leghista e il presidente pentastellato. A indiretta riprova di questo, le decine di voti (39) che oggi, al secondo scrutinio, i grandi elettori hanno riversato inaspettatamente sul nome di Sergio Mattarella. Un modo per parlare a nuora perché suocera intenda, sostengono alcuni, ovvero: “Draghi resti dov’è“. E, magari, anche Mattarella. In ogni caso appare difficile che il Presidente – o la Presidente – della Repubblica sia eletto prima del quarto scrutinio, ovvero prima di giovedì 27 gennaio, quando basterà la maggioranza assoluta e non più qualificata dei due terzi dei 1009 grandi elettori.
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