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Vaccino Covid, quarta dose in Israele. In Italia non è affatto esclusa

Ma gli infettivologi sono divisi. Bassetti dà per scontato che valga per i fragili se non per tutti. Pregliasco la definisce "insostenibile"

La pandemia di Covid, spinta dalla variante Omicron, costringe a prendere in considerazione anche in Italia la possibile quarta dose di vaccino contro il Sars-CoV-2. Ovvero un secondo richiamo 4 mesi dopo la scadenza della terza dose. Il dibattito fra gli infettivologi si infervora e le divergenze si acuiscono, anche perché Israele ha dato ufficialmente il via libera alle somministrazioni della quarta dose per tutta la popolazione con più di 18 anni. Dunque si avvicina anche per l’Europa la decisone sul da farsi in merito.

Bassetti: “Quarta dose? Perché no”

Se i dati saranno buoni – dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova – non ci troverò nulla di male se mi diranno che dovrò vaccinarmi due volte all’anno“. “Io credo – sottolinea – che al momento sia più urgente completare la vaccinazione per chi non ha ancora fatto la terza dose.” Perché è vero che in Italia siamo al 50% di dosi booster anti Covid, “ma dobbiamo arrivare all’87%, il che significa che manca un 37% di terze dosi.” Quindi, completiamo con la terza dose e poi valutiamo se una quarta è il caso di farla a tutti – precisa Bassetti – oppure unicamente alle persone più fragili e più anziane“.

Bassetti Matteo
Matteo Bassetti

Pregliasco: “Progetto irrealistico

Diverso il parere del virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano. “Non dobbiamo considerare a mio avviso quarte dosi” di vaccino anti Covid in Italia dice all’Adnkronos Salute. “Per ora è un discorso teorico, ma io credo che non sarà fattibile. Poi dovremo attendere l’Ema cosa dice. E i dati israeliani. Ma a mio avviso non è facilmente sostenibile dal punto di vista organizzativo, economico e dell’accettazione da parte della popolazione“.

Covid, i dati della pandemia in Italia

A ieri 25 gennaio erano 186.740 i nuovi contagi da Coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. I tamponi effettuati sono stati 1.397.245, con un tasso di positività del 13%. Le vittime del Covid sono state invece 468, un numero elevato. Dall’inizio della pandemia sono 10,2 milioni gli italiani che hanno contratto l’infezione. Gli attualmente positivi al virus Sars-CoV-2 sono 2,6 milioni, con una diminuzione di 20.691 nelle ultime 24 ore. Dall’inizio della diffusione della pandemia in Italia i morti sono complessivamente 144.343. I dimessi e i guariti sono invece 7.379.112. I pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva sono 1700 circa mentre i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 20mila.

 

Pregliasco Lorenzo
Lorenzo Pregliasco

Da febbraio meno burocrazia anti Covid

Malgrado tutto questo la quarta ondata pandemica del Covid sarebbe in fase di ripiegamento secondo gli esperti: il virus, cioè, starebbe diventando più debole ed endemico, al modo di un’influenza. Per questo dalle Regioni sale sempre più forte la richiesta al Governo di semplificare la vita dei cittadini alleggerendo la burocrazia e i protocolli da seguire. Basta, dicono i governatori, con le fasce a colori, i malati per altre patologie conteggiati tra i ricoverati Covid, gli asintomatici sottoposti a sorveglianza sanitaria, gli studenti vaccinati in Dad. Premier e ministri sono alle prese con le elezioni del Capo dello Stato, ma c’è la volontà politica di rivedere le misure restrittive. Mercoledì 2 febbraio ci sarà un confronto in sede di Stato-Regioni.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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