Udienza Generale 26 gennaio, Papa Francesco: “Mai condannare un figlio”
Il Pontefice rivolge la sua catechesi ai genitori ed esorta all'ascolto, al perdono e all'amore
Nel corso dell’Udienza Generale di mercoledì 26 gennaio, Papa Francesco incentra la sua catechesi sul rapporto d’amore genitori-figli; il Santo Padre si rivolge a tutti i padri e le madri ed esorta a perdonare, ad ascoltare a rispettare le attitudini dei figli ed amarli. Anche quando hanno commesso sbagli, persino i più gravi, anche quando il loro orientamento sessuale è diverso da quello che si credeva, anche quando commettono una “ragazzata”, il Pontefice chiede di non “condannare un figlio“, mai. Ed è partendo dalla figura di San Giuseppe e dal suo rapporto con Gesù che il Papa accende questa riflessione che si basa sull’amore.
Il messaggio centrale dell’Udienza Generale
Dio parla a Giuseppe nei sogni ed è sul valore dei sogni che il Santo Padre vuole porre un accento; spiega: “nelle culture antiche i sogni erano considerati un mezzo attraverso cui Dio si rivelava“. In quest’ottica, il sogno simboleggia la vita interiore di ciascuno di noi, quella attraverso cui possiamo sentire la voce di Dio che ci rasserena; tuttavia, come sottolinea ancora il Santo Padre, “dentro di noi ci sono le voci delle nostre paure, delle esperienze passate, delle speranze e la voce del maligno che vuole ingannarci e confonderci“. Quindi, tra tutte le voci, bisogno sempre riconoscere quella di Dio; seguendo l’esempio di San Giuseppe.
Quello che intende evidenziare Papa Francesco è il potere della preghiera; ascoltare la voce di Dio nel nostro silenzio è la via migliore per trovare la pace. Come rivela il Santo Padre: “Molte volte la vita ci mette davanti a situazioni che non comprendiamo e sembrano senza soluzione. Pregare, in quei momenti. Questo significa lasciare che il Signore ci indichi la cosa giusta da fare. Infatti, molto spesso è la preghiera che fa nascere in noi l’intuizione della via d’uscita, come risolvere quella situazione. Cari fratelli e sorelle, il Signore non permette mai un problema senza darci anche l’aiuto necessario per affrontarlo“.
La strada del coraggio
Dio parla a Giuseppe nel sogno e gli indica di fuggire in Egitto perché Erode vuole uccidere Gesù, suo figlio. Ed è in questo contesto che Papa Francesco introduce, nel corso dell’Udienza Generale, l’essenza del rapporto tra genitori e figli; come spiega il Pontefice, infatti, siamo spesso posti difronte a scelte difficili, magari pericolose, spesso per la vita di chi si ama. Per un genitore compiere una scelta per il bene del figlio non è sempre facile; ma è il coraggio che deve animare queste decisioni e la forza di amare sempre.
E qui il Papa vuole sottolineare quando, in realtà, questo atteggiamento non trascende dall’umanità; avere coraggio non significa non avere paura, non essere umani. Avere coraggio significa, sapersi affidare all’amore. “Dio non ci promette che non avremo mai paura, ma che, con il suo aiuto, essa non sarà il criterio delle nostre decisioni. Giuseppe prova la paura, ma Dio lo guida anche attraverso di essa. La potenza della preghiera fa entrare la luce nelle situazioni di buio”.
Il coraggio di essere genitori
Il Papa, nonostante la richiesta di pregare e ascoltare la voce di Dio sia rivolta a tutti i fedeli, desidera rivolgere un pensiero speciale ai genitori nel corso dell’Udienza Generale di oggi. Nel ricordare le persone che affrontano malattie, preoccupazioni, che sono “schiacciate dal peso della vita“, il Santo Padre rivolge il suo sguardo ai genitori che sono costretti a convivere con le malattie e le sofferenze dei figli. Ed un’attenzione è rivolta anche ai quei genitori che “vedono orientamenti sessuali diversi nei figli” a loro il Papa chiede di non condannare mai le scelte dei figli, ma di accompagnarli sempre.
“Genitori che vedono i figli che se ne vanno per una malattia e anche ragazzi che fanno delle ragazzate e finiscono in incidente con la macchina. I genitori che vedono i figli che non vanno avanti nella scuola. Tanti problemi dei genitori. E a questi genitori dico: non spaventatevi. Sì, c’è dolore. Tanto. Ma pensate al Signore, pensate come ha risolto i problemi Giuseppe e chiedete a Giuseppe che vi aiuti. Mai condannare un figlio“. Il Santo Padre esorta ad avere il coraggio di essere genitori, come quelle mamme di Buenos Aires che incontrava ogni giorno davanti il carcere; il coraggio di quelle madri e di quei padri che, nonostante tutto, non hanno mai lasciato da soli i loro figli. Un coraggio che chiede il Santo Padre di avere sempre e che accompagni i figli sempre.
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