Angelus domenica 30 gennaio: Papa Francesco esorta a “Credere nel bene”
Il Santo Padre invita a conoscere e cercare Gesù nelle cose semplici e nell'umiltà
Come ogni domenica anche l’Angelus del 30 gennaio è introdotto da una riflessione di Papa Francesco che scaturisce dal Vangelo odierno. Il Pontefice, che ha fatto dell’umiltà un vessillo della sua predicazione, esorta ad accogliere Gesù nel cuore, proprio con quella umiltà che non mira a cercare il Signore nelle grandi cose, nei miracoli, nei gesti grandiosi; ma piuttosto nella quotidianità, nelle sfide di ogni giorno nell’attualità del suo amore che non è mai un retaggio legato al passato, ma che agisce sempre. Ed agisce anche lì dove sa che non potrebbe essere accolto, proprio come un genitore che si rende conto dell’ingratitudine di un figlio, ma non per questo smette di amarlo.
La riflessione che precede l’Angelus
Il Vangelo di oggi è centrale per comprendere la riflessione che il Papa fa prima della recita dell’Angelus. La Liturgia odierna, infatti, presenta la prima predicazione di Gesù nel suo paese, Nazareth; e lì, come spiega il Pontefice: “l’esito è amaro. Anziché ricevere consensi, Gesù trova incomprensione e ostilità“. I compaesani del Signore cercavano segni prodigiosi, miracoli e non ‘semplici’ parole; ma in quel contesto Gesù pronuncia una frase che è diventata proverbiale: “Nessun profeta è ben accetto nella sua patria“. Ma nonostante questa consapevolezza il Signore continua a predicare in quel paese che si mostra a lui ostile.
L’insuccesso non era imprevisto, ma Gesù pur mettendo in conto il rifiuto, fa del bene; perché, come rivela il Santo Padre: “Egli davanti alle nostre chiusure non si tira indietro, non mette freni al suo amore. Davanti alle nostre chiusure lui va avanti“. E così, con il Vangelo di oggi, Dio invita ciascuno a fare del bene a “credere nel bene” e non lasciare nulla di intentato; anche nelle situazioni di ostilità, anche quando gli altri sembrano non comprendere o non accettare il nostro bene, Gesù insegna che l’amore non è mai inopportuno.
Accogliere Gesù nella quotidianità
In ciò che avviene a Nazareth troviamo anche una provocazione; l’ostilità dei suoi nei confronti di Gesù può essere una domanda che accende un’importante riflessione. Papa Francesco, infatti, chiede: “Loro non furono accoglienti. E noi?“; una domanda che esorta a riflettere su quanta predisposizione esiste nel cuore di ciascuno in grado di accettare e comprendere il bene e l’amore. E anche in questo contesto il Santo Padre invita a capire come la fede non passi per grandi opere e grandi gesti, ma essa passa principalmente per la “disponibilità e umiltà“.
Essere disposti, come la vedova di Sindone e il ricco Nahaman, ad accogliere un rifugiato, a non farsi sopraffare dalle proprie ricchezze, ad essere predisposti alle vie che il Signore ci indica per accoglierlo. “Se noi cerchiamo miracoli – rivela Papa Francesco – noi non troveremo Gesù“. “Gesù – spiega ancora il Pontefice nella riflessione che precede l’Angelus – ti chiede di accoglierlo nella realtà quotidiana che vivi“. Questo significa accogliere Gesù nella concretezza di ogni giorno, nei volti dei bisognosi, nei problemi che possono nascere in famiglia, nel rapporto con i propri genitori, con i propri figli; “Lì c’è lui che ci invita a purificarci nel fiume della disponibilità e in tanti salutari bagni di umiltà“. Il Pontefice invita inoltre a non pensare mai di conoscere Gesù in toto, perché questo atteggiamento porta chiusura, che non permettere di cogliere le novità nelle quali il Signore si manifesta. “Il Signore chiede una mente aperta e un cuore semplice. Il Signore ci sorprende e questa è la bellezza dell’incontro con Gesù“.
Gesù percorre la via dei profeti: si presenta come non ce l’aspetteremmo. Non lo trova chi cerca miracoli, sensazioni nuove, una fede fatta di potenza e segni esteriori. Lo trova, invece, chi accetta le sue vie e le sue sfide. #VangelodiOggi (Lc 4,21-30)
— Papa Francesco (@Pontifex_it) January 30, 2022
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