Secondo la procura di Firenze, il fondatore di Italia Viva, Matteo Renzi, e altri 10 indagati devono essere processati. Su di loro pendono accuse per presunte irregolarità nei finanziamenti a Open, la fondazione nata per sostenere le iniziative politiche dell’ex premier. I PM fiorentini hanno formalmente chiesto il rinvio a giudizio degli indagati, oggi 9 febbraio. L’atto dei magistrati giunge a pochi giorni dall’ordinanza del tribunale di Napoli che, accogliendo il ricorso di alcuni attivisti pentastellati, ha fatto decadere dalla sua carica il Presidente del M5S, Giuseppe Conte. Entrambe le determinazioni giudiziarie, quella di Napoli e quella di Firenze, si sono palesate una decina di giorni dopo l’elezione del Presidente della Repubblica.

Non solo Renzi nell’inchiesta Open

Fra coloro per cui la procura della città del Giglio ha chiesto il rinvio a giudizio, oltre a Matteo Renzi, anche la capogruppo di Italia Viva alla Camera, ed ex ministra, Maria Elena Boschi. E inoltre l’ex ministro Luca Lotti, l’ex presidente di Open, Alberto Bianchi, e l’imprenditore, già braccio destro di Renzi, Marco Carrai, oggi presidente di Toscana Aeroporti. Coinvolte nell’inchiesta anche quattro società. L’udienza preliminare si terrà il 4 aprile prossimo.

Maria Elena Boschi

I reati contestati agli indagati

I reati contestati nell’inchiesta Open, a vario titolo, sono diversi. C’è l’ipotesi di finanziamento illecito ai partiti e quella di traffico di influenze. Ma anche quelle di corruzione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio. Secondo gli inquirenti il senatore Matteo Renzi sarebbe stato il capo di fatto della ex fondazione Open. Per lui l’accusa è di finanziamento illecito ai partiti in concorso con l’ex presidente di Open, avvocato Alberto Bianchi, e non solo. Anche con i componenti del Consiglio di amministrazione (Cda) della fondazione, ovvero Marco Carrai, Luca Lotti e Maria Elena Boschi, e con l’imprenditore Patrizio Donnini. Luca Lotti, Alberto Bianchi, Patrizio Donnini dovranno difendersi anche dall’accusa di corruzione insieme al costruttore Alfonso Toto, secondo quanto riporta il Corriere Fiorentino.

La presunta corruzione di Lotti

Sarebbero due gli episodi di corruzione per l’esercizio della funzione che la procura di Firenze contesta a Luca Lotti, ex membro del Governo italiano tra il 2014, con Renzi premier, e fino il 2018, con Gentiloni a Palazzo Chigi. Lotti è stato prima sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e poi ministro dello Sport. Sarebbe appunto in quest’arco temporale che egli, secondo le accuse della Procura, si sarebbe adoperato per agevolare disposizioni normative favorevoli a due società che avevano finanziato Open. Ovvero, sempre secondo le accuse, la Toto Costruzioni e la British American Tobacco. I PM contestano anche un episodio di presunto autoriciclaggio e traffico d’influenze illecite. L’inchiesta della procura fiorentina, guidata da Giuseppe Creazzo, è stata condotta dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal pubblico ministero Antonino Nastasi.

A sinistra, Luca Lotti

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