Mangiare vegano in un ristorante italiano all’estero, magari a New York, non appare come una possibilità molto concreta. La cosa non deve essere sfuggita a Eric Adams, il neo sindaco della Grande Mela, il quale si è recato in questi giorni all’Osteria La Baia, a Midtown, per farsi apparecchiare un menù a base di pesce con i controfiocchi.

Adams, il vegano presunto

Peccato che Adams si sia più volte vantato di essere vegano, dunque di non toccare con un dito né carne né pesce. Ma soprattutto peccato, dal punto di vista del primo cittadino di New York, che i paparazzi lo abbiamo immortalato mentre all’Osteria La Baia addentava bocconi  che di vegano non avevano assolutamente nulla. Ne è seguito quello che a New York, e sui social in tutto il mondo, è già stato ribattezzato come il Fishgate. “Voglio essere un modello per le persone che stanno seguendo o aspirano a seguire una dieta vegetariana. Ma sono perfettamente imperfetto e occasionalmente mangio pesce” ha tentato di cavarsela Eric Adams, scoperto “con le mani nella marmellata” diremmo in Italia.

Il ‘vizietto’ del pesce in frigo

Nel nostro Paese la cosa sarebbe finita lì, con un un surplus di meritato sarcasmo su Dagospia, eventualmente. In America te la fanno pagare. Sino al giorno prima della super gaffe di Adams, il portavoce del sindaco, Maxwell Young, aveva negato nella maniera più assoluta, al prestigioso sito Politico, che Adams consumasse pesce. Ultima di una serie di smentite. Per comprendere come agli occhi degli statunitensi il Fishgate non sia una semplice scivolata su una buccia di banana, occorre non pensare agli episodi dei film di Totò. Ma a un caso che rafforza i timori che il politico del Partito democratico (quello del Presidente Biden) manipoli la verità. Perché è già successo. In campagna elettorale Eric Adams andava dicendo di abitare a Brooklyn ma non esibì l’affitto. Salvo poi portare i giornalisti in visita all’abitazione, dove peraltro fu scoperto del salmone in frigo.

I dubbi sulla credibilità di Adams

L’attuale Fishgate appare dunque una vicenda che mette in discussione l’attendibilità del primo cittadino. Anche perché l’immagine di Eric Adams è già appannata a causa della sua decisione di nominare come vicecapo della polizia il fratello. Una mossa poi ridimensionata dalla commissione etica. Come vicesindaco, invece, Adams ha nominato un suo amico: Philip Banks III, indagato (ma non ancora incriminato) in un caso di corruzione pubblica. Tra fratelli da beneficare, amici sotto inchiesta, contratti d’affitto mai visti e tranci di salmone in ghiacciaia l’autorevolezza di Adams ne risente ogni giorno di più. Al momento resta sindaco di New York. Non troppo a lungo, forse.

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