Irriverente, sopra le righe, eletto anche sex-symbol, ma senza dubbio una delle star internazionali più famose al mondo: Robbie Williams. Il cantante è uno degli artisti più popolari e apprezzati che hanno scritto la storia della musica pop dagli Anni ’90 ad oggi. Quel ragazzetto dal ciuffo che ricorda Elvis Presley, sin dai suoi esordi ha incendiato il cuore di migliaia di fan; oggi spegne 48 candeline, ma il suo fascino sembra rimasto immutato, così come immutato è rimasta la stima verso la sua carriera. Di quella strada fatta di successi e anche di eccessi, che hanno dato forma a Robbie Williams così come lo conosciamo oggi. Ecclettico, eccentrico, ma sempre originale.

Robbie Williams e i Take That

Robert Peter Williams nasce nel 1974 a Staffordshire, il 13 febbraio, con la passione per la musica che lo accompagna fin dalla tenerissima età. È il 1990 quando la madre, guardando un annuncio sul giornale, suggerisce al piccolo Robbie di fare le audizioni per una band alla ricerca di un cantante: loro erano i Take That. Nasce così la boy-band che nel corso di pochi anni diventa apprezzata in tutto il mondo; successi come Could It Be Magic o la romantica Love Ain’t Here Anymore, scalano le vette delle classifiche mondiali.

Quei ragazzi inglesi in soli cinque anni riescono a farsi amare dalle giovani generazioni, ma non solo; tuttavia, tra i cinque uno sembrava discostarsi, particolarmente, dall’immagine di ‘bravi ragazzi‘ che l’etichetta discografica aveva assegnato ai Take That. Robbie Williams era più ribelle, con una vita e un modo di fare, più sregolati, rispetto a quello che gli altri volevano da lui; così il 17 luglio del 1995 arrivò la notizia che spezzò il cuore di tutti i fan. Dopo solo cinque anni dal loro esordio, Robbie Williams lasciava la band, il gruppo si sarebbe sciolto definitivamente pochi mesi dopo nel 1996.

La carriera da solista

Lasciare i Take That non fu facile per il giovane Williams; ma lui era destinato a diventare un’icona e nonostante le difficoltà iniziali, le sue doti si sarebbero rivelate ben presto. Nel 1996 avvia la sua carriera solista pubblicando Freedom, cover di un pezzo portato al successo da George Michael nel 1990. L’anno successivo, nel 1997, dopo un periodo passato a disintossicarsi in una clinica, arriva quasi come stendardo di una grande ripresa, Angels. Il brano contenuto nell’album Old Before I Die scala le classifiche mondiali fino ad essere dichiarato ‘migliore canzone degli ultimi 25 anni‘ da un sondaggio della BBC Radio.

In quel testo delicato che si presenta come una sorta di inno all’amore in senso lato e alla spiritualità, Robbie Williams canta: “So when I’m lying in my bed, thoughts running through my head and I feel the love is dead. I’m loving angels instead” (Quando sono steso sul mio letto, con i pensieri che corrono nella mia testa e penso che l’amore sia morto. Allora io amo gli Angeli). Fu lo stesso cantante a rivelare in un’intervista a The Sun Online: “Le persone credono che sia dedicata a mia madre o a qualcuno che ho amato, ma in realtà parla di Angeli“.

Robbie Williams un’icona ieri ed oggi

La carriera da solista di Robbie Williams decolla con un successo strepitoso; le sue canzoni sembrano ‘studiate’ per essere amate da tutti. Qualcuno parlando del cantante inglese ha affermato che l’artista andrebbe quasi analizzato più dal punto di vista sociale che musicale; del resto, non si può parlare del cantante prescindendo dal suo essere ‘fenomeno’. È innegabile che il cantante inglese sia un’icona; come non citare Rock DJ, brano del 2000 boom di vendite.

Brano composto in 15 minuti, ha rivelato l’artista, ma che colpisce tutti anche grazie a quel verso parlato che si incastra perfettamente con l’hip-pop del tempo; e poi come non ricordare il video, in cui Robbie Williams fa un vero e proprio spogliarello arrivando a spogliarsi persino della pelle, cantando: “I don’t want to rock, DJ but you’re making me feel so nice“. Premi e riconoscimenti, stadi colmi di milioni di persone. Un numero record di 18 BRIT Awards, più di qualunque altro artista, incluso il BRITS Icon Award per il suo “impatto duraturo sulla cultura britannica“; riconoscimento assegnato in precedenza solo a Elton John e David Bowie.

Robbie William l’artista dei record

Nel 2002 firma un contratto di 80 milioni di sterline con la EMI; e nell’agosto del 2003 Robbie Williams si è esibito in tre concerti al Knebworth Park di Stevenage davanti a 375.000 spettatori totali; il più grande evento live nella storia nel Regno Unito. Nel 2006 entrò di merito nel Guinness World Record per aver venduto 1,6 milioni di biglietti per il suo tour mondiale. E poi nel 2010, come una storia d’amore che rimane nell’aria senza una giusta conclusione il ritorno con i Take That. La band si riunì al gran completo, per un breve periodo; insieme producono Progress.

Nel 2011 pensarono ad una riedizione intitolandola Progressed. Uno dei singoli estratti fu When We Were Young; un successo annunciato, proprio come quello che continua a ‘glorificare’ Robbie Williams fino ad oggi. Come quando nel febbraio 2019 Williams pubblicò Under the Radar Vol. 3, mentre in marzo iniziò il suo primo residency show, Robbie Williams: Live in Las Vegas, al Wynn Theater di Las Vegas. La prima tournée del cantante negli Stati Uniti in 20 anni; tutto sold-out. Impossibile non essere entusiasti per lui, sia che siate giovani teenager degli Anni ’90, sia che non lo siate, perché dopo tutto, Robbie Williams “Will you survive, You must survive“.

LEGGI ANCHE: Piero Pelù, i 60 anni del “Toro Loco” attraverso le sue canzoni