Il ritratto e l’autoritratto fotografico rappresentano una testimonianza del processo di affermazione del sé. Ma anche la ricerca e conquista di una nuova identità sociale. E in merito alla mostra che avrà luogo a Trieste dal 19 marzo al 26 giugno 2022 al Magazzino delle Idee, si avrà modo di conoscere da vicino l’identità delle artiste del Novecento e dei primi anni del nuovo secolo.

La mostra fotografica: i luoghi di confronto

 Io, lei, l’altra – Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste a cura di Guido Comis in collaborazione con Simona Cossu e Alessandra Paulitti. Prodotta e organizzata da ERPAC, Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia. L’esposizione ripercorre, attraverso novanta opere, la fotografia degli ultimi cento anni. Permette inoltre di valutare la nuova concezione della donna e il suo ruolo attraverso una successione di straordinarie immagini. Da Wanda Wulz a Cindy Sherman, da Florence Henri a Nan Goldin.

Zanele Muholi, Basizeni II, Parktown, 2016, ©Zanele Muholi, Collezione privata, Roma

I ritratti e gli autoritratti sono luoghi di confronto, ma anche di conflitto fra espressioni diverse dell’identità. A forme convenzionali di rappresentazione si contrappongono nuovi modi di esprimere la propria personalità. I ruoli consolidati della rappresentazione della donna, le pose ripetitive mutuate dai ritratti tradizionali cedono spazio a modalità di espressione inedite.
Da modella al servizio di un artista la donna si trasforma in figura attiva e creativa. Ai ritratti eseguiti da uomini – come Man Ray, Edward Weston, Henry Cartier-Bresson, Robert Mapplethorpe, solo per citare alcuni dei fotografi presentati in mostra – si accostano ritratti e autoritratti di donne artiste e fotografe, tra cui Wanda Wulz, Inge Morath, Vivian Maier, Nan Goldin, Cindy Sherman, Marina Abramović.

Quando l’autore non è altro che il soggetto stesso

Il rapporto fra soggetto e autore della foto contribuisce alla stratificazione dei significati e arricchisce le possibilità di interpretazione. Se l’intuito ci porta a pensare che le autorappresentazioni offrano un’immagine dell’autore più autentica rispetto ai ritratti eseguiti da altri, le opere raccontano una storia spesso diversa. In questo caso, le donne dimostrano di saper imporre la propria personalità a colui che sta dall’altra parte dell’obiettivo. Allo stesso tempo i fotografi rivelano una straordinaria capacità nell’interpretare il carattere di chi sta loro di fronte.

Marina Abramović, Nude with a Cut Star, 2005, © Marina Abramović, Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli

Leonor Fini, la marchesa Luisa Casati, Meret Oppenheim si servono dell’obiettivo dei colleghi uomini per esprimere tutto il loro fascino e la loro forza seduttiva. Florence Henri, Francesca Woodman e Nan Goldin al contrario, puntano su di sé l’obiettivo della macchina fotografica per rivelare a loro stesse e a chi le osserva aspetti celati della propria personalità, mettendo in scena, in alcuni casi, le proprie debolezze.

La donna al centro di una ricerca: il punto di vista fotografico e culturale

La mostra è suddivisa in sezioni, ognuna delle quali rende conto di una diversa forma di rappresentazione dei ruoli che le donne interpretano nelle fotografie. La sezione Artiste e modelle è dedicata alle donne che sono state creatrici e allo stesso tempo hanno prestato i loro volti e i loro corpi per opere altrui. È il caso di Meret Oppenheim, Tina Modotti, Dora Maar. La sezione intitolata Il corpo in frammenti raccoglie invece gli autoritratti che restituiscono immagini di corpi parziali. Riflessi in specchi fratturati, con l’epidermide percorsa da linee che ne interrompono l’integrità. Come se in ciò si rispecchiasse la difficoltà di rappresentarsi.

I ritratti degli Anni Settanta che hanno per protagoniste Valie Export, Jo Spence e Renate Bertlmann mimano ironicamente l’immagine tradizionale della donna come madre, donna di casa o oggetto sessuale. Una, nessuna e centomila raccoglie gli autoritratti delle artiste che, da Claude Cahun a Cindy Sherman, hanno utilizzato il proprio corpo per interpretare attraverso mascheramenti identità o stereotipi diversi. Un’altra sezione affronta il tema degli stereotipi nella rappresentazione dalle identità culturali e sessuali. Un’altra ancora a quelli nella definizione dei canoni di bellezza. Mentre alcune fotografie sono dedicate ad artiste accanto a proprie creazioni come nel caso del celeberrimo ritratto di Louise Bourgeois eseguito da Robert Mapplethorpe.

Lionel Pasquon, Anne Leibowitz, 25 maggio 1993, (1993). Collezione privata

Va infine segnalato che l’esposizione Io, lei , l’altra si inserisce in un progetto avviato dalle istituzioni culturali afferenti l’ERPAC dedicato al tema dell’autoritratto e del ritratto in una prospettiva storico-artistica che spazia dal rinascimento fino ai giorni nostri. A partire dal mese di maggio avrà luogo a Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia la mostra Riflessi, che svilupperà il tema del ritratto attraverso prestiti da numerose istituzioni europee mentre alla Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan si terrà l’esposizione Artista + Artista che vedrà riuniti interventi di ricerca di artisti legati al Friuli Venezia Giulia.

Catalogo

La mostra è accompagnata dal catalogo Io, lei l’altra – Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste edito da Skira con immagini di tutte le opere esposte e testi di approfondimento di Guido Comis, Anne Morin, Giampiero Mughini, Anna D’Elia, Laura Leonelli e Alessandra Paulitti.

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