Guerra in Ucraina, il mondo dello sport prende posizione contro Putin. Anche gli atleti russi chiedono Pace

San Pietroburgo perde la finale di Champions e Sochi il GP di F1. Ma non solo si moltiplicano i messaggi per la pace

No war please ha scritto il tennista russo, n. 7 del mondo Andrey Rublev sulla telecamera poche ore fa come messaggio post semifinale vinta nella lontana Dubai. Ma non è il solo. Molto sta accadendo in queste ore a causa della guerra in Ucraina anche nel mondo dello sport. Le prime dichiarazioni a fare il giro del mondo sono state quelle dell’ex Ct della Nazionale ucraina di calcio Andriy Shevchenko ieri. E a stretto giro sono arrivate anche quelle di altri sportivi del paese attaccato dal Cremlino.

“Tutto il mondo libero deve sapere che ora soltanto l’Ucraina si frappone tra loro ed un regime folle!”. Ha twittato Aleksandr Dolgopolov (anche lui ex tennista) – “Europa, Stati Uniti, Gran Bretagna e tutti gli altri, si facciano avanti. Abbiamo bisogno di aiuto“. Ha infine proseguito prima di pubblicare il video qui sotto dove si vedono le luci della guerra in corso:

Anche la collega ucraina Elina Svitolina, che ha sposato il francese Gael Monfils, è preoccupata per il suo popolo e chiede aiuto per fermare la guerra con l’hastag #nowarukraine

Serhij Stakhovsky sempre su Twitter ha sottolineato: “Vorrei incoraggiare tutti i miei amici nel mondo a fare pressione sui vostri governi, convincendoli a sostenere l’Ucraina con tutti i mezzi necessari. Per cacciare fuori dai loro paesi tutti i diplomatici e gli oligarchi russi. Se l’Ucraina cadrà, l’Europa sarà la prossima.“.
Non si tira indietro neppure Daniil Medvedev che lunedì prossimo sarà il nuovo n.1 del tennis mondiale, ma che da russo pubblicamente in conferenza stampa ha dichiarato nettamente: “Come tennisti noi promuoviamo la pace in tutto il mondo. Sono stato in tanti paesi diversi fin da quando ero juniores e non è facile per me sentire tutte queste notizie. Io sono per la pace“.

 

Calcio, Finale di Champions: per la guerra si sposta da San Pietroburgo a Parigi

Ma sono tante anche le azioni che in questi ultime ore stanno investendo le manifestazioni sportive. Dalle partite di Eurolega con le squadre russe saltate nell’ultimo turno, alla FIGC che annuncia la sua forma di protesta: l’inizio dei match in ritardo di 5 minuti.
La più importante è senza dubbio quella che riguarda la decisione della UEFA: la finale di Champions League si disputerà a Parigi, e non a San Pietroburgo, come previsto inizialmente, il prossimo 28 maggio alle ore 21. Sarà dunque lo Stade de France, nel sobborgo parigino di Saint-Denis, ad ospitare il match più importante della stagione calcistica.

La stessa UEFA ha poi ringraziato il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, per il suo sostegno personale e il suo impegno nel trasferire la partita più prestigiosa del calcio europeo per club in Francia in un momento di crisi senza precedenti. Assieme al governo francese, la UEFA sosterrà pienamente gli sforzi in atto per garantire il soccorso ai calciatori e alle loro famiglie in Ucraina, dove affrontano terribili sofferenze umane, distruzione e sfollamento“. Il Comitato Esecutivo UEFA ha anche deciso che i club e le Nazionali russe e ucraine che gareggiano nelle competizioni UEFA “dovranno giocare le partite casalinghe in sedi neutrali fino a nuovo avviso“, come precisa una nota della stessa organizzazione.

F1: GP di Sochi addio e rimozione degli sponsor russi sgraditi

L’altra notizia sportiva arrivata a causa dell’attacco russo è la cancellazione del Gp di F1 in programma il prossimo 25 settembre a Sochi. Come ha spiegato la nota della Federazione: “Il campionato mondiale di F1 fa tappa in tutto il mondo con l’obiettivo di unire i popoli. Stiamo assistendo a sviluppi in Ucraina con profonda tristezza e sincero shock, ci auguriamo una rapida e pacifica svolta. Giovedì sera si è tenuta una riunione per stabilire quale fosse la posizione del nostro sport. Tutti i partecipanti sono giunti alla conclusione che in queste circostanze è impossibile disputare il Gran Premio di Russia“.
In effetti alcuni piloti avevano preso posizione nettamente ben prima della decisione ufficiale, come ha fatto il tedesco ex ferrarista ora all’Aston Martin, Sebastian Vettel, : “Io comunque non andrò in un paese governato da un uomo folle che scatena una guerra assurda“.
E poi c’è la questione dello sponsor e pilota russo del team americano Haas, sovvenzionato come main sponsor da Uralkali, azienda mineraria russa. Nella terza giornata dei test a Barcellona ha rimosso la presenza del suo sponsor principale. E’ ancora alla guida invece il pilota Nikita Mazepin, figlio di un oligarca, azionista propro della compagnia mineraria moscovita.
Exit mobile version