Il mondo dell’arte vuole la Pace in Ucraina: musei, centri culturali e istituzioni contro la guerra
Elena Kovalskaya, Marina Abramović sono solo alcuni dei nomi che hanno espresso in maniera chiara il loro pensiero
Il 24 febbraio del 2022 si è trasformata in una data tragicamente storica. l‘Ucraina si sveglia sotto i bombardamenti. Alle 4 del mattino, ora italiana, le 6 ora di Mosca, le truppe russe sono entrate in territorio ucraino segnando ufficialmente l’inizio della guerra. La follia bellica che non può non toccare tutti da vicino; come Occidente, ma prima di tutto come essere umani, come cittadini del mondo. Lo ha detto anche Papa Francesco durante l’Angelus del 27 febbraio scorso: “Chi fa la guerra dimentica l’umanità“; e appare aberrante chiudere gli occhi difronte a quanto sta accadendo.
Lo ha espresso chiaramente anche il mondo dell’arte; che attraverso proteste e appelli da parte di artisti, musei e istituzioni ha dichiarato apertamente la sua posizione contro la guerra. Dall’artista serba Marina Abramović, alla direttrice del teatro di Mosca Elena Kovalskaya, fino alla direttrice d’orchestra ucraina Oksana Lyniv, sono tanti gli artisti che hanno espresso nettamente la loro posizione.
Artisti contro la guerra
“L’attacco all’Ucraina è un attacco all’intera umanità“, con il volto serio e segnato dal forte dramma l’artista serba Marina Abramović esprime la sua disapprovazione totale nei confronti della guerra. E da Mosca, come riporta l’Ansa, la direttrice del Teatro Statale, Elena Kovalskaya, ha annunciato le sue dimissioni dichiarando: “Non si può lavorare per un assassino“. Un pensiero unanime attraversa il mondo dell’arte, che chiede la pace e che “Nessuno taccia” come scrive la direttrice d’orchestra ucraina Oksana Lyniv. Perché è impossibile restare in silenzio quando il mondo piange.
Con le bombe che squarciano il cielo di Kiev e diffondono terrore tra le donne, gli uomini e i bambini, l’arte e la cultura vogliono dare voce a quel grido d’aiuto che proviene dalle vittime. Musei, centri culturali, centri istituzionali si sono illuminati in questi giorni di giallo e di blu; i colori della bandiera ucraina. E la solidarietà continua a crescere da parte di artisti che singolarmente lanciano i loro appelli di pace; l’arte si unisce e grida forte il suo “No!” alla guerra.
Visualizza questo post su Instagram
Proteggere le origini anche sotto le bombe
Dopo l’attacco russo l’Ucraina ha annunciato la chiusura dei musei. A Kiev, nel Museo Nazionale di storia dell’Ucraina, i dipendenti hanno, con coraggio, lavorato per mettere in salvo i reperti più preziosi. Si legge su Ansa che Olesia Ostrovska-Liuta, che sempre a Kiev gestisce l’Arsenale, uno dei più grandi musei d’arte d’Europa ha scritto: “Dobbiamo proteggere le opere d’arte di artisti importanti per la nostra storia europea condivisa e la storia dell’Ucraina: opere di Kazimir Malevich, Vasyl Yermylov, Alexander Bogomazov, e Anatol Petrytsky, e Viktor Zaretsky, per citarne solo alcuni“.
L’orrore delle bombe non annienta la speranza di conservare le proprie origini e la propria storia; ma le parole di Olesia Ostrovska-Liuta svelano la tragedia e il terrore di quanto accade. “Noi teniamo duro ma mentre scrivo qui cadono le bombe, molti dei miei colleghi sono rifugiati negli scantinati“. E se i missili cadono e gli spari non si arrestano, c’è chi continua a proteggere l’arte con il coraggio di combattente; ad Odessa, sul mar Nero, il Museo dell’Arte Orientale e Occidentale, che contiene una straordinaria e unica collezione d’arte europea, è stato circondato dal filo spinato. Sono in tanti coloro che stanno lavorando per mettere in salvo, almeno, le opere più preziose; nel tentativo di tutelare un patrimonio inestimabile.
Visualizza questo post su Instagram
La campagna per l’Ucraina
Tra le rinunce all’arte e alla cultura anche quella che prevedeva la partecipazione dell’Ucraina alla Biennale d’Arte di Venezia; impossibile continuare ad allestire il padiglione per il paese sotto assedio. Per quanto riguarda la Russia, invece, non sono ancora chiare le posizioni dell’Italia e della Biennale in merito all’evento. Al di là di questa incognita, il mondo dell’arte continua con le sue ondate di solidarietà; da ogni parte arrivano gesti espliciti di ripudio alla guerra. Cori unisoni che parlano degli orrori, delle vittime, delle stragi; non c’è differenza di colore, di nazionalità, di pensiero, tutti sono uniti e gridano contro la guerra.
Il Ministero della Cultura ha lanciato la campagna con gli hashtag #cultureunitestheworld e #museumsagainstwar; ad essa hanno aderito, musei, centri archeologici e culturali di tutta l’Italia. Paestum all’Archeologico di Venezia, gli Uffizi, il Vittoriano, la Galleria Borghese alla Reggia di Caserta; colombe e ramoscelli d’ulivo simbolo di pace si alzano a stendardo di questa campagna. E poi anche gli archivi e le biblioteche si illuminano per lanciare il loro grido di protesta contro la guerra; l’archivio di Stato di Napoli posta il manifesto dell’Assemblea Mondiale della Pace che si è tenuta ad Helsinki nel 1955; la biblioteca di Brera offre online la sua collezione di libri ai bambini dell’Ucraina.
Il Maxxi di Roma ha annunciato che devolverà gli incassi di domenica 27 febbraio e di domenica 6 marzo, al fondo costituito da UNHCR Unicef e Croce Rossa per l’emergenza umanitaria in Ucraina. E come ha ricordato, ancora, Papa Francesco durante l’Angelus del 27 febbraio: “L’Italia ripudia la guerra“; è scritto nella Costituzione. Ed questo lo slogan che anima queste campagne di solidarietà dell’arte contro la guerra; perché il mondo ripudi la guerra in ogni sua forma e in ogni suo aspetto.
LEGGI ANCHE: Angelus 27 febbraio, Papa Francesco e l’appello per l’Ucraina “Chi fa la guerra dimentica l’umanità”