“L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte. L’invasione russa segna una svolta decisiva nella storia europea.” Così oggi 1 marzo il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in Senato. “Molti si erano illusi che la guerra non avrebbe avuto più spazio in Europa – ha sottolineato – L’aggressione della Russia all’Ucraina ci riporta indietro di oltre ottant’anni“. “Si tratta di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme“. Il premier ha detto anche che in ogni caso “è essenziale mantenere aperta la via del dialogo. Auspichiamo il successo di questo dialogo anche se siamo realistici sulle sue conseguenze“.

Lo stato di emergenza umanitaria

Stato d’emergenza umanitaria per l’Ucraina e stato d’emergenza Covid sono cose diverse e non collegate ha chiarito Draghi nel suo intervento. “Nel Consiglio dei ministri di ieri abbiamo stanziato 10 milioni di euro per assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina. Per farlo si è dichiarato uno stato di emergenza umanitaria, che durerà fino al 31 dicembre e che ha esclusivamente lo scopo di assicurare il massimo aiuto dell’Italia all’Ucraina“. Lo stato di emergenza Covid terminerà, invece, il 31 marzo.

Draghi raddoppia i soldati in Romania

Le scelte della Russia, in particolare “il ricatto” del ricorso ad armi nuclearici obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili“. La risposta deve essere “ferma, rapida e unitaria. Tollerare una guerra di aggressione vorrebbe dire mettere a rischio in maniera irreversibile la sicurezza e la pace in Europa, non possiamo lasciare che questo accada“, ha dichiarato il premier. Al presidente ucraino Zelensky l’Italia ha ribadito supporto. “A un popolo che si difende non è possibile rispondere solo con atti di deterrenza“, ha affermato poi il Presidente del Consiglio. Le forze militari italiane schierate in Romania saranno raddoppiate, “l’Italia è pronta con un primo gruppo di 1.400 militari ed un secondo di 2.000“.

Foto Twitter @MinisteroDifesa

Torna l’idea dell’esercito europeo

L’Europa ha dimostrato enorme determinazione nel sostenere il popolo ucraino. Nel farlo, ha assunto decisioni senza precedenti nella sua storia come quella di acquistare e rifornire armi a un Paese in guerra“, ha ricordato Draghi. “È necessario procedere spediti sul cammino della difesa comune, per acquisire una vera autonomia strategica, che sia complementare all’Alleanza Atlantica“. “La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo fatto finora. Possiamo scegliere se farlo a livello nazionale, oppure europeo. Il mio auspicio è che tutti i Paesi scelgano di adottare sempre più un approccio comune“.

Profughi ucraini alla frontiera con la Romania

Draghi: “Quattro milioni di profughi

La situazione umanitaria in Ucraina è sempre più grave“, ha detto ancora Draghi. Secondo le stime che il premier ha fornito, si prevedono in “18 milioni il il numero di persone che potrebbe necessitare di aiuti umanitari nei prossimi mesi. Gli sfollati interni potrebbero raggiungere una cifra tra i 6 e i 7 milioni e mezzo e i rifugiati tra i 3 e i 4 milioni“. Il premier ha quindi precisato che “sono stimate in circa 400mila le persone che hanno lasciato l’Ucraina in direzione dei paesi vicini“. E che “al G7 ho detto che l’Italia farà di tutto per aiutare i paesi vicini nel dramma di questa gigantesca migrazione“.

Primi aiuti umanitari dall’Italia

Draghi ha parlato anche di “110 milioni di euro per Kiev” e di “un primo contributo di 1 milione di euro per la Croce rossa” unitamente all’invio di “4 tonnellate materiale sanitario“. “Lo straordinario afflusso di rifugiati che ha già incominciato ad arrivare dall’Ucraina, ci obbliga a rivedere le politiche d’immigrazione. In passato, l’Unione si è dimostrata miope (…). L’Italia è pronta a fare la sua parte per ospitare chi fugge dalla guerra, e per aiutarlo a integrarsi nella società. I valori europei dell’accoglienza e della fratellanza devono valere sempre“.

LEGGI ANCHE: Kiev: l’assedio dei russi. Ue, 18 Paesi su 27 riforniscono l’Ucraina di armi