Da punto di vista sanitario, sostengono alcuni esperti, la guerra in Ucraina potrebbe rappresentare l”innesco’ di una nuova e imprevedibile fase epidemica di Covid-19 in quel paese. Con rischi anche per il resto dell’Europa.

Ne ha parlato, in un’intervista all’agenzia Ansa, l’epidemiologo Cesare Cislaghi. In Italia, intanto, scende al 16% (-1% in 24 ore) la percentuale di posti letto in area non critica occupati da pazienti Covid. Si tratta di un valore che, esattamente un anno fa, toccava il 30%. L’occupazione di posti letto nelle terapie intensive è invece ferma al 7%, a fronte del 25% che si registrava 12 mesi fa. Lo indicano i dati del monitoraggio dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

Le zone a rischio Covid in Europa il 24 febbraio 2022. Foto Twitter @ECDC_EU

Contagi, gennaio 2022 il mese peggiore

A fronte di questi dati, il mese del gennaio scorso è stato quello peggiore degli ultimi due anni, ovvero di tutto il periodo della pandemia di Covid fino a oggi. Con quasi metà dei contagi totali registrati in Italia. Il rapporto Iss-Istat rivela che, a causa di Omicron, il 42% di casi degli ultimi due anni si è registrato nei primi 30 giorni del 2022. Come si spiega? Probabilmente a causa dell’impatto della variante Omicron, molto più contagiosa delle precedenti. Nel nostro Paese i contagiati da Omicron sono stati 4,5 milioni di casi nel solo mese di gennaio 2022, a fronte dei quasi 11 milioni di contagiati in totale. E ciò in presenza di un’ampia vaccinazione di massa, ora anche con il Novavax.

Ma il settimo rapporto dell’Istituto superiore di sanita e dell’Istat fornisce indicazioni importanti anche sulle vittime del Covid. Al 31 gennaio scorso erano 145.334: più della metà di quelle decedute nel 2020. Da inizio pandemia, si legge nel rapporto, “l’eccesso di mortalità totale, rispetto alla media 2015-2019, è stato di 178 mila decessi. Con gran parte dell’eccesso del 2021 che è stato osservato nel primo quadrimestre quando la copertura vaccinale era ancora molto bassa“.

Ansia e depressione da Covid

Solo nel primo anno della pandemia di Covid-19 è aumentata del +25% la prevalenza globale di ansia e depressione, secondo un rapporto pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Un boom di disturbi, cresciuti dunque di un quarto, che rappresenta però “soltanto la punta dell’iceberg“, avverte il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. A parte le segnalazioni ufficiali preoccupa infatti il sommerso, ma già le informazioni disponibili devono suonare come “un campanello d’allarme per tutti i Paesi – esorta Ghebreyesus – a dedicare maggiori attenzioni alla salute mentale e a migliorare gli interventi” per proteggerla e promuoverla.

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