Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura, la mostra a Galleria Borghese
A più di trent'anni dall'ultima grande esposizione italiana, la prima di una serie di percorsi internazionali dedicati al Maestro del Seicento
Galleria Borghese inaugura la prima di una serie di mostre internazionali dedicate a Guido Reni. Il percorso espositivo prende il nome di Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura; e arriva dopo più di trent’anni dall’ultima grande esposizione italiana dedicata a questo grande artista.
La Capitale propone un altro evento artistico dedicato ad uno dei più grandi Maestri del Seicento Italiano; Galleria Borghese ospita la mostra Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura, partendo dal ritrovato dipinto dell’artista dal titolo Danza Campestre (datato 1605 ca); il quadro è tornato da un anno a fare parte della collezione del museo e permette di ricostruire i primi anni della ‘vita romana’ di Reni.
Dal 1° marzo al 22 maggio 2022 la Città Eterna offre la possibilità di ammirare le opere di un artista a cui saranno dedicate una serie di mostre internazionali; quest’ultime prendono avvio proprio da quella di Roma a Galleria Borghese. A curare l’esposizione, che torna dopo più di trent’anni in Italia, Francesca Cappelletti.
Danza Campestre
Dopo trent’anni dall’ultima esposizione italiana dedicata al Maestro del Seicento, torna una serie di mostre internazionali dedicati a Guido Reni. A Galleria Borghese si inaugura il 1° marzo Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura; un percorso espositivo che sarà visitabile fino al 22 maggio 2022. Come spiega bene la nota che diffonde il nuovo progetto artistico, la mostra ruota attorno al ritrovato dipinto di Reni Danza campestre; da un anno il quadro è tornato a far parte della collezione del museo e rappresenta un: “Tassello fondamentale per ricostruire i primi anni del soggiorno romano dell’artista“.
Il dipinto in questione è appartenente alla collezione del cardinale Scipione Borghese; citato negli antichi inventari sin dall’inizio del Seicento. Il quadro fu venduto nell’Ottocento, prima disperso, e poi ricomparso nel 2008 sul mercato antiquario londinese come anonimo bolognese; dopo le opportune verifiche è stato finalmente riacquistato dalla Galleria Borghese nel 2020. Danza Campestre oltre a rappresentare un importante contributo per il patrimonio storico del museo di Roma è un grande esempio della committenza Borghese per Guido Reni; inoltre, in dipinto, offre l’opportunità di riflettere sul rapporto del pittore con i paesaggi e la vita campestre: “Finora ritenuti estranei alla sua produzione“.
I dettagli della mostra
Come tiene a sottolineare la nota stampa che presenta la mostra, Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura prova a ricostruire i primi anni del soggiorno romano dell’artista; attraverso l’esposizione di oltre 30 opere, che partono dall’interesse di Reni per la pittura di paesaggio in rapporto ad altri pittori operanti a Roma nel primo Seicento, si evidenzia lo studio dell’artista per l’antico e il Rinascimento. Fino a notare anche lo “stordimento” rispetto alla pittura di Caravaggio che Guido Reni ha conosciuto e frequentato.
La curatrice della mostra, Francesca Cappelletti commenta: “La mostra, nata intorno al nostro nuovo dipinto, il numero 609 della raccolta, ricostruisce il primo soggiorno di Guido Reni a Roma: non possiamo definirlo un percorso di formazione giovanile perché il grande artista arriva a 26 anni, per curiosità e alla ricerca di nuove occasioni, ma sull’onda di una carriera brillante in patria. Era un pittore che già sapeva troppo, come pare avesse a dire di lui Annibale Carracci, e che a Roma resta un isolato di grande successo. Cosa gli ha dato questa città e cosa vi ha lasciato è la storia che vogliamo raccontare e di cui la mostra è solo il punto di partenza. Al catalogo si affiancherà un itinerario sui luoghi romani di Guido, perché il visitatore possa scoprire chiese e musei che conservano altre opere del nostro pittore e collegare la Galleria alla città, osservare gli affreschi, andare oltre gli anni del soggiorno romano, capire la fortuna critica dell’artista e le radici della leggendaria perfezione, che gli viene attribuita“.
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