Nella guerra in Ucraina un altro fronte che si apre per l’isolamento della Russia è quello spaziale. L’agenzia russa Roscosmos informa che nella base di Baikonur in Kazakistan è stato rimosso il razzo Soyuz-2 che doveva portare in orbita in queste ore 36 satelliti della costellazione OneWeb.

Una ‘comunità’ di satelliti per le connessioni internet slegate da quelle terrestri. La società OneWeb, con base nel Regno Unito, ha sospeso i suoi accordi con Roscosmos.

L’Europa, inoltre, ha sospeso tutti i suoi lanci delle Soyuz, tanto da Baikonur come dal Centro spaziale di Kourou (Guyana francese). E la Germania ha spento il suo telescopio installato a bordo di un satellite russo, in segno di protesta contro l’invasione dell’Ucraina. Intanto a Mosca il Parlamento ha approvato una modifica del Codice penale, per contenere la diffusione di presunte fake news sulle operazioni dell’esercito russo. La nuova legge, approvata dalla Duma all’unanimità, introduce la responsabilità criminale per “la diffusione di false informazioni sulle forze armate russe“. E prevede, in base alla gravità del reato, multe e anche la prigione fino a 15 anni di carcere.

Il Governo russo ha già ristretto l’accesso a numerosi media indipendenti russi, che stanno coprendo la guerra in Ucraina, mostrandone il vero volto. Si tratta di media anche stranieri e celebri al livello planetario. Come i siti della Bbc inglese, dell’agenzia indipendente Meduza, della tedesca Deutsche Welle. E del sito web in lingua russa, fondato dagli Usa, Radio Free Europe/Radio Liberty, Svobod. Una misura che si aggiunge alla chiusura nei giorni scorsi di emittenti e testate che criticano l’invasione dell’Ucraina.

Le testate già sotto la scure della Russia

A Mosca in questi giorni la televisione indipendente Dozhd ha sospeso oggi l’attività. Lo ha annunciato la sua direttrice generale, Natalia Sindieieva. La Procura generale aveva chiesto la chiusura del sito il primo marzo e negli ultimi due giorni le trasmissioni erano visibili solo su Youtube. La stessa Novaja Gazeta, il giornale diretto dal Premio Nobel per la Pace 2021, Dmitry Muratov, ha chiesto ai lettori, dal suo account Twitter, di iscriversi alla newsletter via mail, prima che non sia più possibile collegarsi.

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Addio a Radio Eco di Mosca

E c’è un caso particolare. Perché anche la radio Ekho Moskvy (Eco di Mosca), nota per lo spirito critico nei confronti del Governo russo, cessa le sue attività. “La maggioranza del Cda di Ekho Moskvy ha preso la decisione di sciogliere la radio e il sito internet“, ha scritto sul proprio profilo Telegram il direttore Alexei Venediktov. Si tratta di un’emittente storica, costretta a chiudere dopo la denuncia del Cremlino a causa della copertura dell’invasione dell’Ucraina. Non solo. Nie giorni passati Dmitry Muratov aveva fatto un appello a Google perché ripristinasse la raggiungibilità dell’emittente sul web, cancellata perché fra i suoi azionisti c’è Gazprom, il colosso petrolifero dello Stato russo.

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