Lucio Battisti, storia di un artista immortale e del suo ‘canto libero’
Avrebbe compiuto il 5 marzo 79 anni, il cantautore che ha scritto pagine indimenticabili della musica italiana
Il 5 marzo del 1943 nasceva uno dei cantanti più iconici della musica italiana: Lucio Battisti; che con i suoi testi ha fatto emozionare, cantare e sognare un’infinità di generazioni. Spentosi troppo presto, nel 1998 all’età di 55 anni, di lui resta un ricordo immortale che passa attraverso le sue canzoni profonde e la sua interpretazione, praticamente, inimitabile.
Avrebbe compiuto 79 anni oggi, 5 marzo 2022, Lucio Battisti; ma la sua vita si è spenta a causa di una malattia il 9 settembre del 1998. Di lui, però, resta un’eredità che non conosce confini generazionali e che ha concesso al patrimonio musicale italiano un arricchimento inestimabile. Discreto, così come la sua voce, profondo così come l’intensità che dava alle sue canzoni.
Una carriera fatta di grandi successi e segnata da un binomio artistico che possiamo considerare imprescindibile: quello con Mogol. Insieme i due artisti hanno regalato testi che hanno fatto la storia e che ancora oggi, a distanza di decenni, possiamo considerare attuali; per il modo in cui raccontano l’amore, le emozioni, la speranza e la vita.
Lucio Battisti: l’anima di tutte le generazioni
Attorno al fuoco di un falò, nei giardinetti o al parco con gli amici, chi non ha mai cantato quell’inno alla fanciullezza e al cambiamento dato dalla crescita? Quelle parole pronunciate con innocenza nel ricordo di quelle “Bionde trecce e gli occhi azzurri e poi, le tue calzette rosse“; fuori da ogni confine generazionale, La canzone del sole (brano del 1971), anzi, abbraccia tutte le generazioni, facendosi stendardo di quella spensieratezza che con gli anni muta, ma che ci fa venire la voglia di cantare a squarciagola, per urlare ad alta voce: “Oh mare, Oh mare nero…“. Ed è per questo che Lucio Battisti ha attraversato gli anni, giungendo fino ad oggi.
Lucio Battisti nasce in provincia di Rieti, a Poggio Bustone, il 5 marzo del 1943, e alla sua terra rimase sempre legato, anche dopo il successo, anche quando divenne un artista di fama internazionale. Perché, infondo, alla semplicità il cantautore rimase sempre legato, nella riservatezza del suo privato, che lo accompagnò fino alle ultime ore della sua vita. Del resto non sono mai serviti grandi gesti e manifestazioni di grandezza, perché la sua passione per la musica e il suo talento furono sempre evidenti.
Il sodalizio con Mogol
La passione per la musica accompagna Lucio Battisti fin dai primi anni della sua vita; inizia come chitarrista di complessi che si esibivano nei locali e questo lo portò a suonare anche in Germania e Olanda. Ma il suo sogno più grande era di esprimere anche attraverso il canto il suo amore per la musica; quindi decise di lasciare i complessi e dedicarsi alla carriera da solista. Decisivo, in tal senso, fu l’incontro che forse gli cambiò la vita: quello con il paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol.
Quello con Mogol fu un sodalizio che durerà per circa un ventennio dal quale nasceranno capolavori considerati un patrimonio del cantautorato italiano. Un binomio che durerà dal 1966, con un primo singolo che si intitolava Dolce di giorno fino alla conclusione con Una giornata Uggiosa, pubblicata nel 1980. Battisti dava un’interpretazione unica e naturale ai testi; criticato anche il suo stile non scolastico, lontano dai classici della musica, ma capace di creare una metrica personale. Mogol componeva di getto e Lucio Battisti interpretava con una magnifica spontaneità.
Una carriera in ascesa
Nel 1969 è a Sanremo con il brano Un’avventura; si classifica al nono posto, una posizione che poco rende giustizia al successo che il brano ebbe. Lo stesso anno vince il Festivalbar con Acqua azzurra, acqua chiara; ed è proprio in quell’anno che nasceva la Numero Uno, l’etichetta discografica fondata da Battisti, Mogol, il produttore Colombini ed altri artisti. Sotto questo nome sono nate alcune tra le canzoni più celebri di Battisti, tra cui Anche per Te brano nel quale Battisti cantava con una profondità struggente: “Anche per te vorrei morire ed io morir non so. Anche per te darei qualcosa che non ho“.
Sono tanti i brani di Lucio Battisti che attraversano i confini nazionali e sbarcano in America conquistando posizioni in classifica sempre più alte. Ma questo non trasforma Lucio Battisti che, nonostante tutto, non abbandona la sua personalità da ‘uomo semplice’ ma con un mondo immenso da raccontare. Raccontava la vita di ogni giorno, senza fronzoli, fatta di alti e anche di tanti bassi; così come in Giardini di Marzo, dove con una dolce sofferenza racconta l’infanzia difficile di Mogol di quel carretto che passava e gridava “Gelati“, di come i soldi finissero prima della fine del mese e di come quel vestito della madre, usato giorno dopo giorno, non avesse i fiori appassiti.
Gli ultimi anni di Lucio Battisti
Criticato, a volte, per una voce che non aveva acuti improponibili o estensioni da brividi; ma poco importano i virtuosismi, quando l’intensità restituisce tutta l’emozione e le sensazioni più profonde. Lucio Battisti ha impresso una svolta decisiva al pop-rock italiano; ha innovato la forma della canzone classica e melodica. Ha saputo esplorare argomenti inusuali, come l’infedeltà e la passione amorosa; ma soprattutto ha emozionato. Dopo un fiume di successi, come Fiori rosa fiori di pesco, Anna, 29 Settembre, Pensieri e Parole (solo per citarne alcune) il sodalizio Battisti-Mogol si scioglie nel 1980 con l’ultimo atto segnato dal brano Una giornata uggiosa, dove quasi ‘profeticamente’ Lucio Battisti canta: “Sogno di abbracciare un amico vero. Che non voglia vendicarsi su di me di un suo momento amaro“.
Da quel momento Lucio Battisti si ritira praticamente a vita priva, sottraendosi da fotografi e telecamere dichiarerà: “Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro. L’artista non esiste. Esiste la sua arte“. Negli ultimi anni in cui si affida ai testi prima della moglie Grazia Letizia Veronesi (E già, 1982), poi a Pasquale Panella (Don Giovanni, 1986; L’apparenza, 1988; La sposa occidentale, 1990). Hegel del 1994 è l’ultimo lavoro di Lucio Battisti; il cantante ci lascerà per sempre il 9 settembre del 1998 a causa di una malattia. Nel silenzio, senza scalpore mediatico, con un funerale per pochi intimi a cui “l’amico vero” Mogol sarà presente, il cantautore si spegne, ma il suo “Canto libero” rimarrà per sempre nell’aria.
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