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La Russia sull’orlo della bancarotta. Proteste contro la guerra in Ucraina e arresti a San Pietroburgo

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Altamente speculativo e probabile, a breve termine, di finire in default” il debito sovrano della Russia, secondo l’agenzia Moody’s che ha tagliato il rating da B3 a Ca e ha fornito un outlook negativo. Un giudizio severo che indica che sono poche le possibilità di recupero di capitale e interessi. Nello stesso tempo, mentre a Roma la comunità degli ucraini che vivono in Italia (circa 250mila persone) manifesta per le strade della capitale, a Mosca e a San Pietroburgo continuano i cortei contro la guerra e gli arresti da parte della polizia.

La Russia ha in scadenza, il 16 marzo, le cedole di due titoli di stato in dollari per 117 milioni. Ma, dopo le misure che Mosca ha varato in questi ultimi giorni, i creditori stranieri riceveranno i pagamenti in rubli. Una circostanza che potrebbe non essere sufficiente a evitare un default tecnico. La mossa del Governo russo di pagare i creditori stranieri in rubli, come riferisce l’agenzia di stampa americana Bloomberg, punta proprio a evitare che scatti il default, in sostanza la bancarotta dello Stato. Sebbene poi la valuta locale non sia convertibile per il divieto del Governo di esportare capitali all’estero.

In questo contesto non si fermano le manifestazioni di protesta in Russia. Oggi 6 marzo cortei si sono svolti nuovamente anche a San Pietroburgo, la metropoli in cui è nato Vladimir Putin (si chiamava Leningrado). La polizia non ha esitato ad adoperare metodi brutali di arresto delle persone. Si calcola che siano oltre 8mila, ormai, i cittadini russi arrestati per manifestazioni contro la guerra che fin dai primi giorni del conflitto si sono svolte in molte città del paese.

Mariupol, evacuazione impossibile

In Ucraina, e soprattutto sul terreno di guerra del Donbass, la situazione appare sempre più pesante. “In mezzo a scene devastanti di sofferenza umana a Mariupol, si è interrotto un secondo tentativo dopo quello del 5 marzo di iniziare l’evacuazione di circa 200mila persone dalla città“. Lo ha affermato in una nota il Comitato internazionale della Croce Rossa, che aveva aperto il passaggio dei civili nella città che le forze della Russia hanno accerchiato. Ancora una volta, Mosca e Kiev si sono incolpate a vicenda per la mancata evacuazione delle persone. Secondo le autorità ucraine, i russi hanno continuato a bombardare le zone del passaggio dei civili. I separatisti filorussi del Donbass invece hanno riferito che sono state le forze ucraine a non aver rispettato il cessate il fuoco.

Esplosioni e civili uccisi

Nella mattinata di oggi ci sono stati pesanti bombardamenti da parte della Russia a ovest e a nord-ovest di Kiev e l’impatto delle esplosioni è stato sentito da team della Cnn a Kiev e e nell’area a sud-ovest della città. Ci sarebbero vittime civili, anche bambini. Stesso copione anche nella città di Irpin dove le forze armate russe hanno sparato contro i civili, uccidendone almeno tre. Lo scrive il giornale The Kyiv Independent. Secondo questo media ucraino le truppe russe hanno deliberatamente preso di mira un ponte utilizzato dai civili per evacuare.

Dialogo Turchia-Russia

Continuano intanto gli sforzi diplomatici. Dopo l’iniziativa del primo ministro israeliano, Naftali Bennett, che è andato a Mosca, il presidente della Russia, Vladimir Putin, e quello turco, Recep Tayyip Erdogan, hanno avuto un colloquio telefonico sull’Ucraina. Erdogan ha detto che è necessario “garantire il cessate il fuoco, aprire i corridoi umanitari e firmare il trattato di pace“. Lo rende noto l’agenzia di stampa russa Interfax. Putin, rispondendo al presidente turco Erdogan, ha detto che le operazioni speciali possono essere sospese solo se Kiev cesserà le sue azioni militari. Lo fa sapere il Cremlino, riferisce ancora Interfax.

Putin e Erdogan in una foto di repertorio

LEGGI ANCHE: Angelus 6 marzo, Papa Francesco vicino all’Ucraina: “La Santa Sede è disposta a tutto per la pace”

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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