Avrebbe compiuto 88 anni, mercoledì 9 marzo, Yuri Gagarin (1934-1968), l’astronauta russo che fu il primo uomo della storia a varcare i confini dell’atmosfera.
Il mito dell’uomo nello Spazio, nasce con lui quando a bordo della navicella Vostok, il 12 aprile 1961 varcò i confini dell’atmosfera e un po’ dell’umano. “Guardando la Terra da lontano ti rendi conto che è troppo piccola per i conflitti e abbastanza grande per la cooperazione” diceva. Un messaggio il suo che oggi è ancora drammaticamente importante.
Un anno fa, sessant’anni più tardi, tre missioni internazionali – statunitense, cinese e araba – hanno toccato il suolo di Marte tentando la ‘scalata’ mondiale al Pianeta Rosso per portarvi l’uomo in un futuro non troppo lontano. Yuri Gagarin svolse la sua missione a bordo della navicella Vostok quel 12 aprile 1961, quattro anni dopo il volo nello Spazio, sempre a opera dei sovietici, con la cagnetta Laika, nel 1957, a bordo dello Sputnik. Fu forse quella l’inaugurazione dell’era spaziale moderna: il successo del giovane Yuri, 26 anni, aprì la strada alle missioni umane oltre l’atmosfera terrestre.
Lo scorso 25 febbraio Ricky Arnold, astronauta della Nasa, ha ricordato in un tweet il messaggio di pace che Yuri Gagarin affermò, quando disse: “Guardando la Terra da lontano ti rendi conto che è troppo piccola per i conflitti e abbastanza grande per la cooperazione.” Un messaggio replicato sul suo account dall’astronauta italiano ed ex comandante della Stazione Spaziale Internazionale, Luca Parmitano. Oggi molte cose sono cambiate da quel primo volo che portò Gagarin per quasi 2 ore fra le stelle. L’esplorazione spaziale è considerata impossibile senza un’ampia collaborazione internazionale. Eppure a causa della guerra della Russia in Ucraina tutto rischia di tornare ai tempi della Guerra Fredda. Un salto indietro di decenni. Dei giorni scorsi è la notizia che la società OneWeb, con base nel Regno Unito ha sospeso i suoi accordi con l’agenzia spaziale russa Roscosmos.
“La Terra è bellissima, senza frontiere”
“Vedo la Terra. È blu“. Con queste parole Gagarin sancì l’alba di una nuova era nell’esplorazione spaziale. “Da quassù la Terra è bellissima – aggiunse – senza confini né frontiere”. Partì alle 9:07 fuso orario di Mosca. Il razzo lo portò oltre l’atmosfera facendogli percorrere un’intera orbita ellittica intorno al nostro pianeta, alla velocità di poco più di 27mila chilometri orari. La capsula in cui viaggiò l’astronauta russo aveva un orologio, tre indicatori per gli impianti di bordo e un piccolo mappamondo. Oltre agli oblò da cui ammirare e descrivere per la prima volta in assoluto il pianeta “azzurro“. Il primo volo umano nello Spazio durò meno di due ore, più che sufficienti per passare alla storia.
La Guerra Fredda nello Spazio
Un primato conquistato nel pieno della corsa alla conquista dell’ambiente oltre l’atmosfera terrestre. Una competizione fra superpotenze, che vedeva Stati Uniti e Urss acerrimi rivali. Un evento che, in piena Guerra Fredda, segnò la prova della supremazia dell’Urss sugli Usa. Ma il 20 luglio 1969 gli americani compirono il primo allunaggio dell’uomo, arrivando sul satellite della Terra con la missione Apollo 11. Una rivincita clamorosa. Tuttavia i primati dei russi risalivano a prima di Gagarin. L’Urss aveva mandato un satellite artificiale in orbita intorno alla Terra (Sputnik, nel 1957). E per prima aveva inviato un manufatto sulla Luna (1959), oltre ad animali nello spazio (1954).
La prima donna nello Spazio
A seguito del volo di Gagarin, l’Unione Sovietica intensificò i suoi sforzi per consolidare la sua supremazia e far avanzare la ricerca scientifica. Arrivò così anche il viaggio spaziale della prima donna, Valentina Tereshkova (1963). Due anni più tardi, nel 1965, il cosmonauta Aleksei Leonov, rilasciò una capsula per rimanere sospeso liberamente nello spazio. Fu il primo uomo a compiere un’attività spaziale extraveicolare. Sempre i sovietici furono i primi a circumnavigare la Luna, fotografandone la faccia nascosta e a toccarne il suolo con un robot.
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