Candidare il presidente il presidente Volodymyr Zelensky e il popolo dell’Ucraina al Premio Nobel per la Pace 2022. Questa la proposta che decine di politici di vari paesi d’Europa hanno firmato e indirizzato al Comitato norvegese che assegna il prestigioso riconoscimento.

I firmatari ritengono che bisognerebbe estendere la procedura di nomina del Premio fino al 31 marzo. Al fine di consentire l’inserimento del nome del leader, e del popolo ucraino in quanto tale, nell’elenco ufficiale dei candidati. Il meccanismo per le candidature al Premio Nobel per la Pace 2022 è infatti formalmente chiuso dallo scorso 31 gennaio.

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Foto Twitter @ZelenskyyUa

Ucraina, perché la candidatura al Nobel

Siamo testimoni del coraggio del popolo ucraino che ha resistito a questa guerra condotta contro di loro dalla Federazione Russa” scrivono i firmatari. “Uomini e donne ucraini coraggiosi stanno combattendo per preservare la democrazia e l’autogoverno… Persone in tutta l’Ucraina si stanno sollevando per resistere alle forze dell’autoritarismo… Crediamo che ora sia il momento di mostrare al popolo ucraino che il mondo è dalla loro parte“, si legge nella lettera, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa ucraina Ukrinform.

Chi ha firmato finora

A firmare la lettera, fino a oggi, 36 politici di mezza Europa. Provengono da Paesi Bassi, Gran Bretagna, Germania, Svezia, Estonia, Bulgaria, Romania e Slovacchia. La lettera è aperta alla firma dei leader politici di tutto il mondo fino al 30 marzo prossimo. Secondo gli esperti, tuttavia, la richiesta di violare la procedura di nomina – chiusa appunto dal 31 gennaio scorso – è un caso senza precedenti nella storia del Nobel. Certamente, però, lo è anche la guerra della Russia contro l’Ucraina. Un evento senza precedenti in Europa dalla seconda guerra mondiale. Finora, il Comitato per il Nobel non risposto all’appello dei politici europei.

Dmitry Muratov, Premio Nobel per la Pace 2021

Lo scorso anno sono stati Maria Ressa e Dmitry Muyratov a ricevere il Premio Nobel per la Pace. Maria Ressa è la co-fondatrice di Rappler, un sito di giornalismo investigativo. E “usa la libertà di espressione per esporre l’abuso di potere, l’uso della violenza e il crescente autoritarismo” nelle Filippine, recitava la motivazione del Nobel. Dmitry Muratov è invece il direttore di Novaya Gazeta, il giornale in cui lavorava Anna Politkovskaya, la giornalista russa assassinata il 7 ottobre 2006 da ignoti e di cui si sospetta che Vladimir Putin sia il mandante. Muratov si è rifiutato di abbandonare la politica seguita dal periodico russo, difendendo l’indipendenza e i diritti dei giornalisti e per questo è stato premiato.

Lo scorso 3 marzo il Nobel Muratov è intervenuto sul tema della guerra in Ucraina, il giorno dopo il compleanno di Mikhail Gorbaciov, che il direttore di Novaja Gazeta è andato a trovare in ospedale. “Temo che qualcuno al Cremlino sarà tentato prima o poi di premere il bottone rosso“ ha dichiarato in quell’occasione Dmitry Muratov, riferendosi alla possibile escalation nucleare della guerra in Ucraina. “Ieri ho visitato Michail Gorbaciov in ospedale, ha compiuto da poco 91 anni e non sta bene. Ma mi ha confermato che bisogna fare quanto possibile per fermare la minaccia di una guerra nucleare“, aveva concluso Muratov.

 

Mikhail Sergeevic Gorbaciov

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