L’Europa e la guerra in Ucraina: quale mondo è finito e quale ci aspetta?
Il pericolo di una nuova guerra fredda, la lotta tra democrazia e autoritarismo, il ruolo dell'UE
In Europa sono molti gli esperti a sostenere che questa guerra finirà inesorabilmente per cambiarci più della pandemia. In questi due anni abbiamo abusato dell’uso della parola guerra. Profondamente convinti che non appartenesse più alla nostra realtà, non ci ha spaventato rievocarla nel nostro vocabolario quotidiano per il Covid-19.
L’attacco di Putin del 24 febbraio scorso ha ricordato al mondo la brutalità del conflitto ed ha sancito la fine di un intero ordine mondiale. A crollare non sono stati solo gli edifici delle città ucraine, ma un’intero sistema di consuetudini, valori, regole, trattati, che dagli Anni ’50 del secolo scorso hanno illuso l’Occidente di trovarsi “alla fine della storia”. Quale mondo ci aspetta adesso? Quali probabili conseguenze produrrà il crudele attacco alla sovranità ucraina? Quale ruolo può avere l’UE per la stabilizzazione della pace?
L’ordine mondiale sotto le bombe della guerra in Ucraina
L’ordine mondiale che è stato posto sotto attacco delle bombe russe affondava le sue radici nel 1989. Caduto il Muro di Berlino, l’Europa aveva abbandonato vecchie ideologie e principi che per tutto il Novecento avevano causato guerre e tensioni nel continente. Abbracciare lo sviluppo economico, aprirsi la strada della globalizzazione e procedere verso una maggiore integrazione fra paesi europei diventavano i principali obiettivi da perseguire. Forse perché teatro principale delle due guerre più sanguinose della storia, in Europa più fortemente che nelle altre parti del mondo si verificò un profondo disincanto verso quegli obiettivi di supremazia militare e di manie di potenza delle nazioni. Al suo posto un’inossidabile fiducia nelle organizzazioni internazionali, nel diritto, e nella supremazia militare Americana, convinsero i governi nazionali che da quel momento la pace, almeno nell’Occidente europeo non sarebbe mai finita.
Le spese militari nei paesi europei sono finite così per rappresentare agli occhi dell’opinione pubblica solo uno spreco di denaro statale e una forma di deterrenza poco cruciale. Nazioni più interdipendenti tra loro hanno intrecciato importanti rapporti economici di reciproco vantaggio con la certezza che una guerra non avrebbe avvantaggiato nessuno. La nuova classe dirigente globalizzata e le nuove generazioni hanno poi non poco contribuito a sfumare il concetto tradizionale di confine nazionale. Questo aveva convinto il mondo della nascita di un profondo senso di solidarietà e di vicinanza tra i popoli. L’ostilità fra nazioni nell’immaginario collettivo occidentale riguardava ormai solo la competizione economica o al massimo quella sportiva. L’attacco di Putin del 24 febbraio alle porte dell’Europa, ha distrutto inesorabilmente questa realtà o forse verrebbe da dire questa grande illusione.
Le democrazie occidentali nella nuova realtà di minaccia permanente
Putin ha anche sancito la fine della globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta. Attaccando la sovranità nazionale di un paese, le ha rese di colpo tutte più deboli; specie se non sorrette dalla deterrenza nucleare. Le alleanze militari, le sfere di influenza all’interno dei propri apparati politici, d’ora in avanti rappresenteranno una vera e propria scelta di campo geopolitico. Le nazioni sono oggi entrate in una nuova realtà di minaccia permanente. Il presidente Macron ha annunciato che l’esercito francese dovrà esercitarsi a resistere a prove di “guerra ad alta intensità”, come quella accaduta in ucraina. La Germania ha annunciato la storica decisione del riarmo, con conseguente aumento delle proprie spese militari, come per l’Italia. Le armi dunque torneranno in Europa ad avere un peso politico fortissimo di deterrenza dopo quasi 30 anni di lento disarmo.
La politica europea è conscia che anche se la guerra sul territorio ucraino finisse in tempi brevi, quella economica fra superpotenze è appena iniziata. Le sanzioni alla Russia e il suo progressivo isolamento politico da parte dell’Occidente stravolgeranno inevitabilmente gli equilibri macro-economici. L’Ucraina è oggi diventato il nuovo confine geografico e politico fra le democrazie occidentali e l’autoritarismo orientale. Una polarizzazione politica, nel mondo e in Europa, sempre più netta e che per troppo tempo i governi occidentali hanno fatto finta di non vedere. L’Occidente ora prende profondamente coscienza che una contro-narrazione ha iniziato a prendere piede in quei paesi dove la globalizzazione e la democrazia hanno mostrato il loro volto più corrotto. E che Putin è uno dei più importanti ‘esportatori’ di questa contro-narrazione.
Il ruolo politico della liquidità cinese e del petrolio russo in Europa
In quei paesi dove l’Occidente ha esportato il proprio modello economico senza successo, e dove gli interventi militari hanno finito poi solo per destabilizzarne ulteriormente l’area, la Cina e la Russia ne hanno raccolto sapientemente l’eredità. Opponendo un alternativo ombrello di protezione economica e di sfere di influenza. Le due potenze hanno concorso nel far apparire la democrazia come il regime più debole e soprattutto nel smascherarlo come la bugia venduta ai paesi più poveri per sottometterli al potere economico occidentale. L’Europa sembra essersi oggi risvegliata all’improvviso impreparata difronte ad una superpotenza revanscista in casa propria. Ma in realtà i segnali dell’inasprimento degli equilibri internazionali nei confronti delle democrazie occidentali sono sempre stati sotto i nostri occhi. Dove la democrazia arretrava lo strapotere della liquidità cinese e del petrolio russo avanzavano. Perfino all’interno dei paesi europei.
Il futuro dell’Europa dopo la guerra in Ucraina
L’UE si trova oggi davanti a un’importante sfida dalla quale dipenderanno le sorti della stabilizzazione della pace del mondo di domani. Il costo della democrazia non può continuare ad essere sopportato solo dalla iperpotenza atlantica. Se l’UE non prenderà al più presto coscienza del proprio ruolo politico strategico nei meccanismi di potere fra Occidente e Oriente, la prossima pace non durerà tanto a lungo. La guerra in Ucraina ha sancito la fine del ‘monopolio’ politico a stelle e strisce. Nella migliore delle ipotesi questo potrebbe portare ad un nuovo ordine mondiale multipluralista, con più di una superpotenza protagonista della competizione internazionale. Ma nella peggiore delle ipotesi il mondo potrebbe ritornare al contrapporsi di due blocchi d’influenza distinti. Quello a bandiera filo-cinese e uno filo-atlantico. L’Europa ripiomberebbe così al centro di una Nuova Guerra Fredda. L’attacco di Putin ha dimostrato che senza un’UE compatta il Vecchio Continente e il Mediterraneo sono in pericolo.
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