Nato il 19 marzo del 1955, Pino Daniele avrebbe compiuto, il 19 marzo 2022, 67 anni; ma da sette anni quella voce senza tempo ha smesso di cantare dal vivo. Era il 4 gennaio del 2015, quando la sua Napoli, l’Italia e il mondo dicevano addio ad uno dei cantautori più inimitabili che la musica abbia avuto l’onore di conoscere. 

Un’eredità artistica incommensurabile quella di Pino Daniele, in quei testi senza tempo che parlano di Napoli, d’amore, di vita e, a volte, di malinconia. Nato con la passione per la musica, il cantautore partenopeo lascia nel patrimonio musicale brani senza tempo, che restano immortali così come immortale resta il suo canto e il suo spirito.

Un mito per Napoli, ma non solo, Pino Daniele ha scritto una delle pagine più belle della musica leggera italiana. Brani che risuonano con quella delicatezza, a volte quasi sussurrata, che solo Pino Daniele era in grado di restituire. Un canto leggero, ma che aveva la capacità di toccare le corde più intime dell’anima; e continua a farlo anche oggi, che la sua fedele chitarra non suona più dal vivo.

Pino Daniele e la storia di un talento

Pino Daniele è scomparso a quasi 60 anni; era il 4 gennaio del 2015 quando giungeva la notizia che il cantautore di Napoli si spegneva per sempre a causa di un infarto. Ma di ‘Pinuccio‘ o ‘Pinotto‘, come si dice lo chiamassero affettuosamente, resta un ricordo unico che va oltre quei confini materiali segnati dalla vita. La sua eredità musicale è tanto grande quanto la sua capacità di entrare nel cuore e nell’animo delle persone. Anche se non siamo nati a Napoli o nel Sud Italia, Je so’ pazzo, Quando, Che male c’è, Anna verrà, sono testi che sicuramente non risultano sconosciuti ai più.

 

 

Pino Daniele è uno di quegli artisti in grado di ‘sopravvivere’ anche dopo la sua morte; come forse solo in pochi riescono a fare. Cresciuto in una famiglia povera, Pino Daniele viene dal basso, proprio come chi, nonostante tutto, trova la forza e la caparbietà di emergere. A 14 anni capisce che la sua strada è la musica. Inizia a suonare la chitarra da autodidatta; e forse anche per via del clima sociale, solcato dalle contestazioni del ’68, trova la spinta per iniziare a scrivere e cantare ciò scrive. Suona per la prima volta in un gruppo chiamato New Jet, ma si tratta di un’esperienza brevissima che sfocia nel grande successo con i Batracomiomachìa; il sestetto celebre composto da, altrettanti, grandi nomi della musica napoletana: Enzo Avitabile, Rosario Jermano, Rino Zurzolo, Enzo Ciervo, e Paolo Raffone.

Napule è

Intorno al 1975 entra a far parte come bassista dei Napoli Centrale; qui conosce James Senese, che diventerà il suo sassofonista. È il 1976, quando un ragazzo di appena 21 anni presenta in diretta, presso l’emittente romana Radio Eurosound, la canzone dei mille colori, delle mille paure, delle voci dei bambini che salgono dai vicoli, della città che dorme che è nu sole amaro. Nessuno sapeva che in quel momento un mito stava nascendo, ma la reazione del conduttore, come racconta Il Mattino, fu emblematica: “Non ho parole. Veramente, non ho parole“. Nasceva uno dei testi più spettacolari di Pino Daniele, Napule è. Quell’inno ufficioso che la città di Napoli ha acquisito negli anni; una vera e propria dichiarazione d’amore alla sua città. Di cui Pino Daniele conosce la realtà più vera: “Napule è ‘na carta sporca e nisciuno se ne importa“.

Napule è apre le porte a Terra Mia, il primo album ufficiale di Pino Daniele, che esce nel 1979 e segna l’inizio dei quarant’anni di carriera. All’inizi degli Anni ’80 il cantautore era un’artista riconosciuto a tutti gli effetti, tanto da aprire lo storico concerto di Bob Marley allo stadio San Siro. Ma il 1980 è anche l’anno di Nero a Metà; il terzo lavoro di Pino Daniele una consacrazione a tutti gli effetti, che ancora oggi è presente nella classifica dei 100 album italiani più belli di tutti i tempi stilata da Rolling Stone. In Nero a Metà le sonorità scelte dal cantautore cambiano; miscela il blues con la musica popolare napoletana, la lingua italiana con l’inglese e il dialetto.

Quando quando…

È soltanto il 1981 quando a Piazza Plebiscito a Napoli oltre 150mila persone cantano le sue canzoni. Ma Pino Daniele non si ferma e continua a sperimentare; raccoglie dal jazz, dalle percussioni brasiliane fino a toccare le melodie africane. Un artista a tutto tondo che registra 23 album e 6 dal vivo; collabora con artisti come Jovanotti, Giorgia e Chick Corea, e suona anche con Pat Metheny e Mel Collins. Meraviglioso il canto all’amore perduto che innesta la leggerezza della voce di Daniele con la potenza vocale di Giorgia in Il Ricordo di un’amore: “Come un vento di passione o una rosa rossa. Il ricordo di un amore. Ci cambia e non ci lascia“.

Pino Daniele ha cantato l’allegria mista alla malinconia che emerge in Alleria; ha parlato di amore con Quanno Chiove (dedica, si narra, ad una prostituta che viveva nel suo palazzo). Ma ha parlato anche del razzismo degli emigrati al Nord: “O scarrafone ‘o scarrafone“. Ha cantato il desiderio di essere controcorrente, di chi cerca di mettere in campo la sua rivoluzione personale ogni giorno; “Je so’ pazzo, je so’ pazzo e vogl’essere chi vogl’io“. E poi c’è quella poesia in cui Pino Daniele celebra l’amore, la distanza, la vicinanza, la negazione; in quel testo, forse uno dei più belli del cantautore partenopeo che fu approvato prima di tutti dall’amico fraterno Massimo Troisi, Pino Daniele canta: “Tu dimmi quando, quando. Siamo angeli che cercano un sorriso“. Lo stesso sorriso che Pino Daniele ora, forse fra quegli stessi angeli o ovunque la sua anima sia volata, continua a regalare; con il suo canto leggero e la sua chitarra.

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