Giornata Internazionale di Commemorazione delle Vittime della Schiavitù: una piaga che esiste ancora
Una ricorrenza che ricorda tutte le persone che hanno subito la tratta e il commercio degli schiavi transatlantici
Il 25 marzo si celebra la Giornata Internazionale di Commemorazione delle Vittime della Schiavitù e il commercio degli schiavi transatlantici. Una ricorrenza che si accompagna alle diverse altre Giornate che promuovono il rispetto della vita umana e dei diritti civili; affine a questa commemorazione, infatti, ricordiamo anche la Giornata Mondiale contro la tratta di esseri umani che si celebra il 30 luglio.
Ricorrenze come la Giornata Internazionale di Commemorazione delle Vittime della Schiavitù servono ad accendere i riflettori su tante condizioni umane che si trovano ancora oggi, allo stremo. Una realtà che crediamo ormai superata e che, invece, continua a violare i diritti di milioni di persone in tutto il mondo.
Questa ricorrenza è stata istituita dall’Assemblea Generale dell’Onu nella seduta del 27 dicembre 2007; si celebra ogni anno il 25 marzo e commemora tutte le vittime della tratta degli schiavi, ricordando la sua abolizione totale. Atto disumano e oggi totalmente illegale che, tuttavia, non si arresta e continua ad agire in maniera subdola e violenta.
Come nasce la Giornata Internazionale di Commemorazione delle Vittime della Schiavitù
La Giornata Internazionale di Commemorazione delle Vittime della Schiavitù, prende riferimento dalla tratta di schiavi attraverso l’Oceano Atlantico; per oltre 400 anni, tra il XVI e il XIX secolo, più di 15 milioni di uomini, donne e bambini hanno subito la schiavitù; la condizione più buia che la storia abbia mai potuto scrivere: il commercio di esseri umani. Per onorare la memoria di tutte le vittime private della loro libertà e anche per tutti coloro che hanno lottato affinché questa pratica disumana venisse abolita, le Nazioni Unite hanno deciso di istituire la Giornata commemorativa.
Un modo per ricordare, ma anche un modo per sensibilizzare; oggi, purtroppo, nonostante la schiavitù sia legalmente abolita, sono ancora migliaia le persone che subiscono la tratta. Lo sfruttamento nella sua forma più subdola che si declina nella prostituzione, nell’accattonaggio, nel lavoro forzato e mal retribuito. Forme che rappresentano l’esasperazione, delle già pericolose piaghe, del razzismo e pregiudizio verso gli altri, i ‘diversi’.
La schiavitù ‘moderna’: Rhythms of Resistance
In occasione della Giornata Internazionale di Commemorazione delle Vittime della Schiavitù e della Tratta Transatlantica degli Schiavi del 25 Marzo, il Dipartimento delle comunicazioni globali, insieme all’UNESCO e all’UNFPA, presenterà Rhythms of Resistance. Si tratta di un evento che ha lo scopo di mettere in evidenza la storia della tratta transatlantica degli schiavi ma anche la formazione del razzismo moderno. Ancora oggi, infatti, sono tante le persone che finiscono vittime della tratta di esseri umani.
Come scrive l’organizzazione WeWorld che opera da sempre per garantire i diritti delle persone più vulnerabili, la schiavitù: “Ha cambiato spesso pelle, ma mantiene radici profonde“. Sono tante le forme di schiavitù, che si presentano in maniera eterogena, ma che rappresentano forme di sfruttamento dalle quali non si riesce a sottrarsi. Tante le vittime di abusi, di potere, di violenze e costrizione; si parte dallo sfruttamento sessuale, per passare alla servitù domestica ed il lavoro forzato (sia nell’edilizia che nell’agricoltura). E come fanno sapere da WeWorld ad essere colpiti da queste forme di schiavitù moderna sarebbe principalmente donne e bambini.
La schiavitù in Italia
Un esempio fra tanti è la condizione delle spose bambine; meno che adolescenti, non solo sono costrette al matrimonio con un uomo molto più grande, ma nella maggior parte dei casi vivono in condizioni di servitù e violenza. E anche la Pandemia ha contribuito al fenomeno di questa moderna forma di schiavitù; le crisi economica e sanitaria hanno avuto un impatto negativo sulla povertà e questo ha determinato l’insorgere e il moltiplicarsi di fattori a rischio. E il fenomeno non ci ‘guarda da lontano’ anche in Italia esistono molte persone ridotte in schiavitù.
Si legge sul sito di WeWorld, che tra il 2016 de il 2019 in Italia: “Le vittime censite sono state principalmente oggetto di mantenimento in schiavitù o servitù (circa il 63% del totale); tratta di persone (circa 26% del totale) ed acquisto e alienazione di schiavi (10% del totale). Tra le vittime, i più colpiti sono i minorenni“. Nel nostro Paese lo sfruttamento sessuale è particolarmente diffuso; si tratte di donne che provengono da contesti molto poveri o che sono scarsamente scolarizzate. E la situazione ancora più drammatica è il fatto che questa forma di sfruttamento riguarda ragazze sempre più giovani; 15, 14 o 13 anni adescate con la promessa di un lavoro e una vita migliore e private della libertà.
Questo fenomeno, che viola totalmente i diritti umani, è fortemente diffuso a causa della vulnerabilità sociale, psicologica ed economica delle vittime. Per questo è fondamentale che queste persone siano seguite ed accompagnate in percorsi educativi e di sostentamento che permettano loro di sfuggire da questo crudele abominio. Parafrasando Nelson Mandela, “Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria” e tutti abbiamo il diritto di essere liberi.
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