Che sia l’eccentrica zia Luciana in Mine Vaganti o il Premio Nobel Rita Levi-Montalcini, una cosa è certa: Elena Sofia Ricci è nata per recitare. 

Passare con disinvoltura dal cinema alla televisione fino al teatro richiede una determinata conoscenza. Riuscire nell’impresa di risultare credibile in ciascuno dei tre, invece, è sinonimo di talento. E, se c’è un volto che da diversi anni continua a riconfermarsi, in tal senso, è proprio Elena Sofia Ricci. Dalla materna Lucia Liguori de I Cesaroni, alla redenta e impicciona – ma a fin di bene – Suor Angela di Che Dio ci aiuti, fino alla Veronica Lario di Paolo Sorrentino in Loro, suo terzo David di Donatello, non ha mai perso la caratteristica essenziale per un’artista: la curiosità. Soprattutto oggi, che soffia 60 candeline, Elena Sofia Ricci non teme di lasciare la strada vecchia, per intraprenderne una nuova.

Elena Sofia Ricci, un’interprete versatile e coraggiosa

C’è chi comodamente, una volta consolidato il successo, si appoggia a un determinato personaggio. E poi c’è Elena Sofia Ricci. L’interprete, dapprima nota come Lucia Liguori sul piccolo schermo e poi come l’anticonvenzionale Suor Angela di Che Dio ci Aiuti, ha difatti scelto di uscire di scena dopo la settima stagione. Avrebbe potuto proseguire quel sentiero già segnato, continuando a risplendere grazie alla Suora dal passato combattuto e dalla simpatia travolgente, così amata dal pubblico. Ciononostante, al sopraggiungere dei 60 anni, si è rimessa nuovamente in gioco, dedicandosi a nuovi progetti. Da tempo, infatti, affermava che fosse “arrivato il momento di prendersi una pausa, anche se è un ruolo che ho amato tantissimo e a partire dal calore e dall’affetto del pubblico.”

Un paio di scarpette ha cambiato la sua vita

D’altronde, quest’attitudine a non adagiarsi deriva da un’educazione rigorosa che, probabilmente, l’ha costretta a crescere più in fretta rispetto alle sue coetanee. Nata Elena Sofia Barrucchieri a Firenze il 29 marzo 1962 da Elena Ricci Poccetto, prima scenografa donna in Italia, e dallo storico Paolo Barruccheri, ha avuto un rapporto sofferto con il padre, con cui si è riavvicinata solo dopo i 30 anni. Al contempo, anche il nonno Leonardo, come ha ricordato, fu caustico: “Entro i 25 anni o diventi qualcuno o sarai una fallita per sempre.” Un monito, o forse una sfida, che l’interprete ha raccolto e che, come dimostra la sua carriera, ha vinto.

Credits: Teresa Comberiati

E l’episodio che ha reso possibile il tutto, la chiamata all’avventura secondo lo schema de Il viaggio dell’eroe di Vogler, è avvenuto già all’età di 3 anni. Spinta dalla curiosità, rovistando in un vecchio armadio, trovò un paio di scarpe da ballerina, appartenenti a sua madre. “Mio nonno era contrario all’idea che facesse la ballerina, come lei sognava. La nonna, che aveva comprato le scarpette, le nascose in un armadio. Le trovai io, mi sembrarono enormi e favolose.” – ha confessato sulle pagine de Il Corriere della Sera. Quel primo incontro probabilmente voluto dal destino, l’ha segnata per sempre. Da allora, infatti, Elena Sofia Ricci e l’arte sarebbero diventate un tutt’uno.

La svolta con Pupi Avati

A 8 anni, Elena Sofia Ricci si trovò a lasciare Firenze alla volta di Roma. Qui, grazie al lavoro della madre, frequentò spesso Cinecittà, imparando i segreti del mestiere dai grandi del cinema, come Marcello Mastroianni che la teneva sulle ginocchia, confessandole: “In questo mestiere tu devi fare tutto, perché è un mestiere che si impara facendolo.” Dopo un inizio a teatro, Pupi Avati si accorse di lei, portandola sul grande schermo con Impiegati (1985), sebbene avesse già avuto delle piccole esperienze. Solo tre anni più tardi, grazie a Io e mia sorella di Carlo Verdone, ottenne il suo primo David di Donatello, unico come Miglior Attrice Non Protagonista. Nel 1990, in neanche un decennio di carriera, l’interprete ottenne la seconda statuetta, prima come Miglior Attrice Protagonista grazie a Ne parliamo lunedì.

Addio Suor Angela e benvenuta Teresa Battaglia

Gli anni successivi l’hanno vista alternarsi sapientemente tra grande e piccolo schermo, seguendo parallelamente il suo impegno a teatro. Oltre 40 titoli all’attivo le hanno fatto vincere un totale di tre David di Donatello, altrettanti Nastri d’Argento, 1 Globo d’Oro, 4 Ciak d’Oro e 1 Grolla d’Oro, tra gli altri. E ora, svestiti i panni di Suor Angela, Elena Sofia Ricci si reinventerà in una nuovissima serie Rai di genere thriller psicologico, basata sul bestseller Fiori sopra l’inferno, nelle vesti della profiler Teresa Battaglia, per certi versi scomoda e insolita nella filmografia della Ricci.

Fastidiosa, antipatica, il personaggio nasconde dietro la sua personalità non affabile le paure derivanti dalle cicatrici di una violenza subita anni prima. Quest’ultimo aspetto è un anello di congiunzione tra la finzione scenica di Teresa Battaglia e la vita di Elena Sofia Ricci. Insomma, una sfida sotto diversi punti di vista che testimonia il coraggio e la versatilità di una tra le interpreti più amate dello nostro cinema.

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