Vincent Van Gogh, una vita tra genio e tormento
Una fama di cui non ha vissuto ma che lo ha reso immortale per i posteri, la storia di un uomo e della sua arte
Si tratta di uno degli artisti più apprezzati di tutti i tempi, Vincent Van Gogh non godette a pieno della sua fama, ma oggi è uno dei pittori più conosciuti al mondo. Vissuto tra genio e tormento; una vita fatta di momenti forti che lo hanno segnato e che con la sua potenza espressiva ha riversato in tutta la sua produzione artistica.
Oggi Vincent Van Gogh è, senza ombra di dubbio, uno degli artisti più stimati, apprezzati e conosciuti al mondo. Seguito dai critici, amato da tanti appassionati, visto con dedizione da tanti estimatori. Eppure la vita dell’artista non fu serena, il suo successo non gli concesse la lontananza da quei tormenti, senza i quali forse le sue opere non avrebbero avuto la stessa potenza espressiva.
Legato in maniera viscerale al fratello, Van Gogh non riuscì ad avere molti altri rapporti intensi nella sua vita. Qualcuno diede la ‘colpa’ al suo carattere difficile, altri a quei già citati tormenti che lo assillavano e lo accompagnarono fino alla morte. Tuttavia la sua produzione artistica lascia un patrimonio inestimabile.
Il rapporto di Van Gogh con il fratello Theo
Immergersi nella Notte Stellata di Van Gogh, immedesimarsi tra quei poveri Mangiatori di Patate, interpretare l’animo del pittore attraverso gli autoritratti; queste sono le sensazioni e le emozioni che si possono provare accostandosi ad una delle opere del pittore olandese. Una carriera durata circa un decennio, dalla quale sono nati oltre 900 dipinti; e ciascuno di essi, si può dire, in qualche modo ha influenzato le correnti dal XX secolo in poi. Considerato precursore dell’espressionismo e pioniere dell’arte contemporanea. Nato a Zundert, in Olanda, il 30 marzo del 1853, muore (si presume suicida) il 29 luglio del 1890 a Auvers sur Oise, in Francia.
Cresciuto con altri cinque fratelli, costruì un rapporto esclusivo con Theo; con egli, infatti, il pittore mantenne sempre uno stretto scambio epistolare che consente di cogliere riflessioni, spunti e aspetti che permettono di ricostruire la vita e l’arte del maestro. Vincent Van Gogh raccontava al fratello le sue emozioni, i suoi tormenti, ma anche le ispirazioni che si celavano dietro alle sue opere; e proprio nell’ultima lettera, rimasta incompiuta e diretta al fratello Theo Vincent scriveva: “Per il mio lavoro rischio ogni giorno la vita e vi ho perduto metà della mia ragione“.
Il rapporto con Gauguin
Si avvicinò all’arte all’età di 15 anni, quando fu fatto assumere dallo zio nella casa d’arte Goupil. A Londra, nel 1873 Van Gogh si scontra con la prima delusione amorosa che lo fa cadere nello sconforto totale. La depressione per un amore non ricambiato si riversa anche nel rendimento sul lavoro fino a condurlo al licenziamento. In quegli anni si sposta a Parigi dove scopre la pittura impressionista, oltre che uno spiccato interesse per le stampe giapponesi. Conosce vari artisti contemporanei tra cui Toulose Lautrec, Paul Signac e Paul Gauguin; con quest’ultimo costruirà anche un’amicizia molto speciale.
La produzione artistica di Van Gogh si sviluppa proprio in questo periodo; i suoi soggetti sono gli umili, i lavoratori dei campi, ma anche i paesaggi e le nature morte. Sono i disegni realistici dai toni cupi i protagonisti delle prime opere del pittore olandese; celebre di questo periodo è I Mangiatori di Patate di cui lo stesso Van Gogh avrebbe detto: “Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali. Perché negli occhi degli uomini c’è qualcosa che non c’è nelle cattedrali“. Mentre si trova ad Arles viene raggiunto da Paul Gauguin; i due amici vivono insieme, ma tra di loro la convivenza non sembra essere idilliaca e culmina in una lite a cui si collega il noto episodio in cui Van Gogh si recise il lobo (momento narrato anche in uno dei suoi autoritratti).
L’arte come espressione dell’anima
Parlando di Van Gogh non possiamo fare a meno di menzionare quella che forse è tra le sue opere più note: I Girasoli. Non si tratta, come si potrebbe erroneamente pensare, solo di un dipinto; ma di ben due serie di dipinti appartenenti a due periodi diversi. Vincent amava i girasoli e scrivendo al fratello Theo disse: “Dipingo con il gusto di un marsigliese che mangia la bouillabaisse, il che non ti sorprenderà quando si tratta di dipingere grandi girasoli“. Un genio, in grado di rendere un fiore unico, anche nelle sue molteplici versioni. Capace di creare capolavori anche nei momenti più bui.
La vita di Van Gogh non fu tranquilla, tormentato anche da disturbi psichici il pittore trascorse diverso tempo anche all’interno di cliniche psichiatriche. Forse la sua genialità lo conduceva alla follia, forse i drammi della vita lo assillavano privandolo della pace; ma una cosa è certa, l’arte rimase fino all’ultimo momento un modo per far parlare la sua anima, per dare sfogo alla sua espressione più intima che oggi riecheggia in ogni pennellata che abbiamo il privilegio di ammirare.
La Notte Stellata
Al 1889 appartiene una delle sue opere più celebri: Notte Stellata. Proprio mentre si trovava ricoverato presso il manicomio di Saint-Rémy-de-Provence, in cui alternava momenti di lucidità a momenti di forti allucinazioni, Van Gogh dipinse proprio quello che vedeva dalla sua camera in manicomio; uno dei capolavori al quale il pittore non aveva dato molta importanza, tanto da descriverlo al fratello Theo, semplicemente come “studio notturno“.
Il 29 luglio del 1890, proprio dopo aver completato uno dei suoi capolavori più famosi, Campo di grano con corvi, il pittore si suicida sparandosi in un campo nei pressi di Auverse. Benché la maggior parte della critica affermi che si tratti di suicidio, per qualcuno sull’episodio aleggia il mistero. E forse per rispettare quell’animo che tanto ci ha donato, attraverso le sue opere grandiose, preferiamo ricordarlo attraverso i suoi dipinti lasciando che a parlare sia l’eredità che ancora mantiene viva a 132 dalla sua morte.
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