La rubrica I Fatti dal Mondo non può che concentrarsi sulla vicina guerra in Ucraina con esempi di dignità e resilienza, che non sempre assurgono alla grande diffusione, selezionati per voi lettori da chi per noi il conflitto lo sta seguendo ogni giorno.

Guerra in Ucraina, riavvolgiamo il nastro. È passata appena una decina di giorni dall’alba livida di quel maledetto 24 febbraio 2022. In molte città russe si svolgono manifestazioni di protesta contro l’invasione che Vladimir Putin ha scatenato. Certo, non sono folle oceaniche. Un presidio, anche silenzioso, anche di una sola persona, può costare caro in Russia. La grande maggioranza della popolazione non contesta il dittatore, il quale, per aver garantito ai russi stabilità da vent’anni, e un certo miglioramento delle condizioni di vita, gode ancora di un vasto consenso. Per quanto sia possibile esprimerlo liberamente sotto un regime fra i più autoritari. Un regime con cui molti leader dell’Occidente, e buona parte della sua opinione pubblica, hanno simpatizzato (e fatto affari) fino a ora.

Manifestazione e proteste contro la guerra di Putin in Russia

La protesta in Russia contro Putin

Fino a ora gli anziani di Ekaterinburg, non avevano parlato molto di tutto questo. Ma su Twitter un video, di Activatica, organizzazione per i diritti umani in Russia, ci mostra un piccolo vecchio intabarrato nel suo pastrano. Colbacco in testa per pararsi dal gelo, grida contro il vento. I suoi interlocutori gli sono davanti. Non appaiono nel video, ma il vecchio non grida a vuoto. Con accanto alcuni giornalisti, è alle spalle di alcuni poliziotti. “Non abbiate paura! – scandisce l’anziano rivolto ai passanti – sono questi, nelle loro uniformi, che hanno paura!“. La sua invettiva lo investe, è fragile e potente; quasi farfuglia fra i denti, ma con tutta la sua forza. “Anche voi avete paura! Che cosa siamo diventati? Che paese diventeremo se saremo tutti codardi! Non abbiate paura, non abbiate paura! Fare questo è un atto eroico!“. Sono 5 minuti, diremmo noi, di dignità e libertà. Ma in realtà sono passati solo 26 secondi. Il video s’interrompe. L’anziano russo ha spezzato le catene della paura e ha urlato ai suoi concittadini di fare altrettanto.

Dalla Russia a Parigi

Le catene della paura le aveva già spezzate, tre anni fa, un giovane vigile del fuoco francese, in servizio a Parigi, la sera di quel maledetto 15 aprile 2019. Ce lo ha ricordato il grande regista Jean-Jacques Annaud, che ha firmato Notre Dame in fiamme, il suo ultimo film uscito nelle sale, anche in Italia, il 28 marzo (e su Sky Cinema dal 15 aprile). Un capolavoro epico che ripercorre sul filo del thriller la storia dell’incendio che ha devastato la cattedrale più famosa del mondo.

Quella sera accadde di tutto. Il rogo dal cantiere del tetto, dovuto alla concomitanza di sigarette non spente e corto circuiti al momento di suonare le campane. L’immagine delle prime fiamme giunta sul telefonino del capo dei pompieri da un collega in vacanza a Firenze che l’aveva vista sui social. L’imbottigliamento delle squadre di soccorso nel traffico della metropoli. I primi allarmi ignorati dai custodi di Notre Dame perché “è l’ennesima volta che suona a vuoto“. La difficoltà di mettere in salvo la reliquia della corona di spine perché mancava il codice per aprire la cassaforte. Ma soprattutto la lotta impari di centinaia di pompieri contro il fuoco che stava divorando secoli di gloria.

 

La mia vita non vale più di Notre Dame

Poi, quando tutto appariva perduto, e persino i superiori dei vigili del fuoco volevano abbandonare la battaglia, perché “una cattedrale si può ricostruire ma la vita di un pompiere no“, avviene la svolta. La missione suicida. Un giovane pompiere osa avanzare una proposta: “Fatemi salire sulla Torre Nord in fiamme, solo così possiamo fermare l’incendio“. Una scommessa pericolosissima, a cui partecipa una squadra di volontari. Ma che riesce in pieno. E consente di salvare Notre Dame. A Repubblica Jean-Jacques Annaud ha rivelato cosa gli ha detto il coraggioso vigile del fuoco parigino, di cui si narra nel film: “La mia vita non vale più di quella di Notre Dame“. Sono 5 minuti, diremmo noi, in cui ha scelto fra la sua vita e quella di un simbolo sacro amato in tutto il mondo. E, come quell’anziano in Russia, ha rotto gli indugi rischiando in prima persona. “Son cinco minutos / la vida es eterna / en cinco minutos” cantava Victor Jara in Te recuerdo Amanda, una delle più struggenti canzoni d’amore di sempre.

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