Ucraina, NATO: “Rafforzare nostra difesa: confronto con la Russia sarà lungo”
Putin: "A Bucha provocazioni". Ma gli ucraini: "Forni crematori a Mariupol". Il premier ungherese Orbán cerca una mediazione per il cessate il fuoco
Al 44° giorno di guerra in Ucraina l’Occidente non parla più soltanto di misure economiche. “Dobbiamo essere pronti a un lungo confronto con la Russia, per questo dobbiamo mantenere le sanzioni e rafforzare la nostra difesa“. Lo ha detto Jens Stoltenberg, il segretario generale della NATO, aprendo il Consiglio atlantico al livello dei ministri degli Esteri, mercoledì 6 aprile.
Stoltenberg ha ribadito il concetto in una conversazione con il rieletto premier dell’Ungheria, Viktor Orbán, e ha scritto quindi un tweet sul suo account ufficiale (che riproduciamo sotto).
Spoke to PM Viktor Orbán of #Hungary. #NATO Allies are united in our condemnation of #Russia’s brutal war against an independent sovereign nation. We are prepared for the long haul, supporting #Ukraine, strengthening our sanctions & increasing our deterrence & defence.
— Jens Stoltenberg (@jensstoltenberg) April 6, 2022
Ucraina, Orbán media con la Russia
Il Primo Ministro del Governo di Budapest ha interloquito anche col presidente russo Vladimir Putin. Quest’ultimo ha respinto le accuse che l’Europa, gli Usa e buona parte del mondo rivolgono a Mosca sui crimini di guerra nella città di Bucha, in Ucraina. E ha parlato di “provocazioni rozze e ciniche” da parte di Kiev. Lo riferisce il Cremlino. Orbán ha annunciato di aver esortato Putin a dichiarare “un cessate il fuoco immediato” e di averlo invitato a Budapest, insieme ai leader di Francia, Germania e Ucraina. “La sua risposta è stata positiva, ma con delle condizioni“, ha spiegato il capo del Governo ungherese. “I russi sanno che noi facciamo parte della NATO e che siamo avversari” ha aggiunto. “Noi condanniamo l’aggressione all’Ucraina“.
“A Gostomel centinaia di scomparsi“
Dalle zone dell’Ucraina dalle quali i russi si sono ritirati, prime fra tutte quelle a nord ovest di Kiev, come Bucha, Irpin e Gostomel (o Hostomel), continuano a giungere notizie di atrocità. L’inviato dell’Ansa, Lorenzo Attianese, ha parlato con Taras Dumenko, sindaco facente funzione di Gostomel, dopo che il primo cittadino è stato ucciso durante l’occupazione russa. “Dal 28 febbraio – ha detto Dumenko – dopo i primi giorni dell’occupazione militare russa a Gostomel, abbiamo cominciato a raccogliere le liste delle persone scomparse. Finora ne abbiamo contate oltre 400. Si tratta di concittadini con cui non riusciamo a stabilire alcun contatto. Tra questi, ci sono finora anche circa 15 bambini. Altri 15 civili, a quanto ci risulta da fonti investigative, sono stati rapiti“.
Violenze sessuali in Ucraina
Alla Bbc, invece, un alto funzionario ucraino ha affermato che 25 ragazze hanno raccontato di aver subito violenza sessuale dalle forze russe a Bucha. Lyudmyla Denisova, Commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, ha spiegato che a un numero telefonico gratuito che offre supporto alle vittime di stupri sono giunte almeno 25 denunce da parte di ragazze fra i 14 e i 24 anni. “Le violenze sono avvenute un mese fa. Continueremo a documentare questi terribili crimini e ogni criminale sarà punito“, ha detto Denisova. Mosca nega di aver compiuto atrocità a Bucha.
“Mariupol come Auschwitz”
A Mariupol, nel sud dell’Ucraina, secondo quanto ha riferito la municipalità della città, citata dall’agenzia di stampa Unian, i soldati russi hanno allestito forni crematori mobili. Obiettivo: bruciare i corpi degli abitanti uccisi e coprire le tracce dei crimini contro i civili. Testimoni oculari hanno detto che l’esercito di Mosca ha reclutato “terroristi locali” e di Donetsk in forze speciali. Con il compito di raccogliere e bruciare i corpi, lasciando così il ‘lavoro sporco’ ai “collaboratori“. “I russi hanno trasformato Mariupol in un campo di sterminio. L’analogia sta guadagnando terreno. Questa non è più la Cecenia o Aleppo (in Siria, ndr.) è la nuova Auschwitz” affermano le autorità ucraine. Oggi 6 aprile, all’udienza del mercoledì, Papa Francesco ha mostrato una bandiera blu e gialla dell’Ucraina che gli è stata portata da Bucha. Il Pontefice ha detto ancora una volta “basta guerra“, ammonendo perché il mondo si salvi da un naufragio che minaccia tutti. Non solo. “Nella guerra in Ucraina assistiamo all’impotenza dell’Onu“, ha stigmatizzato Francesco.
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