In piena campagna elettorale per il ballottaggio del 24 aprile, Emmanuel Macron sceglie la prudenza sui termini da adoperare riguardo alla guerra in Ucraina. Il presidente della Francia rifiuta una “escalation delle parole“. Denuncia “crimini di guerra” ma non parla di “genocidio“. Termine che il suo omologo americano, Joe Biden, ha adoperato accusando i russi.

L’esercito russo ha commesso crimini di guerra – ha detto Macron in un dibattito in Tv su France 2 – ora bisogna trovare i responsabili. E mandarli davanti alla giustizia“. “Genocidio ha un significato” ha proseguito. “Il popolo ucraino, il popolo russo sono popoli fratelli. È una follia quello che sta accadendo“. Tuttavia, ha proseguito parlando di una “situazione inaccettabile“, allo “stesso tempo guardo i fatti e voglio cercare il più possibile di continuare” a lavorare per “fermare questa guerra“. E “quindi non sono sicuro che l’escalation delle parole serva alla causa” della pace.

Macron riceve il sindaco di Melitopol (Ucraina), Ivan Fedorov. Foto Twitter @EmmanuelMacron

Non solo Macron, le parole della Cina

A poche ore di distanza dalla presa di posizione di Emmanuel Macron, arriva un monito dalla Cina. Secondo Pechino la comunità internazionale “dovrebbe cercare di calmare la situazione” in Ucraina, “non alimentare le fiamme“, e “dovrebbe spingere per una soluzione diplomatica, non esacerbare le tensioni“. Si tratta delle parole che il ministero degli Esteri cinese ha espresso, secondo quanto riporta il Global Times. Un avviso giunto dopo le parole di Biden sull’invasione russa, che Pechino non ha mai condannato. “Sì, ho parlato di genocidio. Perché è sempre più chiaro che Putin sta cercando di cancellare l’idea di essere ucraini” aveva detto il presidente americano rispondendo ai giornalisti.

“Deportazioni di massa dall’Ucraina in Russia”

Se da un lato Macron tenta di moderare l’escalation delle parole, dall’altro la Russia accresce l’escalation sul terreno di guerra. Mosca ha fatto sapere che considera i veicoli statunitensi e della NATO che trasportano armi e munizioni attraverso il territorio dell’Ucraina, come obiettivi militari legittimi. Lo ha detto all’agenzia di stampa russa Tass il viceministro degli Esteri, Sergey Ryabkov. “Avvisiamo che i mezzi di trasporto Usa-Nato che trasportano munizioni e armi attraverso il territorio dell’Ucraina li considereremo obiettivi militari legittimi“, ha affermato Ryabkov. Il presidente ucraino Zelensky ha invece affermato che sono oltre 500mila gli ucraini deportati in Russia. Lo riporta Ukrinform. Secondo Zelensky i russi cercano di trasferire con la forza gli ucraini deportati nelle regioni più remote del paese. Confiscano i loro documenti e gli oggetti personali come i telefoni cellulari. Separano i bambini dai loro genitori per consentire – dice – alle famiglie russe di adottarli illegalmente.

La foto dall’account Twitter di Zelensky, durante il colloquio col Papa, in marzo

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