Italiani senza più mascherine anti Covid da maggio? Sì ma non del tutto. Dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, un ulteriore messaggio nella direzione del progressivo ma ancora parziale addio all’obbligo dei dispositivi di protezione individuale.  

Sono convinto che passare da un obbligo di mascherina al chiuso a una raccomandazione possa essere la scelta giusta ha detto Costa a Rainews 24 il 20 aprile. “Magari mantenendole sui mezzi di trasporto. Per quanto riguarda l’epidemia di Covid oggi in Italia “credo ci siano le condizioni per togliere l’obbligo di mascherine al chiuso“. “Il decreto in vigore di fatto già toglie l’obbligo di mascherine al chiuso per tutti. Si tratta ora di valutare se mantenerle in alcuni contesti particolari, dove c’è una concentrazione maggiore di persone“.

Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. Foto Twitter @CostaAndrea70

Covid: 27mila nuovi casi

In Italia, ieri 19 aprile, si sono registrati 27.214 nuovi casi di infezioni da Coronavirus e 127 decessi a causa, o come concausa, del Covid. Il tasso di positività è al 15,6%. Sono stati però soltanto 174.098 i tamponi processati. Per quanto riguarda le reazioni avverse a vaccini, per l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) sono meno di un caso su mille. Gli eventi più frequenti sono stati dolore in sede di iniezione, cefalea, febbre e stanchezza. Negli Stati Uniti, intanto, un giudice federale ha detto no all’obbligo alla mascherina sui mezzi pubblici. Tale obbligo, dunque, è decaduto. La Casa Bianca ha annunciato per maggio un nuovo summit globale sulla pandemia.

Cina, il caso Shanghai

In Cina è invece sempre più pesante la situazione della vita col Covid a Shanghai. Nella megalopoli di 26 milioni di abitanti vige da un mese un lockdown rigidissimo nella speranza di abbattere l’ondata della variante Omicron che ha colpito 20mila persone. Il Governo centrale di Pechino continua a perseguire la strategia ‘contagi zero’, progressivamente abbandonata dal resto del mondo, in questi due anni di pandemia.

Così il malcontento e le proteste degli abitanti continuano a crescere perché la vita quotidiana si è fatta molto complicata. E mentre altrove, nel mondo, si tenta di convivere con il Covid grazie a campagne vaccinali imponenti, il regime cinese, afferma Pierre Haski a Radio France Inter, “ha trasformato la sua scelta politica (dei contagi zero, ndr.) in un totem“. Anche perché il tasso di vaccinazione della popolazione a rischio non è molto elevato e il vaccino cinese non è così efficace.

Isolamento e urla di protesta

A Shanghai, spiega il cronista francese Pierre Haski, l’isolamento è radicale e le persone non hanno nemmeno il diritto di uscire per mangiare. Le autorità separano i bambini dai loro genitori in caso di contagio. E trasferiscono le persone infette in grandi alloggi con migliaia di letti. Una condizione ormai insopportabile per la classe media di Shanghai. I video degli abusi circolano sui social network fino a quando la censura non li cancella. Le urla di protesta degli abitanti affacciati alle finestre provocano come unica risposta il volo di droni. Che li invitano a “controllare il loro desiderio di libertà” e smettere di urlare.

A Shanghai durissimo lockdown anti Covid

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