In occasione della preghiera del Regina Coeli in Piazza San Pietro, Papa Francesco torna a parlare della guerra in Ucraina e rinnova la sua richiesta di una “tregua pasquale” che possa definitivamente mettere fine al conflitto ancora in atto.
Come sempre la riflessione domenicale del Santo Padre si divide in due momenti; nel messaggio che ha preceduto la preghiera del Regina Coeli il Pontefice e si è soffermato sul Vangelo odierno e sulla figura di San Tommaso che rappresenta tutti i cristiani. Dopo la preghiera alla Vergine e la benedizione, Papa Francesco è, invece, tornato sul dramma del conflitto che sta colpendo l’Ucraina dallo scorso 24 febbraio.
A due mesi esatti dall’inizio della guerra, domenica 24 aprile, Papa Francesco ritorna a parlare del conflitto all’Est d’Europa; constatando l’inasprimento degli scontri armati, il Pontefice rinnova il suo accorato appello verso una tregua che possa far cessare definitivamente il fuoco.
Cristiani come San Tommaso
Il 24 aprile, in occasione della Preghiera a Maria (madre del Signore Risorto – Regina Coeli) che si recita in tempo pasquale, Papa Francesco divide, come sempre, la sua riflessione domenicale in due momenti precisi e intensi. Il messaggio che precede il Regina Coeli scaturisce da un’analisi del Vangelo odierno in cui si affronta il momento in cui Gesù, dopo essere risorto, si mostra ai suoi discepoli; “Gesù venne” recitano le Scritture. Il Signore si mostra nel cenacolo per due volte ed è proprio nella sua seconda apparizione che si incentra il valore grande che Cristo vuole dimostrare ai fedeli.
Gesù non si stanca di venire, non si stanca di mostrarsi e torna per San Tommaso, che non avendolo visto per la prima volta non crede nella sua Resurrezione. Come spiega Papa Francesco, in San Tommaso c’è il ‘germe’ di ogni credente, con gli stessi dubbi, con le stesse incertezze; ma questa non è una cosa negativa. “Come faccio a credere se non vedo, se non tocco“, questa è la domanda che molti cristiani si fanno ogni giorno; e il Santo Padre legittima questi dubbi, perché come tiene a precisare “Il Signore non cerca cristiani perfetti“, Dio è accanto a chi sa entrare in crisi e vuole confrontarsi con esse. Del resto, secondo l’ottica della vera fede cristiana, il Santo Padre specifica che: “Le crisi non sono peccato ma sono cammino“.
Il “cammino” delle crisi
In una piazza San Pietro gremita di gente Papa Francesco parla dell’importanza di saper accettare i propri dubbi: “Il Signore non cerca cristiani che non dubitano mai – ricorda il Pontefice – che ostentano sempre una fede sicura. Quando un cristiano è così non va bene“. “L’avventura di un cristiano – prosegue il Santo Padre – è fatta di luci ed ombre“, non ci potrebbe essere vera fede altrimenti. Una vera fede, infatti, è fatta di gioie, di soddisfazioni, ma anche di smarrimento e, a volte, qualche oscurità che grazie a Gesù possono essere superate. Il Papa non si stanca di ricordare: “È meglio una fede imperfetta ma umile, che sempre ritorna a Gesù, di una fede forte ma presuntuosa, che rende orgogliosi e arroganti“.
Gesù non si arrende mai, non si spaventa delle crisi, delle debolezze; “Egli ritorna sempre. Quando le porte sono chiuse, torna! Quando dubitiamo, torna! E quando, come Tommaso, abbiamo bisogno di toccarlo più da vicino Gesù torna“. Il Santo Padre vuole ricordare come la fede si fondi sull’amore, sulle piaghe di Cristo nate dal suo amore per tutti; e da questo Papa Francesco chiede di rispettare le piaghe di tutti. Il Signore non torna con gesti potenti, ma con le sue piaghe; le stesse che fece toccare a San Tommaso: “Segni del suo amore che ha sposato le nostre fragilità“.
Papa Francesco e la pace in Ucraina
Dopo la preghiera del Regina Coeli il Santo Padre si concentra sulla seconda parte della sua riflessione che precede i saluti finali. Ricordando la Pasqua del calendario Giuliano che si celebra ad una settimana di distanza dalla Pasqua secondo il calendario Gregoriano, Papa Francesco ripete: “Cristo è Risorto, è risorto veramente – e prosegue – sia Lui a donare la pace oltraggiata dalla barbarie della guerra“, tornando ancora una volta a parlare della guerra in Ucraina. Oggi, (24 aprile) come sottolinea il Pontefice, ricorrono due mesi esatti dallo scoppio del conflitto nell’Est d’Europa; di una guerra che “anziché fermarsi si è inasprita” afferma con dolore il Papa.
“È triste che in questi giorni che sono i più santi e solenni per tutti i cristiani si senta più il fragore mortale delle armi, anziché il suono delle campane che annunciano la Resurrezione. Ed è triste che le armi stiano sempre più prendendo il posto della parola“. E da questa dura e sofferta riflessione il Santo Padre rinnova il suo appello ad una tregua pasquale: “Segno minimo e tangibile di una volontà di pace“. Il Pontefice chiede accoratamente che cessi l’attacco, che si vada incontro ad una popolazione stremata che chiede la pace; “Pace a voi” sono, infatti, le parole del Risorto. Il Papa chiede, infine, a tutti di avere il coraggio di manifestare, di ‘urlare’ che la pace è possibile; “I leader politici – conclude Francesco – ascoltino per favore la voce della gente che vuole la pace e non l’escalation del conflitto“.
Давайте позволим победить себя миру Христову! Мир – возможен, мир – необходим, мир – это главная ответственность каждого! #Мир pic.twitter.com/kt8h6wRKgh
— Pope Francis (@Pontifex) April 17, 2022
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