Molti italiani tornano in piazza lunedì 25 aprile per celebrare il 77° anniversario della Festa della Liberazione dal nazifascismo nel 1945.
Dopo due anni di eventi contingentati a causa della pandemia da Covid, l’Italia si ‘riprende’ il 25 aprile e la Festa della Liberazione. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona d’alloro sulla tomba del Milite ignoto all’Altare della Patria. Le Frecce tricolori hanno sorvolato la Capitale. Si attendono presenze massicce in molte città.
#25Aprile, il Presidente #Mattarella 🇮🇹 all’Altare della Patria depone una corona di alloro sulla tomba del Milite Ignoto pic.twitter.com/M9OYdIeSZe
— Quirinale (@Quirinale) April 25, 2022
La Liberazione e l’Ucraina
Tutto ciò sebbene l’ombra lunga della guerra in Ucraina divida gli animi. A Torino 8 targhe che indicano corso Unione Sovietica sono state danneggiate nella notte, probabile atto dimostrativo contro l’invasione dell’Ucraina alla vigilia del 25 aprile. A Genova i 71 componenti del Coro nazionale popolare ucraino G. Veryovka si esibiranno in un concerto al Teatro Lirico Carlo Felice.
Milano, chi parlerà dal palco
Oggi a Milano, per la Liberazione, ci sarà la tradizionale manifestazione nazionale dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia. Il suo presidente Gianfranco Pagliarulo – tacciato di posizioni filo-russe e critico sull’invio di armi a Kiev – ha ribadito la “condanna senza se e senza ma dell’invasione da parte dell’esercito di Putin e il riconoscimento della legittima resistenza ucraina“. A Milano il corteo si muoverà alle 14 partirà da Porta Venezia per raggiungere piazza Duomo. Presenti, tra gli altri, oltre a Pagliarulo, il sindaco, Giuseppe Sala, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, e la Brigata Ebraica. Dal palco parleranno anche due donne ucraine: Tetyana Bandelyuk, che vive da tempo in Italia, e Iryna Yarmolenko, profuga e consigliere comunale di Bucha, città divenuta simbolo degli eccidi di civili da parte dei russi.
La Liberazione a Roma
A Roma, però, le associazioni partigiane che non aderiscono all’Anpi hanno svolto una propria iniziativa alternativa. Lo slogan? “Celebrare la Liberazione è schierarsi con la resistenza di Kiev“. A Roma l’Anpi ha sfilato dalle 10 tra Largo Bompiani e Porta san Paolo, luogo simbolo della Resistenza romana. Altre associazioni di partigiani Fiap, Anpc, Fivl, Aned, Anfim e di Ucraini in Italia, con l’adesione di +Europa e Azione, hanno invece indetto alle 9.30 una manifestazione in Piazza di Torre Argentina per celebrare “la resistenza di allora e quella ucraina di oggi“. Ci sarà anche la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello.
Alle 10.30 i vertici della Comunità si sono recati in visita a Via Tasso, dove avevano sede le SS naziste e la Gestapo, il carcere e le camere di tortura. E in cui furono reclusi 2mila antifascisti. Oggi c’è il Museo della Liberazione. Presente anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Doppio evento del Partito Radicale: alle 11 manifestazione “Grazie Usa per averci liberato dal fascismo. Libertà per l’Ucraina e per il popolo russo” vicino all’Ambasciata americana in Italia, in Piazza Barberini. Alle 16 “Una Repubblica fondata…sul codice penale fascista” in piazza dei Santi Apostoli per il superamento del Codice Rocco. Mentre i Radicali Italiani dalle 10.30, presso la sede di via Angelo Bargoni, hanno organizzato il convegno “Un 25 aprile anche per l’Ucraina“.
L’Anpi nella bufera
La Festa della Liberazione coglie l’Associazione nazionale partigiani nel pieno di una bufera politica. “Nessuno – ha detto il presidente dell’Anpi, intervenendo al congresso di Articolo Uno – sa dove porterà la vicenda dell’Ucraina. Ma in questo vuoto che riempiremo giorno per giorno è già chiaro il tentativo di delegittimazione dell’Associazione: ‘siete putiniani, anzi Pagliarulo è putiniano, sciogliamo l’Anpi’. Noi non rispondiamo. Ma una cosa vorrei che fosse chiara, a nessuna condizione l’Anpi diventerà subalterna, non perderà la sua autonomia da partiti e editori. E tantomeno perderà la sua fisionomia, un’associazione larga, plurale, aperta a tutti gli antifascisti“.
La realtà del 25 Aprile in Italia
In Italia una buona parte del Paese non ha mai digerito la liberazione dal nazifascismo, considerando “divisiva” la festa del 25 Aprile. Con la guerra fascista a fianco di Hitler, la ribellione alla dittatura di Mussolini e la Resistenza, su cui si fonda la Costituzione e la Repubblica – molti italiani si divisero, persino le famiglie al loro interno. La Repubblica sociale italiana fascista (Rsi) cercò di sottomettere il Paese, mentre gli alleati angloamericani risalivano l’Italia da Sud a Nord.
E quella fra i ‘repubblichini‘ e i partigiani fu anche una guerra civile fra italiani su fronti contrapposti. Se avessero prevalso i fascisti l’Italia sarebbe divenuta una colonia subordinata alla Germania hitleriana, come era fissato nei patti. Abolita la monarchia e nata la Repubblica democratica, malgrado il reato di apologia di fascismo e la Costituzione “più bella del mondo“, vaste simpatie fasciste non sono mai morte in Italia. Si sono in parte espresse nella militanza e nel voto al Movimento sociale italiano-Destra nazionale; si sono trasformate, camuffate. Nei loro aspetti più ignobili si sono manifestate nell’azione dei servizi segreti deviati, civili e militari, fino a tempi recenti. Così come nel terrorismo ‘nero’ degli Anni Settanta. Ma ancor prima nel tentato colpo di Stato del 1970 dell’ex gerarca fascista Junio Valerio Borghese.
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