Oggi 116 anni fa, nasceva uno dei più importanti pionieri dell’industria italiana. Il suo nome era Enrico Mattei. Eroe della resistenza, fondatore dell’Eni, ha svolto un ruolo chiave per il boom economico degli Anni ’60 nel nostro Paese.

Democristiano, ma dall’animo partigiano ha lottato contro vecchi monopoli privati e interessi filo-americani, per inseguire l’indipendenza energetica del nostro Paese. Mattei sognava un mercato energetico più equo, che fosse lontano da quella mentalità post-coloniale perseguita sino ad allora dai colossi energetici appartenenti al cartello delle cosiddette Sette Sorelle. Ai paesi del Terzo mondo Mattei offriva formazione e condivisione dei benefici, trattandoli sempre alla pari proprio perché proprio lui per primo incarnava l’outsider di un mercato in cui gli USA la facevano da padroni. Morto tragicamente in un incidente aereo nel 1962, attorno alla sua scomparsa restano ancora molti misteri.

La sua vita e la sua genialità sono un esempio di grande coraggio e determinazione per il nostro Made in Italy che oggi più che mai ha bisogno di ripartire. E anche un esempio per la politica energetica nostrana attanagliata dalla guerra in Ucraina. Che cosa ci ha insegnato la vita di Mattei? 

Mattei: l’AGIP e gli anni del secondo dopo-guerra 

Mattei nasce nel 1906 ad Acqualagna, nelle Marche, in una famiglia modesta. Il padre è un brigadiere dell’Arma dei Carabinieri e sua madre una casalinga. Enrico si trasferisce a Milano nel 1928 dove diventa imprenditore di vernici. Con lo scoppio della guerra però nel 1944 entra a far parte della Resistenza occupando nel CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) il posto di rappresentante nel comando militare per la Democrazia Cristiana. Finisce prigioniero dei fascisti, ma poi riesce a scappare, e una volta terminato il conflitto mondiale gli viene concesso l’onore di marciare in prima fila nel corteo per la Liberazione di Milano. Siamo nel 1945 e bisogna ricostruire l’Italia dalle ceneri della guerra. Mattei viene nominato commissario speciale all’Agip.

L’Azienda Generale Italiana Petroli allora è una piccola azienda statale fondata nel 1926, in pieno ventennio fascista con lo scopo di cercare e commerciare il petrolio. L’azienda non aveva mai avuto molta fortuna nella sua ricerca, neppure nel periodo coloniale in Libia, cosicché a Mattei sarebbe convenuto molto semplicemente liquidarla.

L’Agip: dal metano al petrolio

Ma Enrico insegue il sogno dell’indipendenza energetica dell’Italia e prima di cedere l’unica azienda statale nel settore petrolifero cerca di indagare e di ripercorrere i passi del proprio predecessore. Va a Caviaga, provincia di Lodi, dove secondo i fascicoli era stato trovato nel ’44 del metano. Scopre che nessuno finita la guerra aveva mai provato a farlo ripartire. Perché? Ebbene la possibilità della concorrenza di un colosso statale nel settore non era visto di buon occhio. Primo fra tutti dagli Americani che perseguivano l’interesse di possedere loro il primato mondiale nello scambio del greggio. Inoltre aziende private italiane come l’Edison e la Montecatini avrebbero visto così indebolirsi il proprio monopolio. Il presidente della Edison offre così a Mattei una cifra esorbitante per tutte le vecchie attrezzature dell’Agip. Mattei però ne intuisce il paradosso e rifiuta. Dopo un’anno nel 1946 dal pozzo di Caviaga si estrae il metano.  

Mattei fonda l’Eni

Per trasportarlo in tempi brevi e a costi ragionevoli nelle case degli italiani, Mattei, consapevole dei tempi della burocrazia italiana, fa scavare viadotti durante la notte. Le Sette Sorelle a questo punto temono l’espansionismo di Mattei e cercano di stroncarne sul nascere ogni possibile iniziativa di sviluppo dell’impresa. Attraverso pressioni politiche nel ’47 riescono a spodestarlo dalla vicepresidenza dell’Agip. Enrico però non molla e per rinforzare la propria posizione scende nell’agone politico fino ad incontrare De Gasperi stesso. Con la vittoria alle elezioni della DC nel ’48 ritorna alla vicepresidenza dell’Agip e nello stesso anno trova a Cortemaggiore il petrolio. Una quantità di pochi ettolitri, ma che bastano per rendere l’evento un successo mediatico che varrà all’Agip la decisone del Parlamento di riservare allo Stato le ricerche nel sottosuolo della Val Padana. Nel 1952 Mattei fonda l’Eni, l’Ente Nazionale Idrocarburi, e cambia così la vita degli italiani, abbassando il prezzo della benzina e mettendo in crisi la Edison e la Montecatini. 

La concorrenza dell’Eni al cartello delle Sette Sorelle

A questo punto Mattei è alla ricerca di nuove risorse per un Italia ormai in corsa e in pieno boom economico. Nel ’59 propone ad una delle Sette Sorelle, la società olandese Shell, di aprire una raffineria in Tunisia. La società però rifiuta l’affare del dirigente italiano che a questo punto guarda alle nuove possibilità nel Mediterraneo da solo. La sua visione di un mercato energetico più equo che non spodestasse i paesi del terzo mondo delle proprie risorse, ma che li rendesse allo stesso tempo partecipi dello sviluppo tecnologico inizia ad avere successo in Medioriente. Nel 1960 nasce il cartello dell’OPEC. Paesi come Venezuela, Iraq, Iran, Kuwait e Arabia Saudita iniziano ad abbracciare la sua visione a dispetto dello strapotere delle potenze euro-atlantiche. Nello stesso anno dopo aver ottenuto dall’URSS una quantità di greggio esorbitante ad un prezzo scontato viene accusato dal New York Times di filo-sovietismo. Gli americani ora vedono in lui un pericolo per gli equilibri politici della Guerra Fredda. 

L’Italia di Mattei e l’alternativa forte e indipendente nell’Euro-Mediterraneo 

Mattei muore nel 1962 a bordo del suo aereo. L’inchiesta si chiude “nell’impossibilità di accertare le cause dell’incidente”. Ma appare fin da subito che non si tratti di un incidente. L’ipotesi è che qualcuno abbia nascosto nel cruscotto dell’esplosivo progettato per azionarsi all’attivazione del carrello. Senza alcun dubbio un uomo scomodo per molti. Era riuscito ad arrivare e a trattare in tutti quei paesi dove le Sette Sorelle si imponevano con la sola “arroganza dei potenti” come la chiamava lo stesso Mattei. Il suo coraggio e la sua intuizione politica di un’Italia forte ed indipendente nella realtà Euro-mediterranea lo rendono tutt’ora uno dei più importanti pionieri della Prima Repubblica. Comprendeva bene come l’indipendenza energetica significasse poi indipendenza economica e quindi maggiore autonomia e peso politico per il nostro Paese.

Enrico Mattei e Gamal Abd el-Nasser, Presidente dell’Egitto dal 1956 al 1970

L’Italia per Mattei non doveva avere niente da invidiare alle altre potenze europee, né tantomeno alla superpotenza americana. L’Atlantismo non doveva tradursi nella totale obbedienza degli stati e in un immobilismo politico nelle proprie aree di interesse. Gli italiani per Mattei, proprio perché reduci da un passato recente che li aveva visti per secoli poveri e migranti, avevano il potenziale di conquistare più di tutti i cuori dei territori più ostili. Di fatto la linea politica della Seconda e della Terza Repubblica è stata privatizzare e di vendere le proprietà statali, anche i fiori all’occhiello del Made in Italy al migliore offerente. Mattei al contrario credeva nella possibilità di esportarlo fino ai confini del mondo. Ha lottato per difenderlo fino alla fine, un dirigente pubblico, visionario, coraggioso e profondamente orgoglioso di essere italiano.    

LEGGI ANCHE: Tennis, “Una squadra”: il racconto dell’epopea della Davis italiana