Il rapporto fra l’Italia, la produzione e il commercio di armi e le guerre nel mondo ha sempre diviso il nostro Paese. Il nuovo decreto interministeriale con il quale il Governo Draghi invierà altre armi all’Ucraina è secretato. Un mese fa la relazione dell’esecutivo al Parlamento sull’export dei nostri armamenti in tutto il pianeta ha mostrato un incremento del giro di affari.
In base alla legge 9 luglio 1990 n° 185 il Governo italiano deve presentare ogni anno al Parlamento la “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito di materiali di armamento“. Si tratta di un corposo atto, di circa 2mila pagine, apparso sul sito web della Camera dei deputati, datato 5 aprile 2022, e riguardante il 2021. La legge 185 del 1990 vieta la vendita di armi a paesi belligeranti. Ma molti armamenti nostrani vanno proprio a paesi impegnati in conflitti.
Affari per 5 miliardi con 92 paesi
L’Italia è un grande produttore ed esportatore di armamenti, molto più di quanti ne importi. Lo scorso anno le aziende del nostro Paese hanno esportato armi per 4,6 miliardi di euro, in lieve aumento rispetto al 2020. Fra esportazioni e importazioni, il giro d’affari arriva a 5,3 miliardi, in aumento del +10,7% rispetto al 2020. Le importazioni di armi in Italia si sono assestate a ‘soli’ 679 milioni di euro. Le armi di fabbricazione italiana hanno raggiunto 92 paesi del mondo.
Qatar, il cliente migliore
Il cliente più prodigo in spese è il Qatar, l’emirato a monarchia assoluta della piccola penisola arabica, ricca di petrolio e metano, che si affaccia sul Golfo Persico. Il paese che ospiterà a breve i Mondiali di Calcio 2022. Nel 2021 Doha ha comprato armi dagli italiani per 813,5 milioni di euro. E ha scalzato dal primo posto in classifica, come miglior cliente, l’Egitto del dittatore Al-Sisi, crollato in 18ª posizione: da acquisti per 992,2 milioni di euro (2020) ad ‘appena’ 35 milioni. Come è noto, il Governo italiano sta rafforzando i rapporti col Qatar perché contribuisca a sostituire le forniture russe di gas e petrolio al nostro Paese.
Fino al 2017 il Qatar faceva parte della coalizione guidata dall’Arabia Saudita nella guerra contro lo Yemen. La Nazioni Unite, ricorda su strisciarossa.it l’ex assessore alla Cultura del Comune di Firenze, Simone Siliani, hanno definito il conflitto in Yemen come il più grande disastro umanitario contemporaneo. L’Arabia Saudita (che nello Yemen continua a fare guerra) ha ricevuto 47,2 milioni di euro in armi italiane nel 2021.
Armi, classifica acquirenti 2021
Nella classifica delle esportazioni di armi italiane nel mondo nel 2021, al Qatar seguono Stati Uniti (762 milioni di euro), Francia (305 milioni), Germania (262 milioni), Pakistan (203 milioni). Quest’ultimo è il paese che più di altri sostiene il regime dei talebani nel vicino Afghanistan. E che è in conflitto – una cosiddetta ‘guerra a bassa intensità’ – con l’India, la quale da parte sua ha acquistato dall’Italia, nel 2021, armi per 60,1 milioni di euro. In Africa la Nigeria è fra gli Stati che comprano più armi nostrane (per 21,6 milioni), nel Mediterraneo sono arrivate anche a Cipro per 30,3 milioni di euro. Alla Turchia del dittatore Erdogan ne sono giunte per 41,5 milioni di euro.
Armi all’Ucraina, quali sono
A seguito del vertice di 40 paesi alleati degli Stati Uniti – NATO e non solo – dello scorso 26 aprile nella base militare americana di Ramstein, in Germania, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, aveva annunciato un secondo provvedimento pro-Ucraina. Il Governo invierà, cioè, nuovi armamenti a Kiev in guerra contro la Russia. Probabilmente si tratterà, ha anticipato l’Ansa, di missili spalleggiabili Stinger e Milan, mortai anticarro, mitragliatrici pesanti e leggere, giubbotti antiproiettile, razioni K e proiettili in quantità. Guerini aveva riferito il contenuto del decreto al Copasir (Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti) il 28 aprile. Il presidente dello stesso Copasir, Adolfo Urso, aveva detto che: “la lista (delle armi, n.d.r.) è stata secretata per non mettere a rischio il nostro Paese. E non informare colui che sta aggredendo il popolo ucraino“.
“Parlamento ignorato“
Il 3 maggio il Codacons ha notificato un ricorso, svelato nei dettagli da Adnkronos, ai ministeri della Difesa, Esteri dell’Economia, chiedendo la sospensione del decreto sugli equipaggiamenti militari da inviare in Ucraina. Motivo? L’autorizzazione alla cessione di armi all’Ucraina sarebbe avvenuta “in assenza del previo atto di indirizzo delle Camere. L’art. 2 bis del D.L. n. 14 del 2022 prevedeva infatti la cessione di tali mezzi militari in favore delle autorità ucraine previo atto di indirizzo delle Camere“. Tale atto di indirizzo, sottolinea il Codacons, “non risulta neanche menzionato nel preambolo del decreto“.
“Segretezza armi immotivata“
Il Codacons evidenzia poi un altro aspetto, quello della “classificazione“, ovvero della secretazione del decreto sulle armi a Kiev. “Atteso che non vi è stata nel territorio nazionale alcuna deliberazione dello stato di guerra così come previsto dall’ art. 78 della Costituzione, non è consentita la classificazione ovvero la secretazione di un documento che dovrebbe contenere una mera elencazione dei mezzi e dei materiali di mera difesa ceduti all’Ucraina“.
“Italia in guerra a sua insaputa“
“Pertanto – sostiene il Codacons – dalla secretazione del suddetto allegato non solo si deduce che non si tratta di un elenco di equipaggiamenti meramente difensivi, che altrimenti non avrebbe motivo di essere coperto da segreto. Ma anche che l’Italia si trova in uno stato di guerra non formalmente deliberato con conseguente violazione dell’art. 78 della Costituzione e dei principi di trasparenza“. In questa maniera “l’Italia si è esposta a tutti gli effetti nei confronti di rappresaglie da parte delle armate russe.” Insomma, a seguito del reiterato invio di armi all’Ucraina in guerra, per l’associazione dei consumatori l’Italia si troverebbe, di fatto, “in un conflitto internazionale non deliberato dall’organo politico che esprime la sovranità popolare (il Parlamento, n.d.r.)”. E per di più “in totale violazione dei precetti costituzionali a tutela della pace e delle procedure per giungere solo in extrema ratio, ovvero solo ai fini meramente difensivi, in uno stato di guerra.”
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