Sigmund Freud è considerato, a titolo, il fondatore della disciplina più antica della psicologia: la psicoanalisi. Neurologo, pensatore e filosofo, introdusse nuovi modi di pensare e insieme ad essi nuovi modi di studiare e ‘interpretare’ quello che gli esseri umani pensano.

Nato il 6 maggio del 1856, Sigmund Schlomo Freud, è considerato ancora oggi uno dei pilastri portanti della psicologia. Attraverso i suoi studi, infatti, elaborò le teorie scientifiche e filosofiche che diedero vita alla disciplina più antica della psicologia: la psicoanalisi.

La relazione tra inconscio e pensieri, azioni e interazioni è alla base della sua ricerca; uno studio profondo e minuzioso che dalle strutture fisiche della mente, e dell’organismo in generale, fanno scaturire un legame con la zona più nascosta di ogni essere umano: l’inconscio appunto. Considerato uno degli scienziati più importanti vissuti tra l’Ottocento e il Novecento, le teorie di Freud troveranno conferma (seppur parziale), decenni dopo, nella neurologia e nella psichiatria in parte.

Freud e l’ipnosi

Sigmund Freud nasce in una famiglia di origini ebraiche; l’antisemitismo trovato a Vienna, gli fa proseguire gli studi con qualche difficoltà. Ma tuttavia, gli ostacoli non gli impediscono di laurearsi in medicina nel 1881. Iniziò la sua carriera occupandosi prima di ricerca; ma deluso dai progressi lenti, decise di dedicarsi alla cura diretta dei pazienti. Prese ad occuparsi delle persone affette da disturbi neurologici presso l’Ospedale Generale di Vienna. Si dedicò presto a studi approfonditi, osservando anche gli effetti della cocaina da cui nacque uno dei suoi primi saggi Dipendenza e paura da cocaina. Grazie agli studi accademici, ricevette la cattedra di professore ordinario presso l’Università di Vienna e lì si dedicò allo studio dell’ipnosi.

Fu in quegli anni che Freud aprì il suo primo studio privato dove applicava le terapie che aveva elaborato per trattare le patologie del sistema nervoso. L’incontro con il fisiologo Josef Breuer fu per Sigmund Freud uno spunto per concentrarsi sull’ipnosi e il ruolo dei ricordi traumatici nella psiche; in quel momento il neurologo iniziò ad elaborare le prime teorie rispetto all’influenza delle esperienze passate sulle azioni presenti. Questi studi segnarono un mutato interesse per Freud, che dall’ipnosi decise di passare all’analisi dei sogni.

L’analisi dei sogni

I sogni ci rammentano continuamente cose a cui abbiamo cessato di pensare e che da lungo tempo hanno perso importanza per noi“; così Freud descrive, in una delle sue affermazioni più celebri, il valore attribuito ai sogni. Ed è proprio dalla dimensione onirica che nascono le teorie freudiane che daranno vita alla psicoanalisi. Mondo tanto affascinate, quanto imperscrutabile avvolte; ed è su questo aspetto che si concentra la ricerca del grande neurologo. Freud parlò della prima volta di psicoanalisi nel 1896 e nel 1909 fu invitato a parlare dei suoi metodi negli USA.

Diversi furono i detrattori che consideravano le sue teorie focalizzate esternamente sul sesso e la perversione. Ma la storia ci insegna che, nonostante tutto, il pensiero di Sigmund Freud segnò delle basi talmente solide che portano i suoi frutti anche nella psicologia più moderna. Benché altre correnti, come la scuola comportamentale, rifiutano (ancora oggi) gli studi di Freud, esistono scuole di pensiero che si fondano, invece, sulle teorie freudiane. Il grande merito di Sigmund Freud fu quello di definire in maniera più ampia e approfondita il concetto di inconscio; l’idea che l’uomo, in realtà, non abbia completo controllo razionale su sé stesso e la sua relazione con il mondo.

La dimensione dell’inconscio

Secondo le teorie freudiane, dunque, i comportamenti e i pensieri, non dipendono dalla dimensione cosciente, ma dalla parte più nascosta e, talvolta, inconsapevole. Impossibile riassumere in poche parole il lavoro e la corposità delle teorie di Freud; tuttavia potremmo dire che nella psicoanalisi si ritiene che i fenomeni della psiche siano il risultato di un conflitto tra forze in contrasto tra loro; queste portano ad escludere le esperienze dolorose che confluiscono, appunto, in un campo separato dalla psiche: l’inconscio. È lì, secondo Freud, che risiede un forte impulso alla vita reale.

Un uomo come me non può vivere senza una mania, una passione divorante o, per dirla con Schiller, senza un tiranno. Io ho trovato il mio tiranno e, per servirlo, non conosco limiti. È la psicologia“; così diceva il grande filoso e neurologo che alla psicologia dedicò tutta la sua vita. Morì il 23 settembre del 1939 a Londra, dove si era recato in esilio volontario, dopo che il regime nazista aveva iniziato a vessare la sua famiglia; ma il suo patrimonio, che i nazisti avevano messo al bando, è oggi uno delle basi più studiate e stimate dai psicologici e filosi del mondo.